PROCESSO ANTROPOLI: C'E PIZZINO DI ZAGARIA CHE TIRA IN BALLO ANCHE CAPUA FIDELIS
Data: Martedì, 23 giugno @ 12:38:18 CEST
Argomento: Giudiziaria


Nella foto Alessandro Zagaria

Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 22 giugno 2020 - (Walter Scott per Casertasette-Telenews.it) Spunta un pizzino con un elenco di nomi di politici e imprenditori che avrebbero ricevuto soldi a vario titolo da Francesco Zagaria, detto «Ciccio ‘e Brezza» pentito dell’inchiesta a carico del chirurgo generale ed ex sindaco di Capua, Carmine Antropoli, sotto processo per concorso esterno in associazione camorristica. Lo si è appreso nel corso dell’udienza di ieri dallo stesso Zagaria, videocollegato da una località segreta, per la terza parte della sua escussione davanti alla Corte di Assise a Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Giovanna Napoletano. Zagaria avrebbe redatto la nota con nomi e soldi dei debitori prima del suo arresto del 2019, in quanto si sentiva le forze dell’ordine alle calcagna. Un nota consegnata ai suoi familiari in caso di un suo possibile arresto. I nomi del pizzino sono stati secretati dalla Dda, tranne quelli degli imputati Tagliatela e Ricci che si trovano sotto processo con Antropoli e lo stesso Zagaria, ma il pubblico ministero Maurizio Giordano, ha annunciato che incaricherà un perito per stabilire se la grafia sul documento è quella di «Ciccio ‘e Brezza» e la data in cui è stato scritto. Il pentito si è soffermato sulle elezioni comunali del 2016 (e sulla scelta di un candidato sindaco che non poteva essere più Antropoli) e di nuovo su quelle regionali del 2016 dove avrebbe speso 50 mila euro per l’apertura delle sedi elettorali per la candidatura di Lucrezia Cicia, compagna di Antropoli. Il pentito ha ribadito dell’incontro nello studio medico di Antropoli parlando del famoso schiaffo che diede a Giuseppe Di Lillo in presenza di Antropoli che, a dire di Zagaria, avrebbe abbassato la testa in quel momento approvando con una frase del tipo «Zagaria ha fatto bene». Ma il pentito, che per la difesa degli imputati appare millantare molte circostanze, ha addirittura dichiarato di aver preparato le liste di Forza Capua, di Capua Fidelis e in particolare la lista di una professoressa, Annamaria Fusco (ovviamente estranea al processo ma oggetto delle dichiarazioni del pentito). Rispondendo al pubblico ministero, ha anche definito Marco Ricci «asso pigliatutto». «I rapporti con Ricci erano freddi dopo le elezioni regionali ma Ricci voleva ricucire», ha spiegato Zagaria, perciò gli avrebbe fatto saperedell’assegnazione della gara a via Boscariello. Ci sarebbe quindi stato un incontro a casa di Ricci accompagnato da un'altra persona dove Zagaria avrebbe dato a Ricci una tangente di 5000 euro. Il pentito si è poi vantato della considerazione che avevano di lui i suoi omonimi più noti, Zagaria, circostanza che però non troverebbe riscontro neanche da un giudicato che riguarda «Ciccio ‘e Brezza». Il collaboratore ha voluto ricordare il motivo del suo pentimento: «Non ne potevo più di vivere così, non ce la facevo più. Le mie ansie si riversavano sulla mia famiglia che era all’oscuro di tutto» salvo aver riferito poco prima che aveva consegnato ai suoi familiari il pizzino con la «nota spese».

I DETTAGLI DEL PIZZINO

Sul libro mastro di Francesco Zagaria c’è Carmine Zagaria a cui ha prestato 70/80mila euro prima dell’arresto, alla famiglia Zagaria ha versato dagli anni 2000 fino a 15 giorni del suo arresto circa 400.000 euro coi proventi delle sue attività, slot, deposito materiale edile, FZ e Prisma Costruzioni. I soldi in contanti venivano consegnati nelle mani dei fratelli Zagaria. Alla domanda del pm Giordano “Come se li procurava i soldi contanti?” Zagaria ha risposto: “Me li procuravo grazie alla compiacenza di direttori di banca e cassieri. Nei primi anni 2000 in banca si poteva fare quasi tutto. Facevo prelevamenti a nome di Farina Domenico, l’amministratore di Prisma Costruzioni .Ho prelevato fino a 50/60.000 euro in una giornata. Il direttore di banca dava disposizione al cassiere, anche a D’Andrea Alessandro, di darmi i soldi. I soldi, circa un milione di euro dal 2000, li ho investiti in acquisto terreni, slot, ho favorito il clan Zagaria, per la campagna elettorale di Lucrezia Cicia. Non ho mai preso un appalto in provincia di Caserta senza aver pagato una tangente”.

IL CANDIDATO DI ANTROPOLI

Zagaria ha ancora affernato: “Sapevo che Peppe Di Lillo non sarebbe stato candidato”- Ricci sapeva dell’incontro, era stato informato da Armando Porciello. Lo scopo era quello di portare voti alle liste di Chillemi alle elezioni comunali del 2016, dopo 2 sindacature successive Antropoli non poteva più candidarsi. Zagaria aveva interessi per l’aggiudicazione delle gare d’appalto e per i parcheggi, voleva avere la certezza che Chillemi fosse una persona di fiducia, una persona di cui potersi fidare se si fosse speso per la campagna elettorale a suo favore. Descrivendo Marco Ricci, Zagaria lo definisce “asso pigliatutto”. Zagaria dichiara di aver preparato le liste di Forza Capua, di Capua Fidelis e la lista della professoressa Annamaria Fusco. Alla domanda del PM Giordano “ Ha mai incontrato l’avvocato pasquale Chillemi”, Zagaria risponde di averlo incontrato nello studio del dottore Antropoli, anche in presenza della Cicia. I voti controllati da Zagaria erano 120/140 a cui si dovevano aggiungere quelli delle famiglie Leonelli e Cembalo. Zagaria ha fatto riunioni con i Mezzero di S.Angelo in Formis appartenenti al clan di Francesco Schiavone (Cicciariello). Mezzero chiedeva ai politici un lavoro per il figlio che viene impiegato per 3 mesi allo scatolificio Grimaldi. Zagaria conferma il legame al clan di Michele Zagaria. Per Zagaria la collusione politica- clan camorristici sono la normalità in tutta la provincia. Zagaria sembra essere il depositario delle relazioni che esistono fra i componenti i clan camorristici. Migliaia di euro, frutto di appalti e slot, sono sborsati per Taglialatela e Antropoli come tangenti e migliaia di euro per le bollette degli elettori per favorire i candidati.







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