TRAFFICO DI RIFIUTI: PRESO MARESCIALLO DEI CARABINIERI E COGNATO BOSS MARCIANISE
Data: Martedì, 24 gennaio @ 23:49:39 CET
Argomento: Cronaca




Sono 14 le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip del Tribunale di Napoli, Anna Grillo, su richiesta del pm Cristina Ribera, nei confronti di quelli che vengono definiti "i più grandi trafficanti a livello nazionale". Tra questi ultimi i gestori del gruppo imprenditoriale Pellini di Acerra (Napoli). Sei le persone per le quali è stata decisa la custodia cautelare in carcere, mentre gli altri indagati sono stati posti agli arresti domiciliari. Durante l'operazione sono state eseguite circa cento perquisizioni in tutta Italia e sequestrati otto impianti di trattamento e smaltimento finale di rifiuti, nonché circa quattro milioni di euro, ovvero somme pretese dai Pellini dal commissariato di governo per l'emergenza rifiuti in Canpania. L'operazione condotta oggi e chiamata "Ultimo Atto" rappresenta l'ultima tranche di un'indagine - al momento sono complessivamente circa 100 le persone indagate - avviata nel novembre del 2003 e denominata 'Re Mida, cui hanno fatto sequito altri provvedimenti restrittivi nell'aprile del 2004 ('Re Mida 2') e nel maggio del 2004 ('Mazzettus'). I rifiuti gestiti abusivamente negli ultimi tre anni ammontano a circa un milione di tonnellate, con un giro di affari di 27 milioni di euro e 750mila euro di evasione dell' "ecotassa". Il traffico illecito oggetto delle indagini ha riguardato la gestione di quantità ingenti, nell'ordine di migliaia di tonnellate, di rifiuti pericolosi, tra i quali rifiuti contenendi diossina, fanghi, amianto, sversati in terreni o 'lagni' con conseguente "irreparabile danno ambientale" Cinque le persone che sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare in carcere: Salvatore Pellini, 43 anni, maresciallo dei carabinieri e indicato come il gestore di fatto di tutte le attività del gruppo imprenditoriale Pellini; Giovanni Pellini, di 34 anni, entrambi di Acerra, Salvatore Mirante, di 47 anni; Bruno Felice Pompeo Catanese, di 63 anni e Giuseppe Buttone, di 45 anni. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti Vincenzo Calce, di 33 anni, di Pagani; Angelo Capaldo, di 44 anni; Giuseppe Curcio di 45 anni; Andrea De Chiara, di 41 anni; Francesco Della Porta, 43 anni di Nocera Inferiore; Mario De Maio, di 32 anni di Pagani; Sigrifido Mangia, di 39 anni, di Roma; Giovanni Montano, 33 anni, di Acerra. Una quattordicesima persona, al momento, non é stata ancora rintracciata dagli uomini delle forze dell'ordine. La misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è scattata per Giuseppe Fabiani, di 45 anni, di Capistrello (Aq). Gli impianti sequestrati sono quelli della Pellini srl; della Ecostrasporti srl, della Ecoimballaggi Pellini srl; della Decoindustria srl e della Igemar srl. Complessivamente sono state cento le perquisizioni eseguite dai carabinieri, dagli agenti della Dia e dai militari della Guardia di Finanza. Oltre agli impianti la Procura ha disposto il sequestro di 4 milioni di euro, somme pretese dai Pellini nei confronti del Commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti a fronte delle prestazioni rese nel settore della gestione dei rifiuti. (24 gennaio 2006-23:48)

Il Traffico di Rifiuti: in Campania un giro di 27 milioni di euro

Un giro di affari per 27 milioni di euro; un milione di tonnellate di rifiuti industriali e nocivi smaltito illegalmente in Campania e utilizzato addirittura come fertilizzante nelle campagne del Napoletano avvelenando le coltivazioni della zona e mettendo a serio rischio la salute dei consumatori. Sono questi dati dell'inchiesta avviata dalla Procura di Napoli che oggi ha portato in carcere cinque persone, agli arresti domiciliari altre otto e al sequestro di diverse strutture per il trattamento di rifiuti non urbani della provincia di Napoli. Oltre cento le perquisizioni effettuate in tutta Italia. E ancora un giro di fatture false con società cartiere per "stornare" gli utili e abbattere l'imponibile fiscale dalle aziende che, secondo l'indagine condotta dal sostituto procuratore Maria Cristina Ribera, non solo non trattavano i rifiuti tossici ma in alcuni casi li avrebbero smaltiti illegalmente a costi bassissimi nelle campagne della zona. Dall'inchiesta è emerso, inoltre, che esponenti della pubblica amministrazione e delle forze dell'ordine per anni hanno offerto "un solido appoggio agli indagati nello svolgimento delle attività illecite, tutte poi confluenti nel traffico illecito di rifiuti, anche pericolosi (ad esempio, rifiuti contenenti diossine, amianto e sostanze cancerogene)". Tra gli indagati, infatti, ci sono due marescialli dei carabinieri di cui uno considerato l'amministratore di fatto di una società coinvolte. Gli investigatori stanno passando al setaccio anche il sistema dei controlli e delle autorizzazioni concesse. Tutto ha avuto inizio quando i militari del Nucleo operativo ecologico dell'Arma effettuando un controllo di routine all'azienda "Pellini" che ha sede ad Acerra, non molto lontano dall'area dove sta sorgendo il primo impianto di termovalorizzazione della Campania hanno compreso che c'era qualcosa che non andava. La ditta, secondo gli investigatori, era diventata il terminale di rifiuti provenienti dalla Toscana, dal Veneto. Secondo gli investigatori i rifiuti però passavano solo documentalmente dagli impianti per essere poi smaltiti in vecchie cave di Giugliano, Bacoli e Qualiano. Scarti che bagnati dalla pioggia avrebbero rilasciato nel terreno sostanze altamente nocive. Talvolta i rifiuti venivano ceduti a contadini della zona che li utilizzavano come fertilizzanti, un affare nell'affare. Alcuni contadini sono ancora del tutto ignari di aver utilizzato per mesi sostanze altamente nocive, altri consapevoli di impiegare sostanze nocive capaci di avvelenare le coltivazioni. Da una ripresa video, effettuata con un elicottero del Corpo Forestale dello Stato, è emerso che lo scorso 13 ottobre dallo stabilimento "Pellini" di Acerra tonnellate di percolato sono state immesse direttamente nei Regi Lagni, i canali borbonici che raccolgono le acque piovane nei campi e che sfociano direttamente a mare. In un altro caso vecchi tubi di una condotta del metano sarebbero stati smaltiti nelle campagne dopo essere stati dati alle fiamme, quindi triturati, miscelati con altri tipi di rifiuti e poi disperse nelle campagne. All'inchiesta hanno collaborato con i militari del Noe, oltre ai carabinieri del comando provinciale di Napoli, gli agenti della Direzione investigativa antimafia e gli investigatori della Guardia di Finanza che hanno scoperto un vorticoso giro di fatture false. Solo per la "Pellini srl" sono stati scoperti documenti che si ritengono falsi per un ammontare di circa 6 milioni di euro. Per questo venivano utilizzare società "cartiere" appositamente costituite per poi farle scomparire nel giro di pochi mesi.(24 gennaio 2006-23:49)





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