CASERTA, BLITZ DIA: INDAGATO CONSIGLIERE REGIONALE DELL'UDEUR
Data: Giovedì, 22 giugno @ 23:42:06 CEST
Argomento: Cronaca




Beni per un valore di circa 50 milioni di euro sequestrati, 27 ordinanze di custodia cautelare eseguite in Campania ed Emilia-Romagna: è il bilancio di un'operazione coordinata dalla Dda di Napoli e basata su indagini dei carabinieri del Ros, per reati che vanno dall'associazione di tipo mafioso all'estorsione e alla turbativa d'asta. Le indagini - coordinate dal procuratore Franco Roberti e dai pm Raffaele Cantone, Raffaello Falcone e Francesco Marinaro - si sono concentrate sulle infiltrazioni del clan capeggiato dal boss latitante Michele Zagaria e sul reinvestimento, soprattutto in immobili, di danaro di provenienza illecita. Gran parte dei beni sequestrati è rappresentata da immobili, ubicati non solo nel Casertano ma anche in Emilia-Romagna e Lombardia. Dalle indagini sono emersi anche "rapporti collusivi con esponenti di rilievo dell'imprenditoria e dell'amministrazione pubblica". Tra gli indagati, destinatari di avvisi di garanzia emessi nei giorni scorsi, figura anche un consigliere regionale della Campania, Vittorio Insigne, dell'Udeur, che secondo l'accusa avrebbe favorito l'azienda di una donna ritenuta legata al clan, per l'assegnazione di un subappalto. L'esponente politico si sarebbe adoperato per il rilascio di una certificazione antimafia per la stessa azienda. Insigne, che nella scorsa consiliatura regionale fu anche capogruppo dell'Udeur, non era stato rieletto l'anno scorso ma sta per tornare in aula dopo le dimissioni di un collega di partito, divenuto nel frattempo parlamentare. L'inchiesta ha messo in luce, inoltre, un capillare sistema di infiltrazione del clan Zagaria negli appalti pubblici e, in particolare, per quanto riguarda i lavori di ampliamento della ferrovia alifana e la realizzazione del centro radio della Nato di Giugliano-Licola. Tra le accuse contestate anche le intimidazioni ai danni di imprenditori del Casertano. Destinatario di una ordinanza agli arresti domiciliari è un colonnello dell'aeronautica militare, Giancane Cesare, coinvolto nell'inchiesta per un episodio definito "indipendente dal contesto mafioso in cui operavano gli altri indagati". All'epoca dei fatti contestati dai pm, svolgeva attività di rappresentante del ministero della Difesa per i lavori alla base Nato. L'ufficiale avrebbe chiesto a Immacolata Capone (ritenuta esponente del clan) uno scooter e due forniture di gomme per evitare controlli e intralci all'attività. Gli inquirenti hanno, tra l'altro, scoperto i condizionamenti della camorra sulla attività del comune di Casapesenna, nel Casertano, dove il clan avrebbe avuto alcuni candidati alle ultime elezioni amministrative (nelle telefonate i camorristi, a proposito dei candidati, parlavano dei propri "cavallucci"). Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché di riprese effettuate con microcamere. In una circostanza è stata filmata un consegna di armi in un deposito di Villa Literno gestito da Pasquale Zagaria, fratello del boss latitante e dal presunto alter ego di Michele Zagaria, ovvero Michele Fontana. I filmati documentano anche le prove di efficienza fatte dai camorristi su pistole e fucili. Un ruolo centrale all'interno dell'organizzazione sarebbe stato rivestito da Immacolata Capone, già considerata in passato legata al clan Moccia attivo soprattutto nel settore dei lavori pubblici (é moglie di Giorgio Salierno, condannato per appartenenza al clan Moccia). Intorno a lei sarebbe ruotato un sistema di società attraverso le quali il clan si infiltrava nei lavori pubblici, grazie al sistema dei subappalti. L'organizzazione aveva ramificazioni anche in altre regioni d'Italia: a Parma aveva creato una sorta di "testa di ponte" per l'acquisto di immobili che venivano poi ristrutturati e rivenduti. Dalle indagini è emersa la grande disponibilità di danaro in contante del clan: in una circostanza, di sabato e con le banche chiuse, Pasquale Zagaria riuscì a procurarsi in poche ore di 500mila euro per l'acquisto di un immobile a Milano. I particolari dell'operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa dal procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore, con il procuratore aggiunto Franco Roberti (coordinatore della Dda di Napoli), il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Lucio Di Pietro, i pm Raffaele Cantone, Raffaello Falcone e Francesco Marinaro, e dal comandante del Ros Giampaolo Ganzer. Gli inquirenti hanno messo in rilievo la complessità dell'operazione basata non solo su intercettazioni e filmati, ma su una intensa attività di controlli, pedinamenti e accertamenti su società e conti bancari. Nell'ambito dell'inchiesta sono state emesse complessivamente 27 ordinanze di custodia, oltre a una serie di decreti di perquisizione e avvisi di garanzia nei confronti di esponenti dell'imprenditoria parmense. (22 giugno 2006-23:40)





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