AGGUATO A SORELLA E NIPOTE DI PENTITA, ARRESTI / SEQUESTRO BENI BOSS ZAGARIA
Data: Giovedì, 14 aprile @ 18:48:57 CEST
Argomento: Cronaca




CASERTA, 14 APRILE 2011 (Casertasette) - Quattro ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai carabinieri del Comando provinciale di Caserta nell'ambito dell'indagine sull'agguato ai danni di Maria e Francesca Carrino, rispettivamente sorella e nipote della collaboratrice di giustizia Anna Carrino, avvenuto il 30 maggio 2008. I destinatari dei provvedimenti, emessi su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sono Giovanni Letizia, 31 anni, Alessandro Cirillo, 35, Massimiliano Napolano, 39, e Francesco Cirillo, 37. Ai primi tre, già detenuti, l'ordinanza è stata notificata in carcere, mentre Cirillo è stato arrestato dai carabinieri. Sono tutti componenti del "gruppo di fuoco" capeggiato da Giuseppe Setola, il boss della cosiddetta "fazione stragista" del clan dei Casalesi, anch'egli già detenuto per tale vicenda e per altri sanguinosi agguati. Del commando, secondo la ricostruzione degli inquirenti, facevano parte anche Oreste Spagnuolo e Massimo Amatrudi, che hanno collaborato con la giustizia. Gli sviluppi dell'inchiesta sono legati anche alle rivelazioni di altri due pentiti, Emilio Di Caterino e Luigi Tartarono. L'agguato avvenuto nei pressi dell'abitazione delle Carrino a Villaricca, in cui fu ferita Francesca Carrino (che si salvò grazie a un tempestivo intervento chirurgico), rappresentò una vendetta trasversale di Setola, contro Anna Carrino che aveva deciso di collaborare con i magistrati dell'Antimafia. La donne é la convivente di Francesco Bidognetti, detto Cicciotto 'e Mezzanotte, uno dei boss del clan dei Casalesi.
(ANSA) - NAPOLI, 14 APR - Secondo la ricostruzione dei magistrati della Dda di Napoli, coordinati dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, c'erano stati in precedenza altri tentativi da parte del clan Setola di punire nei suoi affetti Anna Carrino per la sua decisione di collaborare con gli inquirenti. Il clan aveva in un primo momento tentato di eliminare Ugo Carrino, fratello di Anna, coinvolgendo Giosué Fioretto, convivente di una sorella della donna, Emiliana Carrino. Fioretto fece finta di acconsentire ma poi si dileguò non facendosi più rintracciare dai camorristi. Il gruppo Setola decise allora di vendicarsi spostando l'obiettivo su Emiliana Carrino, ma anche questo tentativo non andò in porto per un caso fortuito (un incidente stradale in cui fu coinvolta una complice che aveva il compito di rintracciare Emiliana). Si decise quindi di uccidere Maria Carrino e la figlia Francesca con uno stratagemma in cui fu coinvolto anche Gianluca Bidognetti (figlio di Anna Carrino, che per tale vicenda è stato condannato a 8 anni con rito abbreviato). Gianluca Bidognetti, accompagnato da Francesco Cirillo, si recò presso l'abitazione delle Carrino e, dopo aver bussato al citofono, le invitò a scendere in strada dicendo che c'era la polizia che intendeva fare alcune comunicazioni. Quando le donne furono in strada il commando - a bordo di auto con lampeggianti - aprì il fuoco. Maria Carrino riparò subito all'interno dell'androne mentre la figlia fu ferita dalle pallottole: soltanto grazie alla resistenza del portoncino di ferro all'inizio del passo carrabile Setola e i suoi killer non riuscirono a introdursi all'interno del condominio per portare a termine la missione.

Camorra nel Lazio, processo Sfinge

(ANSA) - ROMA, 14 APR - "Regione Lazio, Provincia di Roma e di Latina, Comuni di Anzio, Nettuno e Aprilia si costituiscano parte civile nel procedimento 'Sfinge', che il prossimo 27 aprile vedrà svolgersi l'udienza preliminare a carico degli imputati appartenenti al clan dei Casalesi per reato di associazione a delinquere di tipo mafioso". E' quanto chiede il presidente della commissione Sicurezza del Consiglio regionale del Lazio Filiberto Zaratti. "Da anni le mafie - aggiunge - minacciano il litorale sud di Roma. Costituendosi parte civile gli enti locali possono finalmente chiedere il conto a queste organizzazioni criminali che danneggiano lo sviluppo della nostra regione, condizionando la vita economica e sociale di interi territori. Le indagini della procura distrettuale di Roma hanno individuato una costola del clan dei Casalesi a pochi chilometri dalla Capitale in territori come quelli di Anzio e Nettuno, dove si registra già la presenza della 'ndrangheta. Questo clan si e' già reso responsabile, secondo una sentenza del tribunale di Latina, di un grave tentativo di omicidio compiuto a colpi di kalashnikov". "L'auspicio - conclude Zaratti - è che tutte le istituzioni facciano la loro parte nella battaglia per la legalità e contro le mafie. E' per questo che chiedo di avviare le procedure di costituzione di parte civile, anche sulla scorta di quanto già deliberato dalla Regione in altri procedimenti, non ultimo il processo Damasco 2"

