SCARPE, FALLIMENTO E ARRESTI PER LA F.LLI CAMPANILE. FALLISCE ANCHE SCATURCHIO
Data: Venerdì, 02 aprile @ 23:41:25 CEST
Argomento: Economia




CAMPANIA, 5 APRILE 2010 - Una Pasqua all'insegna di due notizie tristi per il settore economico napoletano: il fallimento (con trucco) e relativi arresti dell'azienda napoletana Fratelli Campanile, nota griffe della scarpa e quello della famosa e storica pasticceria Scaturchio, tempio della sfogliatella e della pastiera napoletana.

CAMPANILE: Un dissesto ascrivibile ad una cattiva gestione a partire dal 2001, la distrazione di beni finalizzata a conseguire il fallimento di "una scatola vuota", il marchio venduto a una società fittizia realizzata negli Usa. I rilievi mossi dal curatore fallimentare della F.lli Campanile, azienda leader nel settore calzaturiero, sono alla base dell'inchiesta condotta dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock che ha portato oggi all'emissione di una ordinanza di custodia agli arresti domiciliari nei confronti dell'avvocato napoletano Paolo Pannella, considerato l'ispiratore della bancarotta. A puntare l'indice contro il civilista è stato, nel corso dell'interrogatorio reso ai pm il primo marzo scorso, lo stesso imprenditore Cristiano Campanile. Campanile ha, tra l'altro, illustrato le modalità dell'operazione, comprese il trasferimento di somme all'estero per effettuare l'operazione fittizia. "Fu Pannella - ha raccontato ai magistrati - che suggerì la soluzione della costituzione delle società straniere e la vendita del marchio alla società P&B costituita nell'occasione in America all'esito di un viaggio a New York. A questo viaggio presi parte io, Pannella e un suo collaboratore. La soluzione proposta dal Pannella e da noi accettata ci fu prospettata come la migliore sotto il profilo fiscale, visto che una volta costituita la società nel Delaware, dove c'é un regime fiscale agevolato". "La somma che la P&B versò effettivamente alla F.lli Campanile per il pagamento del marchio fu accreditata sul conto aperto nell'occasione alla Chase Manhattan Bank ed intestato alla stessa P& B e proveniva dai ricavi della vendita di un negozio in via Condotti a Roma di proprietà di mio padre. Il ricavato della vendita di questo negozio - ha spiegato l'imprenditore - fu in parte immesso da mio padre nella società poi fallita e in parte trasferito in Svizzera su un conto aperto nell'occasione presso la Banca Dexia di Lugano. Le somme furono prelevate prima dal conto personale di mio padre presso il Banco di Napoli poi depositate in una cassetta di sicurezza del Monte Paschia nome di mio padre". "Tali somme furono quindi prelevate da me e mio padre presso la cassetta di sicurezza e materialmente da noi portate presso lo studio dell'avv. Pannella, che si occupò di farle portare in Svizzera da almeno una persona di sua fiducia (che si occupò di fare il viaggio in Svizzera); i soldi furono versati su un conto acceso a mio nome aperto nell'occasione presso la Dexia di Lugano. Io mi recai in Svizzera personalmente, non ricordo se prima o dopo il trasporto delle somme. I danari per compensare i soggetti di fiducia dell'avvocato Pannella per il trasporto del capitale in Svizzera furono versati da mio padre nello studio dell'avvocato Pannella. In ogni caso, l'intera operazione fu orchestrata dal suddetto avvocato Pannella. Mio padre pagò chi si era occupato del trasposto del denaro in Svizzera in contante, pagando con soldi prelevati dal suo conto personale; fu Pannella a dire a mio padre che al soggetto che si sarebbe occupato del trasporto, dallo stesso Pannella individuato, avremmo dovuto corrispondere una cifra parametrata alla somma portata in Svizzera... Ricordo che il viaggio fu unico: nel senso che io e Pannella partimmo insieme da Roma, raggiungemmo la Svizzera e poi andammo, subito dopo negli Stati Uniti".

SCATURCHIO - La storia della pasticceria napoletana va all’asta. La data è già fissata — il 7 maggio prossimo — con una base di 1milione di euro e la speranza di raggiungere almeno il valore di mercato attribuito ai marchi Giovanni Scaturchio, Babà Vesuvio e Ministeriali: 4 milioni di euro. Una vicenda amara— nonostante la dolcezza evocata dal nome Scaturchio — che arriva ad un capolinea dopo anni difficili. Che sono culminati con la dichiarazione del fallimento, nel dicembre 2009, su istanza di Equitalia, creditrice per oltre 9 milioni di euro riferiti a contributi non pagati— dal lontano 1991— per i 140 dipendenti. FALLIMENTO - Una azienda gloriosa Scaturchio — che ha lavorato prima al servizio dei re d’Italia, poi dei grandi del G7, quindi del Vaticano e del Papa— che però dal punto di vista contabile si è mostrata traballante e poco accorta. Ci sono stati anche tentativi di salvezza. Dal 2004 sono subentrati, in affitto, prima la Scab poi la Turistica alberghiera. Società che si erano impegnate a risanare e che hanno contribuito, invece, ad aggravare la situazione di dissesto incassando i proventi e non pagando né contributi né affitto. E neanche i fornitori. Eppure l’azienda funziona. Il curatore fallimentare prima e custode giudiziario poi, Pasquale Prisco, lo racconta con i numeri. «Le mie analisi indicano un residuo attivo annuale pari a 150mila euro — spiega —. Considerando per i 54 dipendenti che lavorano in azienda i contributi regolarmente pagati e tutte le spese saldate».

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