PROCESSO COSENTINO, PAOLUCCI IN AULA TRA 'NON SO' E 'NON RICORDO'
Data: Luned́, 02 aprile @ 18:26:59 CEST
Argomento: Giudiziaria


Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 2 aprile 2012 (Casertasette) - "Incontrai tre o quattro volte l'onorevole Cosentino e in una di queste occasioni ci incontrammo in un bar di Mergellina a Napoli dove Cosentino si dimostro' disponibile alla soluzione di utilizzare Impregeco nel settore dei rifiuti". Cosi', l'ex commissario vicario dell'emergenza rifiuti in Campania, dal 2002 al 2004, Massimo Paolucci ascoltato questa mattina dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nell'ambito del processo a carico dell'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La testimonianza e' avvenuta dopo una serie di "non ricordo" e "non lo so" dell'ex commissario Paolucci e dopo la lettura di una sua deposizione, da parte del pm dell'Antimafia Alessandro Milita, fornita in corte di Appello a Napoli, in cui lo stesso Paolucci spiegava che a quell'incontro con Cosentino si era parlato della Impregeco. Stando all'accusa, Cosentino era interessato alla nascita e all'utilizzo dell'Impregeco - consorzio bipartisan che inglobava il "Ce4", struttura in mano al clan dei Casalesi - perche' avrebbe favorito l'entrata in gioco di imprenditori vicini alla camorra. In aula, questa mattina, era presente l'onorevole Nicola Cosentino, imputato accusato di avere agevolato ditte vicine alla camorra nella gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. "Successe che una serie di individuazioni di siti di stoccaggio eseguiti da Fibe erano inopportune o sbagliate - ha dichiarato Paolucci ai giudici del collegio presieduto da Gianpaolo Guglielmo - anche perche' i costi del sistema Fibe erano eccessivi per i Comuni, quindi si cerco' una soluzione alternativa, di passaggio, cioe' l'Impregeco". "Il Cdr costava dai 30 ai 40 milioni in piu' rispetto alla discarica e, cosi', quando il Cdr era occupato dai manifestanti , si ricorreva a colui che io chiamavo "l'uomo nero", cioe' l'imprenditore di Parete Cipriano Chianese". "Chiamavo cosi' l'avvocato Chianese perche' pensavo che registrasse le nostre conversazioni con un nastro e anche perche' Giulio Facchi mi disse che aveva dei contatti con i servizi segreti". Alla domanda del pm Milita sulla modalita' di pagamento di Chianese da parte del Consorzio e sul soggetto che pagava, Paolucci ha risposto di non essersi mai occupato del settore economico e della contabilita' e di non sapere se i rifiuti che venivano portati alla Resit di Giugliano dell'avvocato Cipriano Chianese fossero selezionati o meno. "Pensavamo che Impregeco fosse una soluzione intermedia al punto che qualche mese dopo il suo utilizzo, Facchi emise un'ordinanza con la quale si dava in gestione ad altri enti la raccolta dei rifiuti. Per quella ordinanza fummo apprezzati e usci' anche un articolo sul Sole 24 ore che elogiava il nostro operato, ma quella ordinanza venne impugnata dall'allora presidente della provincia di Caserta Riccardo Ventre. Il suo ricorso vinse davanti ai giudici del Tar e anche il consiglio di Stato gli diede ragione in quanto si riteneva che quei poteri, per legge, fossero di responsabilita' dell'Ente Provinciale". "Io ho litigato piu' volte con i dirigenti dell'Impregeco e ritengo che anche Cosentino lo sapesse in quanto ero a conoscenza che il presidente del consorzio, Giuseppe Valente, aveva rapporti politici molto solidi con Cosentino". Il pm Alessandro Milita ha, inoltre, mostrato una missiva a firma di Facchi e Paolucci diretta alla Resit di Chianese del 28 novembre del 2002 con la quale si informava l'azienda che la gestione sarebbe poi passata a un ente pubblico. "Non ricordo di questa missiva - ha spiegato Paolucci - ma la firma ritengo sia autentica". L'ex commissario vicario ha, infine, chiarito che nelle manifestazioni contro l'ampliamento della discarica a Villa Literno e Giugliano, l'allora sindaco del comune di Villa Literno, Enrico Fabozzi, gli aveva comunicato che in prima fila ci fosse uno dei figli del boss del clan dei Casalesi Francesco Schiavone detto Sandokan. Escusso in aula, questa mattina, anche l'ingegnere Raffaele Vanoli come testimone assistito. La prossima udienza e' stata rinviata al 14 maggio.







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