CARENZA DI PERSONALE AL TRIBUNALE DI SANTA MARIA C.V., PROTESTA
Data: Domenica, 07 marzo @ 17:07:28 CET
Argomento: Cittadini e Giustizia




SANTA MARIA CAPUA VETRE (Caserta), 7 marzo 2010 - (di Ferdinando Terlizzi) - Protesta e volantinaggio, l'altra mattina, all'esterno del tribunale Penale di Santa Maria Capua Vetere rimasto bloccato per un certo tempo a causa dell’ astensione del personale di cancelleria per protestare contro la carenza di personale. Ecco il comunicato delle OO.SS. “E’ sotto gli occhi di tutti” - è scritto in un comunicato diffuso innanzi al Palazzo di Giustizia – “lo stato della giustizia in Italia: quando un cittadino si appresta a confrontarsi con questa macchina mette in conto che, se e quando otterrà giustizia, molta acqua sarà scorsa sotto i ponti. Ma vi sono delle cause e delle responsabilità precise per questa situazione che consistono in un costante impoverimento di risorse destinate a questo settore e in una serie di provvedimenti che hanno tagliato gli organici, hanno bloccato la possibilità del turn over e che hanno disegnato una prospettiva di costante peggioramento del servizio. E’ possibile che questa situazione, già di per sé disastrosa, peggiori ulteriormente? Secondo noi sì, perché sono intervenuti altri provvedimenti scellerati che danneggeranno ancora di più l’utenza ed il cittadino. Vogliamo spiegarvi il perché. Cosa sostiene ed ha sostenuto il Governo e cosa invece ha fatto recentemente si è molto dibattuto di ‘processo breve’ e certamente consideriamo un tema molto importante la riduzione dei tempi dei processi; tuttavia se alla mia macchina non faccio manutenzione e non investo denaro per rimetterla a punto, sarà difficile che questa mi garantisca di arrivare velocemente da qualche parte. Così è per la giustizia in Italia: personale insufficiente, vicino alla pensione e fortemente demotivato per la mancata riqualificazione, strutture fatiscenti, mancanza di mezzi per far funzionare l’ordinario e mancanza di risorse da investire in un progetto di modernizzazione. Di questo il Governo sembrava essere a conoscenza al punto che, nell’allegato al DPEF 2010/13, dichiarava che per riformare la giustizia era necessario investire risorse sul riconoscimento professionale del personale e per 3000 nuove assunzioni. Queste belle intenzioni sono state smentite dalla finanziaria, in cui non vi è un centesimo per il funzionamento degli uffici giudiziari, e da una Ipotesi di Accordo sul Contratto Integrativo firmata a dicembre dall’Amministrazione e da due OO.SS. che, pur rappresentando la minoranza dei lavoratori, si sono prese la briga di decidere per tutto il personale. Alla faccia della democrazia. Cosa succede con il nuovo Ordinamento professionale voluto dall’Amministrazione, dalla Cisl e dalla Confsal- Unsa: 7903 cancellieri in meno e 1678 ufficiali giudiziari in meno. Fino ad oggi 14.181 persone hanno svolto gli atti che la legge ed i regolamenti attribuiscono al cancelliere. Con l’entrata in vigore del nuovo ordinamento questi atti potranno essere svolti solo da 6278 cancellieri. In soldoni ciò significa che per le attività di cancelleria come depositati, copie conformi, esecuzioni post sentenze, dichiarazioni di irrevocabilità, fogli notizie, l’amministrazione della giustizia rinuncia a 7903 cancellieri. Quando entrerà in vigore il nuovo ordinamento per il cittadino il ‘Dottore’ sarà più frequentemente fuori stanza . A fare data dall’entrata in vigore di questo accordo, per un anno, l’assistenza all’udienza sarà garantita soltanto da 6185 cancellieri: per un intero anno l’Amministrazione della giustizia rinuncerà a 7996 cancellieri. Stesso discorso varrà per gli ufficiali giudiziari; con il vecchio ordinamento 3479 persone svolgevano tutte le funzioni assegnate dalla legge all’Ufficiale Giudiziario; con il nuovo ordinamento queste mansioni saranno per legge attribuite solo a 1801, in pratica l’Amministrazione rinuncia a 1678 ufficiali giudiziari. Con il nuovo ordinamento una parte di questi farà solo le notificazioni, mentre gli altri si occuperanno di pignoramenti e sfratti etc.: ciò si tradurrà in tempi più lunghi per il recupero dei crediti e per gli sfratti. Nel momento in cui questo ordinamento entrerà in vigore a casa del signor Rossi arriveranno due soggetti, prima quello che effettuerà la notifica e poi un altro a ‘eseguire lo sfratto’. Alla faccia dell’efficienza e della buona organizzazione. Ma le sottrazioni aritmetiche non finiscono qui: con il vecchio ordinamento professionale il servizio di chiamata all’udienza era svolto da 14706 lavoratori: all’entrata in vigore dell’ordinamento verrà svolto solo da 4702 lavoratori. Insomma un bel pasticcio, di competenze mischiate e mansioni sottratte; mentre il cittadino chiede di avere una risposta rapida ai suoi problemi alla giustizia si separano le funzioni si demansiona il personale. Fino ad oggi, dall’ausiliario al direttore di cancelleria tutti hanno fatto di tutto e di più, anche a causa delle gravi carenze di organico che vi sono su tutto il territorio nazionale; lo hanno fatto consci di fornire un servizio fondamentale per i cittadini, garantito dalla Costituzione. Dopo questa beffa, saranno messi nelle condizioni di non poterlo più fare. Modernizzazione? Europa? Esiste solo una strada che conduce all’efficienza della Giustizia in Italia e, oltre a passare per investimenti adeguati, passa inevitabilmente per l’innovazione tecnologica. Sono sotto gli occhi di tutti coloro che frequentano gli uffici giudiziari le enormi carenze in questo campo: proprio questa necessità di forte rinnovamento ha fatto sì che gli esperti informatici abbiano sempre indistintamente garantito, con lo svolgimento di mansioni superiori come il resto del personale della giustizia, un servizio altamente qualificato a tal punto che la maggioranza di quelli collocati nella seconda area sono stati nominati dall’Amministrazione ADSI, con elevate responsabilità sull’integrità e sulla sicurezza nonché sul controllo degli accessi ai dati. Se questo personale sino ad oggi ha garantito il servizio confidando nel giusto riconoscimento professionale che sarebbe presto arrivato, con lo schiacciamento della figura professionale verso il basso, sarà piuttosto complicato chiedergli di farlo ancora. Inoltre da anni l’esiguo numero di tecnici interni è stato affiancato da lavoratori, dipendenti da ditte private, che hanno svolto con professionalità il loro lavoro instaurando un rapporto di fiducia con i capi degli uffici. Recentemente il Ministero ha dato in appalto la gestione dell’assistenza tecnica a Telecom Italia tramutandola in assistenza “da remoto”, con conseguente rischio per la sicurezza del sistema, in considerazione dei dati sensibili trattati, e provocando così il licenziamento di molti di questi lavoratori. E’ così che il Ministro ha intenzione di garantire la informatizzazione della giustizia? Alla faccia della modernizzazione e della sicurezza; sarà in queste condizioni molto più facile che qualche informazione riservata sfugga al controllo. Ma le storture del nuovo ordinamento per quanto riguarda le figure tecniche non finiscono qui, l’esperto linguistico, tanto per fare un altro esempio, anch’esso demansionato con il nuovo ordinamento, tradurrà ‘atti semplici’, in contraddizione con il suo stesso nome; anche in questo caso l’Amministrazione, se e quando entrerà in vigore l’ordinamento potrà contare sul 15% in meno di esperti linguistici. Alla faccia anche dell’Unione Europea e della Cooperazione giuridica Internazionale. CONCLUSIONI. Questo opuscolo si propone di dire la verità su cosa sta accadendo alla giustizia in Italia: è ora di smettere di parlare solo delle vicende giudiziarie di singoli imputati eccellenti. Vogliamo fare chiarezza su quello che non è stato fatto sino ad oggi e smontare le campagne mediatiche menzognere messe in campo dal governo nel tentativo di nascondere la volontà di smantellare ciò che resta della giustizia in Italia. Vogliamo far sapere ai cittadini che ogni dibattito sul ‘processo breve’ è sterile con gli uffici giudiziari in queste condizioni e che non si può parlare di buon funzionamento della giustizia con un sistema sempre più impoverito e con provvedimenti che violano i diritti dei lavoratori e peggiorano il servizio all’utenza. Crediamo sia il giunto il momento di informare correttamente la cittadinanza: con questa campagna ci proponiamo, coinvolgendo organi di informazione, cittadini e istituzioni, di difendere la giustizia e i diritti di chi ci lavora. Chiediamo dunque la governo di mantenere gli impegni che si è assunto con il DPEF 2010/13 sulla giustizia.





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