CASERTA, ARRESTO IOVINE: DA PICCIOTTO A SGARRISTA. CARRIERA DI UN SUPERBOSS
Data: Mercoledì, 17 novembre @ 19:40:19 CET
Argomento: Cronaca


Mercoledi 17 'nero' per il boss Iovine, sorridente all'uscita dalla Questura dopo il suo arresto di oggi



CASAL DI PRINCIPE - CASERTA, 17 NOVEMBRE 2010 - (Vito Faenza per Casertasette) -
Come tutti i boss è stato preso nel suo “regno”. Come tutti i boss, dopo un tentativo di fuga sui tetti si è arreso. Come tutti i boss è arrivato sorridente in questura, quasi fosse felice di tutto il clamore mediatico che gli era dedicato. Eppure era diventato quasi un incubo per polizia e carabinieri. Antonio Iovine, ‘o ninno per la sua faccia da bambino, era uno dei più “longevi” latitanti della camorra dei clan dei casalesi. Nato a San Cipriano, un grosso centro attaccato a Casal di Principe tanto che il comune di un comune dista solo due chilometri dalla casa municipale dell’altro, era “scomparso quattordici anni fa quando venne effettuato il blitz contro i clan dei casalesi (l’operazione Spartacus) e finirono in galera i picciotti dei clan della camorra locale. Antonio Iovine nato nel 1964, di trova così a 32 anni a dover diventare uccel di bosco, ma non lascia assolutamente la zona (come dimostra il suo arresto avvenuto a Casal di Principe, praticamente in casa sua). La sua carriera è cominciata dai più bassi gradini della scala gerarchica dei clan. Il “successo”, però, arriva quando dalla scena della camorra casalese scompaiono Antonio Bardellino e Mario Jovine (solo un omonimo del latitante arrestato dalla polizia) e comincia il regno di Francesco Schiavone, Francesco Bidognetti, Mario Caterino (che assieme a Michele Zagaria è ancora latitante da oltre tre lustri). E lui da picciotto diventa sgarrista e poi, assieme a tanti suoi familiari diventa un capo clan che opera negli affari, dal cemento, agli appalti pubblici, settori paralegali che venivano posti in essere accanto a quelle illegali, come il controllo della distribuzione di prodotti, oppure il racket delle estorsioni (che dava i proventi non solo al suo clan ma permetteva di pagare gli stipendi agli affiliati), ma anche nel settore dello smaltimento illecito dei rifiuti. Un clan piccolo, con gli affiliati quasi tutti legati da vincoli di parentela, che in pochi anni è diventato “leader” nel mondo criminale casertano, ma con grandi agganci. Con la politica, ma anche con apparati dello stato, come nel caso di un rappresentante delle forze dell’ordine (che poi ha deciso di collaborare con i magistrati) che era stato ingaggiato per fornire notizie relative alle inchieste sul clan. Di Mario Iovine si cominciò a parlare dopo l’uscita del libro “Gomorra “ di Roberto Saviano e delle successive minacce rivolte a lui e alla giornalista de “Il Mattino” Rosaria Capacchione, ma il suo nome nel mondo della criminalità era già noto non fosse altro perché nel 1991, nel tentativo fallito di omicidio di un affiliato a Modena, Mario Iovine rimase ferito. Ma per lui curarsi non fu un problema, visto che aveva un infermiere di un ospedale del casertano che lo curava a domicilio e l0o portava alle visite senza alcun problema. Non sono state trovate prove ma pare che Iovine sia stato ricoverato per alcuni problemi di salute anche in alcune cliniche private campane e in alcuni ospedali casertani. A proteggere la sua latitanza anche un vigile urbano di Casal di Principe (ripreso assieme ad alcuni suoi colleghi mentre sniffavano cocaina) che di auto di servizio e divisa faceva un passe par tout per far viaggiare il proprio congiunto. Fino al momento in cui si è dato alla macchia Iovine era ben attento a non creare acredine nei suoi confronti, come racconta il pentito Dario De Simone, tanto che fece assumere da una sorella che aveva un negozio in un centro commerciale della zona aversana, la moglie di un camorrista che era stato ammazzato dallo stesso clan. Proprio una fitta rete di protezioni familiari lo ha protetto e fatto diventare il “boss imprenditore”. La minaccia a Saviano, Capacchione e al giudice Cantone, però lo mise sotto i riflettori e gli agguati dell’ala stragista hanno attirato su di lui molta attenzione ed arresto dopo arresto le forze dell’ordine gli hanno fatto terra bruciata attorno. Prima a finire in manette è stata la moglie, Enrichetta Avallanone, il 9 luglio del 2008. Poi la sorella Anna, arrestata il 27 marzo del 2009. Poi un cugino, un medico, che andava a curare Giuseppe Setola, poi altri affiliati al clan. Nel 2008 gli vengono sequestrati beni per 80 milioni di euro e un anno dopo il sequestro è di svariati milioni di euro. Proprio dopo questi sequestri al clan (a cominciare dal “o’ Ninno”) vengono contestate le accuse di associazione mafiosa, riciclaggio, turbativa d’asta, dimostrando la capacità della banda di penetrare nel sistema degli appalti pubblici non solo nel casertano. Sono queste indagini che portano a scoprire che “0’ ninno” ha interessi economici legati al riciclaggio del denaro in Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. Condannato all’ergastolo nei primi due gradi di giudizio assieme agli altri capi della camorra casalese della quale, assieme a Michele Zagaria e Caterino) fino a ieri era considerato uno dei tre reggenti in libertà. Oggi quel triumvirato è sciolto dopo l’arresto di Iovine e restano solo Caterino e Zagaria a controllare il vertice delle bande camorristiche. Ma a Casal di Principe, tra i mille sussurri che hanno accompagnato l’arresto e il successivo trasferimento a Napoli del super latitante, si ode aulche voce che parla di un arresto teleguidato e qualcuno comincia a tremare perché Iovine potrebbe anche decidere di collaborare con i magistrati. Lo ha fatto in passato Carmine Alfieri (ora a Santo Domingo) lo ha fatto Carmine Schiavone, lo hanno fatto tanti per evitare di scontare le dure condanne all’ergastolo e al 41 bis. E sono in tanti ad essere preoccupati per questa eventualità. Vito Faenza

