*INTERVISTE: LIBERAZIONE, STRAGE DI PORZUS. PARLA LO STORICO LUBRANO*
Data: Venerdì, 10 novembre @ 09:23:35 CET
Argomento: Cittadini e Giustizia




PORZUS
O CON L’ITALIA O CON STALIN-TOGLIATTI-TITO

Giovanna Canzano
dialoga
con Giovanni Lubrano di Scorpaniello
9 novembre 2006

Nell’ampio dibattito sviluppatosi di recente sui temi della liberazione, riteniamo utile approfondire con lo storico Giovanni Lubrano di Scorpaniello uno degli eventi più drammatici che è rappresentato dalla strage operata il 7 febbraio 1945 e giorni successivi a Porzus da partigiani comunisti filo titini, dove, furono sterminati i partigiani ‘bianchi’ della brigata Osoppo e, sull’episodio, in questi ultimi 60 anni e sceso un sapiente e mirato silenzio.

CANZANO: Dottor Lubrano, vogliamo parlare di Porzus?

LUBRANO. Uffa! Lei mi fa sempre ricordare tragici fatti di sangue.

CANZANO. Scusi, ma la Resistenza fu anche guerra tra partigiani, e il loro sangue scorse a fiumi.

LUBRANO. Lei esagera un po’, ma mica poi tanto. Porzus è il classico caso di sterminio di partigiani ‘Bianchi’ della brigata ‘Osoppo’ da parte dei partigiani ‘rossi’ della brigata ‘Garibaldi Natisone’. Non fu il primo: basti ricordare che lo scoppio della bomba in via Rasella servì anche, se non soprattutto, ai comunisti del Gap di Roma, il cui capo politico era Giorgio Amendola, per eliminare un bel po’ di militanti di ‘Bandiera Rossa’, la più importante formazione partigiana romana. E questo avvenne tramite le famose ‘liste’ di condannati che servirono alla strage delle Fosse Ardeatine.

CANZANO. Ma a via Rasella morirono 33 soldati tedeschi…

LUBRANO. Su via Rasella torneremo. Le dico che, da subito, ai 33 del battaglione ‘Bozen Polizei’ si devono aggiungere almeno cinque civili romani tra cui il bimbo Piero Zuccheretti, tagliato a metà dall’esplosione. I militari tedeschi morti dopo per le ferite portarono il numero dei loro caduti a 42. Più i civili italiani.

CANZANO. Perché questa lotta fratricida tra partigiani? Non avevano in comune l’ideale della Liberazione d’Italia da nazisti e dai fascisti?

LUBRANO. Sulla carta si, ma furono i comunisti che vollero imporre l’egemonia del PCI/PCUS/GAP su tutte le altre forme di resistenza. A guerra finita, a liberazione avvenuta grazie agli Alleati, il PCI avrebbe fatto valere in soldini politici, la posizione di primattore della Guerra Civile. Chiaro?

CANZANO. Si, torniamo al fatto di Porzus…

LUBRANO. Quando si parla di Porzus ci riferiamo ai confini orientali d’Italia, il Friuli. Sul quale si appuntavano le rapaci mire annessionistiche degli slavi di Tito, spalleggiato ‘in toto’ da Togliatti/Ercoli. Togliatti, ispirato come sempre da Stalin, aveva stretto un ‘patto d’acciaio’ con Tito. L’esercito di Tito, a guerra finita, poteva tornare utile al PCI/PCUS nel caso di determinati sommovimenti politici.

CANZANO. Per esempio?

LUBRANO. Immagini se il PCI avesse vinto le elezioni del 18 aprile 1948, se la DC per contestare i risultati del voto si fosse rivolta alla piazza e al molto debole esercito italiano che sarebbe stato presto sconfitto dal più organizzato e ottimamente armato esercito titino.

