CASERTA, ISPETTORI ASL ARRESTATI: IL MEDICO, LA COLF E UN' OMBRA SU UN COMUNE
Data: Lunedì, 20 settembre @ 17:30:10 CEST
Argomento: Cronaca




SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 20 settembre 2010 - Era stato chiesto anche per un medico sammaritano - ex responsabile del Servizio Infortuni dell'Asl di Caserta 2 (Santa Maria Capua Vetere), peraltro già consulente della Procura - l'arresto (rigettato dal gip Paola Cervo) nell'ambito dell'inchiesta Lavoro Sicuro. Il blitz è scattato questa mattina in un'ordinanza cautelare nei confronti di sei persone (di cui una domiciliare) dipendenti dell'Asl Ce 2 con la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria e consulenti. Destinatari dei provvedimenti restrittivi eseguiti questa mattina dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere sono gli ispettori del lavoro Aldo Nuzzo (sammaritano, ex consigliere comunale), Pasquale D'Amore (di San Prisco), Donato Faraone (di Caserta) ed i consulenti del lavoro Antimo Marcello (di Recale), suo padre Luigi Marcello (di Recale) e Francesco D'Angiolella (di Aversa, agli arresti domiciliari). Sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, falsità ideologica, corruzione, concussione, rifiuto d'atti d'ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico. Tre gli indagati: una donna, consulente del lavoro T.B., di Marcianise, il medico A.V. e un altro consulente, R.S.Z. di Grazzanise. Nell'ordinanza di quasi 400 pagine, anche alcuni falsi timbri del comune di Capodrise, utilizzati dal promotore dell'associazione a delinquere, e l'imposizione ad acquistare i cosiddetti Dvr (documenti di valutazione rischi) e attestati di formazione. Documenti fatti acquistare anche al comune di Capua - tramite la presunta complicità di rappresentanti dell'ufficio amministrativo ed elettivo e di un dirigente dello stesso comune di Capua e ad altri 25 imprenditori che sono vittime (insieme all'ente) della banda dell'Asl. In un caso, emerge dall'ordinanza, uno degli arrestati avrebbe formato un fascicolo falso per dimostrare che l'infortunio di una colf che lavorava presso una stimata famiglia sammaritana (non coinvolta nella sua qualità di datrice di lavoro stando alle indagini) sarebbe avvenuta all'esterno dell'abitazione in cui lavorava e non all'interno. Alcuni dei dipendenti, inoltre, avrebbero anche eseguito accessi presso la Dsm, l'azienda dove sono morti i tre operai lo scorso 11 settembre. La documentazione a firma dei dipendenti è stata sequestrata.

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