LIBERO' DE MEGNI: POLIZIOTTO CASERTANO ORA TIFA PER LUI AL GRANDE FRATELLO
Data: Martedì, 24 gennaio @ 07:05:41 CET
Argomento: Cronaca


(di Pina Bruno)

(dal Corriere del Mezzogiorno del 24 gennaio 2006)



CASERTA – Quella storia non l'ha mai dimenticata e sera dopo sera si era ritrovato a parlarne con la moglie e con i suoi due figli. Però non avrebbe mai immaginato di poter rivedere ancora una volta gli occhi scuri e sbarazzini di Augusto De Megni, il bambino sequestrato dall'anonima sarda il 3 ottobre del 1990 e tenuto segregato per 110 giorni, fino alla liberazione avvenuta il 22 gennaio del 1991. Il bimbo che lui, il poliziotto Angelo Ciaramella, aveva liberato. E invece lo scorso venerdì, il telegiornale di « Italia 1 » ha mandato in onda un'intervista di repertorio rilasciata proprio a « Studio Aperto » , dove Augusto, oggi 26enne, aveva raccontato la sua drammatica esperienza prima di entrare come concorrente nella casa del Grande Fratello, il reality show di Canale 5. Angelo Ciaramella, classe 1945, poliziotto in pensione, oggi presidente del consiglio comunale di San Marco Evangelista, proprio non riusciva a crederci, quando il telegiornale ha mandato in onda le immagini di quella giornata di 15 anni fa. Un'emozione fortissima per il maresciallo di San Marco che partecipò all'operazione di liberazione di De Megni. « Mentre le immagini scor revano in tv — spiega Ciaramella — il mio pensiero è subito andato a quelle ore concitate. I miei occhi fissavano l'immagine di un ometto e le mie orecchie ascoltavano la voce di un adulto che rispondeva alle domande di un giornalista. Il mio cuore è ritornato indietro, a quindici anni fa. Di quella giornata ricordo ogni istante e ogni piccola espressione del bambino. Che, appena uscito dal covo dove quei " bastardi" lo avevano segregato per oltre 100 giorni, esclamò, con quella spontaneità e con quel candore che possono appartenere solo a un bimbo '' ho voglia di bere una coca- cola''. Non c'era paura nei suoi occhi. E questo è l'aspetto che più mi impressionò. Contro l'anonima sarda non aveva vinto solo lo Stato, ma anche Augusto, con il suo coraggio e la sua spontaneità » . Il rapimento era avvenuto di sera. Quattro banditi armati e con il volto coperto da passamontagna avevano fatto irruzione nella villa De Megni, in provincia Perugia. Un'operazione rapidissima, durata pochi minu ti. In casa c'erano soltanto Dino De Megni e suo figlio, Augusto, dieci anni. Il padrone di casa venne legato e imbavagliato, il bambino portato via dai rapitori. Il sequestro durò quasi quattro mesi. Un tempo interminabile per la famiglia, che interruppe a tratti il silenzio stampa, voluto sin dal primo giorno, soltanto per lanciare appelli e messaggi ai rapitori. La richiesta dei sequestratori fu di 20 miliardi di lire e arrivò solo dopo 27 giorni dal sequestro. I familiari tentarono di trattare, mentre lo Stato scelse la linea dura. Ciaramella prestava servizio a Napoli quando venne chiamato a partecipare, insieme ad altri 60 poliziotti in servizio in Campania, a quella operazione. Era un agente della « stradale » da quando entrò in polizia, ad appena diciannove anni, ma spesso veniva chiamato per partecipare alle operazioni della divisione anticrimine. Insomma, nella sua carriera da poliziotto ne aveva viste di tutti i colori, ma la vicenda di De Megni, come lui stesso dichiara, « è un capitolo a parte » . L'operazione, ha raccontato Ciaramella, scattò all'alba nei boschi di Volterra, dove solitamente andavano a pascolare i pastori sardi. « Ricordo che vennero impiegati quasi 200 uomini tra poliziotti e carabinieri. Più tardi riuscimmo a individuare il luogo del nascondiglio: un fosso alto qualche metro collegato all'esterno con uno di quei grossi tubi che solitamente vengono impiegati per le reti fognarie, e rispetto al covo, era posizionato in maniera perpendicolare. Attraverso quel tubo Augusto respirava e comunicava con i suoi sequestratori. Attraverso quella conduttura, tutta ricoperta di foglie e rami secchi, riceveva cibo e acqua » . Lui era accanto al tubo quando il bambinò usci ed era accanto a lui quando arrivò il nonno. Conserva religiosamente ancora quella foto che mostra con grande commozione. « Ancora oggi — continua il poliziotto in pensione — mi chiedo come abbia fatto a resistere. Giuro che nei suoi occhi non c'era paura né angoscia. La voglia di abbracciare la famiglia e soprattutto il nonno, però era tanta. Che emozione vederlo ora al Grande Fratello. State certi: farò il tifo per lui » .





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