IL NASCONDIGLIO - Il boss si nascondeva in una intercapedine ricavata nella villetta appartenente alla famiglia di Marco Borrata, 43 anni, nella quinta traversa di via Cavour. All’arrivo degli agenti ha tentato di fuggire attraverso il terrazzo, ma è stato bloccato. Il superlatitante era disarmato; nella villetta invece la polizia ha trovato una pistola, regolarmente denunciata, appartenente a Borrata. «UCCIDETELO» - Grande ressa fuori la questura per l'arrivo del boss, con i poliziotti che salvatano dalla gioia e si abbracciavano. Appena Iovine è uscito dall'auto della polizia (ha viaggiato insieme al capo della Mobile, Vittorio Pisani), si è scatenato il putiferio con molti che inveivano contro il capoclan: «Uccidetelo, uccidetelo», ha gridato uno dalla folla, mentre in manette varcava la soglia degli uffici di via Medina.

MARONI - «Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia, tra pochi minuti vedrete...». È quanto ha affermato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, conversando con i giornalisti a Montecitorio appena pochi minuti prima che arrivasse l’annuncio dell’arresto del boss.

SAVIANO - «Aspettavo questo giorno da quattordici anni. L’arresto di Antonio Iovine "'o Ninno", rappresenta un passo fondamentale nel contrasto alla criminalità organizzata». Lo dice lo scrittore Roberto Saviano in una dichiarazione all’Ansa. «Iovine è un boss imprenditore, in grado di gestire centinaia di milioni di euro. Ora - continua Saviano - spero che si possa fare pulizia a 360 gradi. Come dimostrato dalla relazione della Dia di oggi, bisogna aggredire il cuore dell’economia criminale, la Lombardia, dove le mafie fanno affari e influenzano la vita economica, sociale e politica».

IL SODALIZIO CON ZAGARIA - Iovine e Zagaria sono nati entrambi a San Cipriano, il centro nel quale nel 1988 venne assaltata la caserma dei carabinieri perchè i militari avevano avuto l’ardire di arrestare, durante la festa patronale, un ragazzo. San Cipriano è collegato a Casal di Principe e a Casapesenna. Sono attaccati questi tre centri tanto che negli anni Trenta ne si fece un solo Comune: Albanova. A San Cipriano ha la sua origine anche la famiglia Bardellino che ha avuto in Antonio il suo «leader maximo» e proprio da lui e dal suo amico Mario Jovine i due hanno imparato come scalare i vertici della malavita e a non farsi prendere anche se a volte — per dimostrare la propria potenza — si facevano vedere a spasso per le strade del paese. Zagaria proviene da una famiglia di imprenditori edili, uno dei fratelli è il titolare di una ditta affermata ancor prima della sua entrata nei clan. E proprio il cemento è stata la leva del suo successo: Tav, controllo della vendita del calcestruzzo, e, ma solo all’inizio, traffico di rifiuti tossici e pericolosi.

CON BARDELLINO - Jovine e Bardellino avevano aperto la strada del Sud America per il traffico della cocaina, Zagaria e Iovine l’hanno fatta diventare un’autostrada. Bardellino e Jovine avevano inventato una «cupola» che ha fatto definire la camorra casalese «cosa nostra napoletana»; Zagaria e Iovine hanno fatto diventare l’organizzazione una grande multinazionale. Tutti e due legati a Francesco Schiavone che per anni è stato il parafulmine delle inchieste proprio perché ha sempre amato partecipare direttamente alle azioni. Così sono riusciti a mimetizzarsi, e al massimo della discrezione hanno evitato vendette, attentati, omicidi nel territorio di residenza. Persone sciolte nell’acido, traditori fatti sparire nei pilastri di cemento, avversari liquidati a suon di mitraglietta, ci sono stati, ma tutti lontano da casa. Appalti pubblici e speculazione hanno fatto guadagnare cifre da capogiro. Solo per i Regi Lagni sono stati spesi mille miliardi delle vecchie lire (arrivati dai fondi del terremoto). Con tanti soldi l’orizzonte si è allargato alla Spagna, alla Francia e poi all’est Europeo dove prima in Cechia e Slovacchia, poi in Romania, Bulgaria, Romania. Qui i casalesi hanno riciclato masse ingenti di denaro. Hanno tanti soldi le organizzazioni di Iovine e Zagaria da non costituire un problema se qualcuno chiedeva loro 20 milioni di euro per comprare la Lazio. Loro





Questo Articolo proviene da Casertasette
https://lnx.casertasette.com

L'URL per questa storia è:
https://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=article&sid=20192