PESTAGGI IN CARCERE A SANTA MARIA: LA COMMISSARIA 'RICCIA' RESTA AI DOMICILIARI
Data: Giovedì, 15 luglio @ 10:21:04 CEST
Argomento: Cittadini e Giustizia


Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 15 luglio 2021 - Resta ai domiciliari – come deciso dal Tribunale del Riesame di Napoli la commissaria della Polizia penitenziaria Anna Rita Costanzo, 44 anni, ai domiciliari dal 28 giugno scorso nell'ambito dell'indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere sulle violenze ai danni di detenuti avvenute il 6 aprile 2020 nel locale carcere. La difficile posizione giudiziaria non ha consentito una modifica della misura cautelare così come aveva chiesto ai giudici il legale della commissaria, l’avvocato Vittorio Giaquinto, in relazione, per la difesa, a insussistenti esigenze cautelari e gravi indizi di colpevolezza. Il difensore aveva evidenziato come la Costanzo non fosse mai apparsa con il manganello nelle immagini delle telecamere interne del carcere acquisite dalla Procura, risultate determinanti per ricostruire quanto accaduto, e che le contestazioni a suo carico si basassero sulle dichiarazioni dei detenuti picchiati, che avevano raccontato di averla vista con il manganello in mano ad impartire ordini ai suoi uomini. Per il gip però, la Costanzo, non solo avrebbe partecipato alla perquisizione me ne avrebbe anche coordinato le attività sempre secondo attendibili dichiarazioni di almeno una trentina di detenuti, alcuni dei quali l’avrebbero vista anche picchiare alcuni reclusi alla schiena e alle ginocchia. Un detenuto racconta che «lei incoraggiava gli agenti a picchiarci chiedendoci il coltello e mi ha anche colpito con un calcio dietro le gambe … ho saputo che da lei è partito l'ordine di picchiare i detenuti. Infatti nell’ambiente carcerario si dice che lei aveva intenzione di farci picchiare già giorno 5 aprile, ma quell'occasione fu il comandante a fermarla. Tra i suoi «accusatori» anche Giovanni Cestrone, un detenuto coinvolto in diverse inchieste di droga, figlio di Tommaso Cestrone, noto per essere stato definito l’«Angelo di Carditello». «Ciò premesso in fatto – scrive il gip Sergio Enea - non par minimamente dubitabile la responsabilità della Costanzo a titolo di concorso nei reati e insieme a Colucci, ha diretto la perquisizione effettuata nelle singole sezioni del reparto Nilo, presso cui risulta sempre presente, come si evince dalle riprese video del circuito di videosorveglianza. La sua presenza presso il carcere non è minimamente dubitabile ed è stata da lei ammessa nel corso del suo interrogatorio». E’ durissimo il profilo che traccia il gip sulla «riccia» (soprannome che la stessa riferisce al giudice). La commissaria «al pari del Colucci, ha rivendicato quello che secondo loro è stato un successo, salvo poi minimizzare il suo ruolo nelle dichiarazioni rese nel corso del suo interrogatorio. Non è dunque minimamente dubitabile la sussistenza in capo alla Costanzo di una ‘posizione di garanzia’ rispetto al bene tutelato (la salute e l’integrità fisica dei detenuti)... non utilizzando un effettivo potere di impedire la lesione del bene garantito, discendente dal grado ricoperto nell’ambito del Corpo».

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