Parlamentari casertani di entrambi gli schieramenti politici si sono confrontati oggi sulla proposta del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, di concedere il voto agli immigrati regolari per le elezioni comunali, provinciali e regionali. L'occasione è stata data dal convegno «Votare per integrarsi, integrarsi per votare» tenutosi nell'aula dell'Amministrazione provinciale di Caserta e promosso dall'assessore alla Cultura dell'Ente di corso Trieste, avvocato Nicola Garofalo. Favorevoli il presidente della Provincia Riccardo Ventre (che ha posto l'accento, moderando il convegno, sui Comuni come erogatori di servizi, peraltro finanziati anche da persone straniere che pagano regolarmente le tasse); il senatore Luigi Compagna ed il portavoce nazionale di An Mario Landolfi (che ha presieduto il simposio). Favorevoli con «riserva» il senatore Gaetano Pascarella e il deputato Alessandro De Franciscis per i quali la proposta va corretta in alcune parti. Questi ultimi, in particolare, hanno messo in evidenza i vuoti delle recenti manovre finanziarie e la scarsa presenza dell'Italia nella cooperazione internazionale tesa al miglioramento della vita in quei Paesi da dove partono i massicci flussi migratori. Particolarmete apprezzato l'intervento dell'assessore alla Cultura Nicola Garofalo promotre del convegno. La sua, una voce fuori dal coro. «Occorre essere cauti – ha detto Garofalo – il diritto di voto è stato tradizionalemente sempre inteso come manifestazione di appartenenza ad una comunità. L'unica via percorribile è quella dettata dalla Costituzione che in tal senso non va modificata. Slegare il voto dalla cittadinanza significherebbe istituire una sorta di mezza cittadinanza». L'intervento dell'assessore Garofalo è proseguito con una vasta panoramica di come anche altri Stati intervengono sul fenomeno dell'immigrazione. «Ma – ha aggiunto Garofalo – dobbiamo anche ricordare una contraddizione tutta italiana. Mentre ci accingiamo a concedere il diritto di voto amministrativo agli extracomunitari, dimentichiamo che in Alto Adige ancora è negato il voto agli italiani che vi risiedono da meno di 4 anni…».
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