BLITZ CASALESI A MODENA: FACEVANO BELLA VITA TAGLIEGGIANDO IMPRENDITORI
Data: Giovedì, 18 marzo @ 15:41:03 CET
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BOLOGNA, 18 MARZO 2010 - Spesso nullafacenti, a volte piccoli costruttori, facevano la bella vita taglieggiando commercianti e imprenditori corregionali o meridionali che da anni vivono nel Modenese, picchiati brutalmente se restii o morosi. Uno dei 'boss', ufficialmente senza reddito, fu fermato ad agosto alla guida di una Ferrari 430 noleggiata versando 18 mila euro come deposito cauzionale. E' uno dei 20 affiliati o fiancheggiatori del clan dei Casalesi, tutti campani e in stato di libertà, che nella notte hanno ricevuto altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere (firmate dal gip bolognese Bruno Perla) nell'operazione 'San Cipriano', dal nome dell'omonimo comune casertano da cui provengono molti di loro. Altre cinque catture hanno colpito persone ritenute "afferenti la medesima sfera criminale" tra cui due albanesi, arruolati per le spedizioni punitive contro alcune vittime. L'operazione, che ha impiegato oltre 200 uomini, è stata eseguita tra Modena, Mantova, Napoli e Caserta, mentre perquisizioni sono in corso nel Bolognese. Alcuni indagati risultano vicini a boss come Francesco Schiavone detto 'Sandokan' o il latitante Michele Zagaria. Dovranno rispondere di estorsione aggravata, realizzata con metodi mafiosi e sempre agevolando i traffici dei Casalesi, e lesioni personali gravi. L'inchiesta, partita nel 2006 a Firenze, si è spostata in Emilia a cura del Gico di Bologna e della squadra mobile di Modena attraverso intercettazioni, riprese e dichiarazioni delle vittime. Nove quelle accertate dagli inquirenti (pm Enrico Cieri e Lucia Musti della procura di Bologna, Pasquale Mazzei di Modena) di cui due hanno collaborato, ma i casi potrebbero essere molti di più. Si tratta di ristoratori, piccoli imprenditori edili o titolari di locali notturni ai quali veniva chiesto il 'pizzo', con versamenti che variano da 3000 a 30 mila euro. In altri casi chiedevano favori come l'assunzione, da parte di un ristorante del Modenese, delle loro compagne dell'est in avanzato stato di gravidanza e esclusivamente per beneficiare poi dell'indennità di disoccupazione. In discoteche o night, invece, chiedevano tavoli con champagne per dimostrare il loro ruolo sociale. Ma se le richieste non venivano soddisfatte erano botte e minacce: nei casi più gravi le vittime hanno riportato prognosi per oltre 40 giorni. Il quartier generale era in un garage a Nonantola (Modena) dove gli affiliati si incontravano parlando liberamente dei loro affari. Gli inquirenti hanno disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per 6 milioni (35 immobili, 23 tra auto e motocicli e partecipazioni in cinque società edili).





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