Un milione e mezzo di spese di intercettazioni: per recuperare spese sequestrano beni boss Zagaria

NAPOLI, 14 APR - Dieci milioni di beni sequestrati al clan dei Casalesi a fronte di spese di giustizia, riguardanti soprattutto le intercettazioni telefoniche, quantificate in un milione e 500mila euro. Così lo Stato recupera i costi sostenuti per fronteggiare le organizzazioni criminali. E' questo il senso del provvedimento di sequestro beni eseguito oggi a carico della cosca dei Zagaria, una delle fazioni del clan dei casalesi. I pm della Dda di Napoli hanno ottenuto il sequestro conservativo di tutti i beni riconducibili, anche attraverso prestanome, a esponenti dell'organizzazione, tra cui Carmine e Nicola Zagaria, rispettivamente fratello e padre del boss latitante Michele Zagaria. Il procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero de Raho ha spiegato le finalità del provvedimento, soffermandosi in primo luogo sui costi delle indagini svolte: spese elevate necessarie però a contrastare una camorra che, anche da un punto di vista tecnologico, adopera strumenti sempre più sofisticati, tanto da rendere indispensabile una sorta di "sfida tecnologica", con intercettazioni telefoniche, ambientali e altri strumenti. Per la Dda anche in questa particolare inchiesta "si è ritenuto particolarmente elevato il rischio che i soggetti eventualmente condannati eludano il loro debito con lo Stato" "La legge - ha osservato Cafiero de Raho - prevede in queste circostanze la possibilità di richiedere al giudice un vincolo conservativo sui beni di coloro che siano rinviati a giudizio. Tale provvedimento assume le forme di un vero e proprio pignoramento ed opera secondo le regole del codice civile, a garanzia del credito dello Stato per le spese di giustizia. Si consente in tal modo allo Stato di recuperare immediatamente le spese sostenute per le indagini e per il processo. I crediti di giustizia assumono così posizione privilegiata nella procedura di esecuzione forzata. Sono cioé posti al primo gradino nell'ordine dei creditori". Secondo il magistrato "il provvedimento in definitiva si iscrive nella logica di rendere finanziariamente autosufficienti i procedimenti per reati di criminalità organizzata i cui costi sono diventati insostituibili, e di fornire al ministero della Giustizia una procedura agevolata per riscuotere, rapidamente e con efficacia, le spese di giustizia al pagamento delle quali tutti in condannati sono tenuti".

CAMORRA:CASALESI;BRICOLO,COMPLIMENTI A FORZE ORDINE E MARONI

"Esprimo i complimenti, anche a nome del gruppo parlamentare della lega Nord al Senato, alle forze dell'ordine e, in particolare, ai carabinieri di Vicenza e alla Direzione investigativa antimafia di Padova che hanno coordinato l'importante operazione che ha portato oggi all'arresto di pericolosi affiliati al clan dei casalesi". Lo dichiara Federico Bricolo, presidente della Lega Nord a Palazzo Madama. "Questi risultati, ottenuti grazie all'instancabile impegno del ministro Maroni, sono la dimostrazione - conclude Bricolo - del lavoro costante e continuo del Governo nella lotta alla criminalità organizzata", conclude.

CAMORRA: ALFANO, ARRESTI CASALESI PROVA BUON OPERATO GOVERNO

"L'arresto odierno di numerosi esponenti della camorra, dimostra il buon operato del Governo nel contrasto alla criminalità organizzata e rimanda al mittente le accuse di immobilismo di questi giorni". Così il ministro della Giustizia Angelino Alfano commenta la notizia dell'arresto di 29 affiliati al clan dei Casalesi nella sua ramificazione veneta. "Il mio plauso e il mio ringraziamento va ai carabinieri di Vicenza coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo veneto per l'importantissimo successo, grazie al quale- sottolinea il ministro- sono stati assicurati alla giustizia numerosi criminali e recuperati ingenti somme di denaro, frutto di proventi illecitamente accumulati".





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