CAMORRA: DA VITTIMA DEL PIZZO A PRESIDENTE DELL'ANTIRACKET
Data: Martedì, 03 ottobre @ 14:45:40 CEST
Argomento: Cronaca




SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) - (dal Corriere del Mezzogiorno del 3 ottobre 2006) -

La sua era stata una testimonianza lunga e drammatica, durata circa quattro ore, durante la quale il commerciante-coraggio sammaritano Pietro Russo, titolare della «Hardflex», azienda produttrice di materassi, aveva raccontato le vessazioni subite da alcuni esponenti del clan dei Casalesi ai quali avrebbe consegnato alcune somme di danaro tra l’agosto del 2004 e il marzo del 2005 per «stare a posto con Casale». Un imprenditore doppiamente coraggioso se si pensa che proprio un fratello, alcuni anni fa, fu arrestato per possesso di armi da guerra inizialmente ritenute nella disponibilità proprio di un clan casertano ma che la sentenza di condanna non ha accertato. Sarà proprio lui, Pietro Russo, il presidente dell’Associazione antiracket denominata «Santa Maria Capua Vetere per la legalità» che sarà presentata il prossimo 9 ottobre al Teatro Garibaldi alla presenza di Tano Grasso (presidente onorario della Federazione Italiana Antiracket); luigi Cuomo (coordinamento napoletano delle associazione antiracket); Raffaele Lauro (commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura) con la prevista presenza del sottosegretario Ettore Rosato, sottosegretario di Stato con delega alla lotta al racket e all’usura. All’apertura del dibattimento del processo che vede Pietro Russo vittima del pizzo, si era costituita parte civile proprio l’associazione che vede tano Grasso presidente onorario. Il processo è quello denominato «Future Games». (dal nome di due negozi di telefonia taglieggiati dal clan dei Casalesi) in fase di celebrazione davanti alla prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Francesco Rugarli, pm Alessandro D’Alessio). Russo, sostenuto proprio dalla presenza dei responsabili dell’associazione, aveva raccontato delle richieste estorsive dirette sia alla sua attività ma che a quella dei cognati titolari di due negozi di telefonia a Casagiove e San Tammaro.





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