CASERTA, CAMORRA E POLITICA: CHIESTI 14 ANNI A EX CONSIGLIERE FERRARO (EX UDEUR)
Data: Luned́, 24 ottobre @ 19:53:46 CEST
Argomento: Cronaca




CASERTA, 24 OTTOBRE 2011 (Casertasette) - Battute finali nel processo nato dall'indagine "Normandia2" che ha portato all'arresto di politici, esponenti di vertice del clan dei Casalesi, imprenditori e dipendenti pubblici. I pm Marco Del Gaudio e Antonello Ardituro hanno chiesto alla corte partenopea presieduta da Paola Russo 12 anni di carcere piu' altri due (in tutto 14 anni) per Nicola Ferraro, ex consigliere regionale campano dell'Udeur, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di una serie di altri reati. Tutti gli imputati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, riciclaggio, turbativa d'asta, truffa, abuso d'ufficio e corruzione. Oltre che per l'esponente politico locale, i pm hanno chiesto anche la condanna per il fratello Luigi a 10 anni di reclusione, e 3 anni per Lorenzo Arrichiello, 3 per Giuseppina Panaro, 8 anni per Salvatore Busiello, 3 anni per Cipriano Capasso, 10 anni per Paolo Caterino, 10 anni per Giacomo Caterino, 5 anni per Giuseppe D'Alessio, 10 anni per Raffaele d'Alessio, 3 anni e 4 mesi per Francesco De Angelis, 8 anni per Emilio Di Sarno, 3 anni per Raffaella Fontana, 8 anni per Salvatore Iorio e 6 anni per il fratello Tullio Iorio, 12 anni per Francesco Iovine, 10 anni (con assoluzione per il reato di truffa) per Giacomo Letizia, 4 anni per Luigi Schiavone, 14 anni per il nipote del boss Francesco Schiavone Sandokan, Nicola Schiavone detto "o'russo", 3 anni per Pasquale Corvino e 3 anni per Noviello Bernardino. Assoluzione sono state richieste, invece, per Giuseppe Buonanno, Michele Sorrentino, Nicola Di Caterino e per Giuseppe Offreda. Nicola Ferraro era stato accusato di risolvere incombenze burocratico- amministrative connesse agli appalti, avvalendosi di una rete di pubblici funzionari compiacenti, tra cui un dirigente del settore pianificazione-programmazione e assetto del territorio del Comune di Caserta. L'inchiesta che ha portato al processo, ha incluso imprenditori al servizio del clan che per infiltrarsi negli appalti pubblici e privati assicuravano a politici voti e regali.





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