CANZANO . Tu mi dai una cosa a me e io ti do…

LUBRANO. Brava. Tito si sarebbe fatto ben pagare il favore e in cambio ottenne la promessa che Friuli Venezia Giulia e Trieste sarebbero passate in mano sua. Come, fortunatamente per poco tempo, avvenne in seguito.

CANZANO . Quali erano le forze in campo a Porzus?

LUBRANO. Non a Porzus, la malga (il pascolo estivo d’alta montagna) ove il sanguinario ‘Giacca’, al secolo Mario Toffanin sterminò gli ‘osovani’ ma in Friuli. Capo del PCI di Udine era Mario Lizzero, il partigiano ‘Andrea’; Mario Fantini, ‘Sasso’ e Giovanni Padoan, ‘Vanni’ erano il comandante e il commissario politico (tutti i ‘commissari politici’ erano piccisti) della brigata ‘Garibaldi-Mazzini’. Questa formazione, che si attivò nell’aprile del ’44 e operava tra i fiumi Natisone e Isonzo, zona del Collio, area che comprendeva diverse malghe, tra cui quella di Porzus, all’’inizio contava su di una cinquantina di uomini. Alla metà di giugno era forte di 300 elementi e mutò nome in ‘Garibaldi-Natisone’.

CANZANO. E la ‘Osoppo’?

LUBRANO. Guardi che la zona del Collio produce un vino da intenditori. Torniamo a bomba. La ‘Osoppo’, costituitasi in agosto, sempre del ’44, operava nella stessa zona della ‘Garibaldi-Mazzini’. L’iniziativa era stata presa da ufficiali monarchici tra cui emergevano il capitano degli Alpini Francesco de Gregori, nonno del noto cantante (credo, ma non vorrei sbagliare, verifichi gentile dottoressa Canzano se l’informazione sia esatta…) detto ‘Bolla’ e il tenente Alfredo Berzanti, ‘Paolo’. Tale formazione partigiana, definita ‘bianca’ solo per distinguerla dai ‘rossi’, non perché fosse filo-democristiana, poteva contare in termini di appoggio popolare, su tutti gli elementi italiani che, pur non essendo né fascisti né filotedeschi, temevano giustamente l’irrompere delle brigate titine nella zona a Est della ferrovia Gorizia-Udine-Gemona e il suo successivo inserimento in Jugoslavia. ‘Per parare questa minaccia – ha scritto Giorgio Pisanò nella sua ‘Storia della Guerra Civile in Italia’ - e non fidandosi della promessa dei capi comunisti (che erano già in combutta con Tito, tramite Togliatti, [nota dell’intervistato]) di voler difendere l’italianità del Friuli Orientale, gli ‘osovani’ si erano dati una propria organizzazione militare in concorrenza con quella del PCI’.

CANZANO. Lei cita Pisanò, un autore che ha combattuto nella Repubblica Sociale Italiana. Non le sembra di essere di parte?

LUBRANO. No, perché Pisanò è l’unico che parli diffusamente del, chiamiamolo così, ‘episodio’. Roberto Battaglia, comunista, autore di ‘Storia della Resistenza Italiana’, Einaudi 1964, dedica tre righe al ‘fatto di Porzus’. Eccole: …’Si sta preparando in questa zona, che è la più delicata e vulnerabile d’Italia, uno degli episodi più dolorosi della Resistenza, il fatto di Porzus’. Citando poi la sentenza della Corte d’Assisi di Lucca del 6 aprile 1952 (nelle note) il Battaglia evidenzia, a tutto scapito della verità storica, il passaggio in cui si afferma: ‘L’omicidio ebbe per causa non il tradimento osovano ma l’odio politico divampato dall’anticomunismo di ‘Bolla…?

CANZANO. ‘Bolla’ ucciso perché anticomunista e non perché traditore?

LUBRANO. No, perché italiano che voleva difendersi dai falsi italiani targati PCI/PCUS che, in nome della ‘fratellanza’ comunista erano pronti a svendere territorio nazionale, e abitanti, ai titini infoibatori.

CANZANO. Altri autori antifascisti?

