LIBRI, 'NAPOLI SIAMO NOI': GIORGIO BOCCA DENUNDA 'RE BASSOLINO'
Data: Martedì, 17 gennaio @ 07:25:53 CET
Argomento: Cultura




Il " Rinascimento bassoliniano"? Molta aria fritta e, soprattutto, tanto ufficio stampa. E l'ex sindaco e attuale governatore della Campania? Onesto, certo, ma « di un cinismo estremo » e « convinto che se un intrallazzo lo fa lui sarà a fin di bene e riuscirà a controllarlo » . Dunque, la riverniciata ulivista non è bastata. La definitiva pietra tombale su quella che un tempo veniva pomposamente definita " primavera napoletana" la depone, neanche tanto delicatamente, l'ultimo libro di Giorgio Bocca, " Napoli siamo noi" ( Feltrinelli, pp. 135, 14 euro). Un'inchiesta che mette a nudo l'inconsistenza degli ormai insopportabili luoghi comuni, che pretendono di nascondere dietro la napoletanità da commedia teatrale - quella in stile pizza mandolino sorrisoni e " bisogna pur tirare a campare" - la metastasi di una città in mano alla camorra, dove la prevaricazione del forte sul debole è regola, in cui « non si sa da che parte stia la gente » . E il fallimento di una sinistra che, diventata forza di governo, si è fatta irretire « dall'occupazione delle posizioni alias delle poltrone, dalle gare d'appalto, dall'acquisto di immobili » . Stilettate ancor più dolorose poiché assestate da uno dei giornalisti più ammirati e ascoltati dallo schieramento progressista. IL PALAZZO DEL POTERE Certo, Bocca parla di Napoli come dell'emblema più eclatante dell'Italia di oggi, quella del Cavaliere- che- può- tutto, dominata - come si legge nelle note di copertina - dall' « immoralità e la vigliaccheria della politica, che fa affari, che cerca il consenso costi quel che costi e che fa finta di non vedere » . Epperò dev'essere un trauma veder accostata la città che negli anni Novanta era da sinistra portata ad esempio del " nuovo che avanza", al Belpaese dell'odiato Berlusconi. In questo senso, la descrizione dell'arrivo del giornalista al cospetto dello stesso Bassolino è da film di Sergio Leone: « La presidenza della regione è a Palazzo Santa Lucia, in una grande piazza deserta cui montano di guardia poliziotti e vigili in divise linde e stirate. E siccome i palazzi del potere devono figurare l'opposto della città che il sole infuoca, il libeccio addormenta e la folla insudicia, appena varchi l'ingresso ti trovi in una pulitissima ghiacciaia di corridoi marmorei che portano in anticamere e sale d'attesa ancor più marmorei, ghiacciati e puliti, fra uscieri e guardie, che si aprono al tuo passaggio in un bisbiglio riverente di " dottore, prego" t'introducono nel sancta sanctorum del potere napoletano, che non è mera presenza burocratica come nel resto d'Italia, ma l'incarnazione di tutti i privilegi, i favori e le occasioni che i napoletani qualsiasi inseguono nel caldo afoso, da mattino a sera, in vie monumentali, vicoli lerci e piazze regali, senza sapere bene come siano avvicinabili. Invece nei sancta sanctorum ghiacciati il potere certo e indiscutibile sta dietro un tavolo enorme e si è già alzato per riceverti con la gentilezza dei napoletani » . È lui, è " re Antonio", quello che « nella regione Campania nulla si decide che Bassolino non voglia » . IL CASO CORDOVA La sconfitta di Napoli non è solo - o meglio, non è tanto - nella mancata rinascita economica. Ma soprattutto nell'inesistenza di quel " cambio di marcia culturale" che avrebbe dovuto finalmente eliminare le tossine, arginare camorra e illegalità diffusa. Il " tirare a campare", appunto. Anzi, a dispetto di una modernizzazione fatta di mostre e autoesaltazione - « le stazioni della metropolitana decorate da artisti di fama mondiale, concorsi canori pari a quello di Sanremo » - la città pare addirittura peggiorata, « disposta all'infamia più che nel passato » , dove « il confine tra il legale e l'illegale non esiste più » , con « le rivolte della malvivenza contro la polizia che si succedono » e, dice un agente, « mai una parola di solidarietà da parte della gente » . Una città in cui il procuratore Cordova, « uomo nobile e sventurato, nato per una legge uguale per tutti » , viene emarginato dalla magistratura per " incompatibilità ambientale": « Dieci anni fa - dice Cordova a Bocca - alcuni dirigenti del partito comunista chiesero al governo di mandarmi a Napoli. Avevo fama di uomo di sinistra. Quando hanno visto che per me destra e sinistra erano la stessa cosa hanno cambiato idea » . RISANAMENTO DI FACCIATA Così, la grande illusione nata nel ' 93, con l'elezione di Bassolino a sindaco, si è concretizzata in un risanamento solo di facciata, una facciata ormai piena di crepe: « Prendi un poveraccio senza istruzione e senza lavoro, lo sistemi in un quartiere nuovo ma senza scuole e servizi e resta come prima. La miseria napoletana deborda da ogni parte come l'immondizia per le strade » . ALLERGIA ALLE CRITICHE Dice: ma adesso il sindaco di Napoli non è Rosa Russo Jervolino? Vero, e il « sindaco donna è onesta e coraggiosa » . Anche se lo stesso Bocca definisce « senza pudore » e « senza ritegno » la classe politica locale, pronta ad accusare di diffamazioni e complotti chiunque la critichi ( « ma stia buona con il complottismo, la Russo Jervolino » ) . E poi, come sottolinea Piero Craveri, il nipote di Benedetto Croce, « Bassolino non è più sindaco, ma è come se lo fosse: ha accentrato tutti i poteri. È lui il demiurgo e l'arbitro. Ha personalità, sfrutta persino la balbuzie, gestisce da boss, distribuisce pani e pesci, è abile » . Come dire, il " re" è lui. E adesso è nudo davvero.(di Andrea Scaglia da Libero del 17 gennaio 2006)





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