CAMORRA, CLAN VENOSA GARANTI' ELEZIONE A CANDIDATO DS CON 50 EURO A VOTO
Data: Giovedì, 13 luglio @ 08:39:35 CEST
Argomento: Cronaca


(di Pina Bruno dal Corriere del Mezzogiorno del 13 luglio 2006)



Cinquanta euro a voto. Il clan operava in tutti i settori anche quello delle elezioni amministrative del 2005. Solo che il candidato della quercia al quale la banda aveva garantito l’appoggio non è stato eletto. È uno degli aspetti dell’indagine che ha portato in carcere diciotto persone appartenenti alla pericolosa cosca dei Venosa, vicina al clan dei casalesi, arrestate all’alba di ieri dalla squadra mobile di Frosinone, in collaborazione con quella di Caserta. I reati contestati sono: associazione a delinquere di stampo camorristico, estorsione aggravata, spaccio di sostanze stupefacenti, truffa, illecita duplicazione e vendita di prodotti musicali. Nell’inchiesta sono finiti anche duemilitari delle fiamme gialle, all’epoca dei fatti in servizio nella Compagnia di Aversa, per un episodio di corruzione relativo a un controllo effettuato in un negozio controllato dai Venosa. I finanzieri, ora agli arresti domiciliari, non avrebbero messo a verbale l’esistenza, all’interno del negozio, di cd musicali contraffatti e destinati alla vendita. In cambio, avrebbero ricevuto in regalo costosi telefonini. Questo episodio testimonia come i clan che operano nel casertano assumano nei confronti delle istituzioni, atteggiamenti di sfacciata «apertura», e non di muro contro muro, finalizzati alla corruzione. L’organizzazione si è resa responsabile anche di voto di scambio. La cosca, infatti, si era adoperata, nelle elezioni provinciali del 2005, per sostenere un politico candidato nelle liste Ds, ma che nonostante l’impegno della banda non è stato eletto. Cinquanta euro per ogni voto: questa la cifra pagata al clan. Per il candidato nessuna misura cautelare. Almeno fino ad oggi. L’indagine— basata su intercettazioni telefoniche, pedinamenti, e qualche deposizione rilasciata dalle vittime del racket — si era concentrata all’inizio sul capo clan Luigi Venosa che, dopo essere stato colpito da un divieto di dimora in Campania, aveva spostato l’epicentro dei suoi affari illeciti, da San Cipriano d’Aversa a Cassino. Del resto, negli ultimi dieci anni il gruppo dei casalesi ha esteso i suoi tentacoli in tutto il basso Lazio, stringendo nella morsa del ricatto commercianti e imprenditori, con un accanimento particolare verso coloro che operano nel redditizio settore agro alimentare. Il mercato ortofrutticolo di Fondi, ad esempio, è considerato addirittura un crocevia dei gruppi criminali casertani. Dopo il divieto di espulsione, Venosa fu arrestato nel luglio 2005 a Cassino, perché responsabile di estorsioni. Da ulteriori indagini, è poi emerso che Luigi Venosa ha continuato i suoi sporchi affari dal carcere, dove è recluso tuttora, affidando la guida al nipote Raffaele Venosa. «Nel giro di pochi anni — ha spiegato Olimpia Abbate, capo della Squadra mobile di Caserta —il clan aveva messo in piedi una struttura oramai manageriale.Oltre alle estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti, spesso costretti a emigrare, il clan aveva scoperto anche il settore della pirateria musicale e quello della distribuzione di caffè, sempre, ovviamente, aggirando le regole». RaffaeleVenosa gestiva i suoi affari da Cassino, così come lo zio gli aveva chiesto.E quest’ultimo, nonostante fosse in regime carcerario duro, continuava a dettare ordini attraverso un frasario in codice. Alla fine, il boss con il pallino dell’imprenditoria, è stato sbattuto in galera con il nipote e altri 16 affiliati. Altre tre inquisiti risultano irreperibili. Gli arrestati dovranno rispondere anche di porto illegale d’armi: durante il blitz di ieri, alcuni familiari hanno tentato di disfarsi di un borsone carico di armi e munizioni, gettandolo dalla finistra. Il forte boato ha poi fatto il resto.





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