LUBRANO. Giorgio Bocca, nella sua ‘Storia dell’Italia partigiana’, Mondatori 1995, nelle poche righe tra le pagine 468 e 469, dedicate al tema, scrive tra l’altro: ‘Gli autonomi della Osoppo hanno commesso l’imprudenza di mettere a Porzus un distaccamento comandato da un certo Bolla (Francesco de Gregori) uomo sbagliato nel posto sbagliato… Bolla è un attesista affetto da grafomania.

CANZANO. Che vuol dire?

LUBRANO. Che De Gregori informava, in due rapporti, il CLN di Udine delle ‘mene – il testo è di Bocca – slavo-comuniste!’ E qui Bocca sposa in pieno la tesi del PCI/PCUS pro infoibatori: ‘L’alleanza tra gli slavi e i garibaldini è un fatto reale, la politica internazionale impone al PCI - cioè Togliatti/Stalin/Tito, [nota dell’intervistato], - di sacrificare in parte gli interessi nazionali, volenti o nolenti i garibaldini devono piegarsi ad accettare una certa supremazia titina.’ L’accusa di attendismo-attesismo era buona, poi, per demonizzare i partigiani di altra parrocchia di non voler combattere, perché magari erano spie e, dunque, farli fuori.

CANZANO . Parole come pietre, quelle di Bocca…

LUBRANO. Senta cosa dice evocando la strage: poiché i rapporti di Bolla al CLN mettono ‘in allarme’ i rappresentanti comunisti, da essi parte l’avviso al comando della Natisone: risolvete in qualche modo la grana Bolla. ‘Bolla sarà messo a tacere con la morte’. Ascolti le contorsioni di Bocca: ‘L’ordine – di uccidere gli osovani – nota dell’intervistato – è ingiusto ma in quella condizione particolare lo di può anche capire’. Ha capito bene? I capi della ‘Osoppo’ saranno trucidati da ‘Giacca’ e soci perché avevano segnalato al CLN di Udine i pericoli derivanti dalla ingombrante e crudele presenza slava. I piccisti del CLN del capoluogo friulano ordineranno agli sgherri tipo Toffanin l’esecuzione e la mattanza, iniziata nel pomeriggio del 7 febbraio 1945, continuò anche nei giorni successivi e gli osovani, sfuggiti al massacro del giorno sette, furono quasi tutti uccisi.

CANZANO . Chi altro si è occupato della ‘faccenda’?

LUBRANO. Nella monumentale ‘Storia della Resistenza’ di Pietro Secchia e Filippo Frassati - Editori Riuniti - casa editrice ufficiale del PCI 1965, non una riga viene scritta sull’argomento. Più interessante, ma è pressoché introvabile, il libro di memorie di uno dei protagonisti, uno dei carnefici, quel Giovanni Padoan detto ‘Vanni’ che abbiamo incontrato all’’inizio della nostra conversazione. In ‘Abbiamo lottato insieme’, Del Bianco, Udine 1965, egli racconta, a modo suo come si verificò, e perché, la strage di Porzus con i nomi degli uccisi. Naturalmente molto falsando le circostanze. Però è testo ‘dal di dentro’.

CANZANO . Quando parleremo di via Rasella?

LUBRANO. Adesso le offrirò un caffè. La prossima volta. In conclusione le dirò che è stato fatto sparire dalla circolazione l’unico film dedicato alla strage: si chiama ‘Porzus’, è del 1997 e la regia è di Renzo Martinelli, intelligente uomo di sinistra. Anche lui, ben prima di Pansa, è entrato nell’orbita dei ‘social-revisionisti che infangano la Resistenza’. Quando vuole glielo faccio vedere.

LEGGENDA:
PCI: Partito Comunista Italiano.
PCUS: Partito Comunista Unione Sovietica.
CLN: Comitato di Liberazione Nazionale.
GAP: Gruppo Azione Patriottica.

giovanna.canzano@email.it
338.3275925






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