CASO CORDOVA: IL PROCURATORE SI FA DIFENDERE DA UN AVVOCATO-IMPRENDITORE
Data: Mercoledì, 22 ottobre @ 20:59:42 CEST
Argomento: Giudiziaria




Il Procuratore di Napoli Agostino Cordova chiede anche i danni allo Stato per il trasferimento d’ufficio deciso dal Consiglio Superiore della Magistratura e ritenuto ingiusto dal diretto interessato e si affida ad un imprenditore che per «passione» esercita anche la professione di avvocato da appena dieci anni. Lo riferisce, in un articolo a firma di Roberto Paolo apparso ieri 21 ottobre, il quotidiano napoletano «Roma».
Il ricorso contro la delibera del Csm, riferisce la testata partenopea, depositato al Tar Lazio giovedì scorso. Porta il numero di registro 10079/2003 ed è stato affidato alla Prima sezione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio. Oltre a chiedere l’annullamento della delibera del Csm che ha disposto il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale, e a chiedere la sospensiva del provvedimento così da bloccare subito la sua partenza da Napoli, nel ricorso si richiede al Tar Lazio di pronunciarsi sul danno ingiusto patito dal Procuratore di Napoli in conseguenza di quella decisione. E, già che c’era, Cordova ha chiesto anche una somma a titolo di “cautelare provvisoria”. Una possibilità offerta dalla recente riforma della giustizia amministrativa (prima per i danni bisognava fare una distinta causa civile). Ad assistere il Procuratore nella battaglia giudiziaria appena aperta, che vede come parti resistenti sia il Csm sia il ministero della Giustizia, è lo studio legale di Nicola Simonelli, avvocato amministrativista di Teverola, in provincia di Caserta. Nel ricorso figurano i nomi sia di Simonelli sia dell’avvocato Maria Clelia Curci, che fa comunque parte dello stesso studio legale casertano. Solo omonimo dell’ex parlamentare di Alleanza nazionale Vincenzo Simonelli, anche lui di Teverola («nessuna parentela, neppure lontana», precisano dallo studio legale), Nicola Simonelli ha 53 anni e da soli 10 anni esercita la professione forense, abbinandola con quella di imprenditore. Tra oggi e domani è attesa la fissazione dell’udienza in cui il Tar dovrà esprimersi sulla sospensiva del trasferimento d’ufficio. Udienza che dovrebbe cadere nella prima settimana di novembre. Proprio negli stessi giorni potrebbero arrivare da Roma altre novità per il Procuratore: è scaduto infatti il termine posto dal Csm perché Cordova esprimesse una preferenza per la nuova sede che dovrebbe essergli assegnata a seguito del trasferimento. Ma la richiesta, come prevedibile, è andata a vuoto. Il Procuratore avrebbe replicato di non aver sedi da scegliere, semplicemente perché la procedura di incompatibilità si conclude formalmente solo dopo la pubblicazione del Decreto del Presidente della Repubblica, controfirmato dal ministro della Giustizia, con cui si dispone il trasferimento. È proprio su questa base che il Procuratore ha promosso nelle settimane scorse un’istanza al ministro Castelli e al Capo dello Stato affinché non firmino il decreto, ritenendo la delibera del Csm un mero parere non vincolante. Ma la pratica è comunque bloccata al Csm, che attende la decisione della nuova sede dove mandare Cordova prima di trasferire tutti gli atti al Guardasigilli. Ora che i termini per l’interpello sono scaduti inutilmente, la prima e la terza commissione del Csm stanno valutando il da farsi. Nel frattempo, a Napoli si sono riuniti ieri pomeriggio i nove Procuratori aggiunti: nessuna “fronda dei baroni”, come si è vociferato nei giorni scorsi in Tribunale, ma solo una riunione, a cui ne seguiranno altre a breve, per formulare una serie di proposte organizzative da sottoporre al Procuratore in vista delle prossime tabelle dell’ufficio.





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