CAMORRA: VOLEVANO UCCIDERE LA PENTITA DEL CLAN DEI CASALESI A CHIAVARI
Data: Lunedì, 14 febbraio @ 08:55:48 CET
Argomento: Cronaca




CASERTA, 14 FEBBRAIO 2011 (Casertasette) - «Pronto, Anna? Hai visto: alla fine ti abbiamo trovato». L’incubo inizia così, con una telefonata fatta da chissà dove a un anonimo appartamento di Chiavari. Succede alcuni mesi fa ed è il preludio a un agguato che la camorra voleva a tutti i costi compiere e aveva oramai in preparazione nel Tigullio. L’obiettivo? Anna Carrino, appunto: collaboratrice di giustizia ed ex donna di Francesco Bidognetti, capo del clan dei Casalesi assieme a Francesco Schiavone. Chiavari e la provincia di Genova come Napoli e “Gomorra”: un campo di battaglia. Una fonte confidenziale ha rivelato al Secolo XIX che fino ad alcuni mesi fa Anna era nascosta a Chiavari. È stata trasferita in fretta e furia dopo quella telefonata, ricevuta a tarda sera da «un’utenza privata, riservata, nemmeno intestata alla collaboratrice». Nessuno, se non i dirigenti del Servizio centrale di protezione e del nucleo regionale, sapeva che la Carrino fosse nel Tigullio. Eppure, i clan hanno trovato la donna, l’hanno riconosciuta e individuata in quell’alloggio chiavarese. Le intercettazione telefoniche e ambientali dell’Antimafia confermano che i camorristi erano pronti addirittura a usare l’esplosivo pur di tappare la bocca alla Carrino. L’indiscrezione è trapelata nei giorni scorsi, contemporaneamente al sequestro di immobili e conti correnti bancari per oltre 18 milioni di euro eseguito dalla guardia di finanza e dalla Direzione distrettuale antimafia napoletana nei confronti di un imprenditore campano considerato dagli investigatori «contiguo alla fazione dei Casalesi capeggiata da Francesco Bidognetti, detto Cicciotto e’ mezzanotte. Di più: il provvedimento cautelare, hanno spiegato gli inquirenti, segue l’inchiesta sviluppata grazie alle dichiarazioni rese proprio da Anna Carrino ai magistrati e conclusa lo scorso giugno con la cattura di 14 persone affiliate al clan Bidognetti. L’operazione dà la misura dell’importanza di Anna per gli uomini chiamati ogni giorno a combattere con la camorra. E consente pure di comprendere perché la collaboratrice di giustizia debba essere zittita ad ogni costo.





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