CASO ROSARNO: SAMUEL FUGGE A CASTELVOLTURNO MA VUOLE TORNARE IN GHANA
Data: Lunedì, 11 gennaio @ 20:51:08 CET
Argomento: Cronaca




CASTELVOLTURNO, 11 GENNAIO 2010 - Samuel vuole tornare nel suo paese, il Ghana: "Meglio che restare in Italia, gli italiani sparano e uccidono i neri". Con questa paura, dopo otto mesi trascorsi a Rosarno, è scappato tre giorni fa a Castel Volturno (Caserta), dove si trova oggi nel centro Fernandes, che ha accolto in questi giorni una decina di immigrati in fuga. E' la città della prima rivolta degli immigrati, avvenuta il 19 settembre 2008, dopo una strage di camorra, voluta dai Casalesi: Giuseppe Setola uccise su queste strade sei africani. Tutti connazionali di Samuel. A Castel Volturno vivono almeno 15 mila immigrati di 50 etnie: la peculiarità del posto è nota e in questi giorni, dalla Calabria, sono arrivati una trentina di profughi. "Ospitiamo almeno dieci ghanesi arrivati da Rosarno - spiega il direttore del Fernandes Antonio Casale -. Abbiamo trenta posti letto e siamo sempre pieni. Comunque possono fermarsi, il letto c'é. In genere restano con noi per un paio di mesi". Accanto a Samuel c'é un amico che neppure può raggiungere la cornetta del telefono "quelli gli hanno fatto male ad una gamba, lo hanno picchiato e ora non riesce ad alzarsi. Domani lo portiamo dal medico". Sono arrivati assieme, in pullman. Samuel ha 28 anni, ma quando risponde è indeciso anche sulla sua età. Da circa tre anni vive in Italia: "Sono arrivato a Foggia due anni e mezzo fa". Poi si è trasferito in Calabria:"Volevo lavorare. Zappa, conosci? E' parola italiana", risponde. E così ha fatto: ha lavorato la terra "per 25 euro..." "Ci hanno trattato male - dice però subito -. I calabresi picchiano e uccidono i neri". Li uccidono? "Sì sì, li uccidono, they kill, they kill...". "Non si può stare più in Italia, gli italiani sono cattivi con gli africani", continua lo sfogo. "Ma noi siamo qui per lavorare, per le nostre famiglie, non facciamo niente di male, non vogliamo niente di più, solo lavorare", continua alternando un italiano rudimentale a un inglese più sicuro. "Non si può restare più in questo Paese", ripete. Cosa è successo in Calabria? Lo racconta tutto d'un fiato, precipitando e ripetendo le parole: "Ci hanno picchiato. venivano con le pistole. Volevano soldi, noi non avevamo soldi. E allora pistole... Ci hanno inseguito. I neri hanno troppi problemi là, perché c'é la mafia", continua. "I calabresi ci odiano - aggiunge - qui invece sto bene adesso". Samuele neppure sa bene dove si trova oggi, "sono a Napoli come te. A Napoli si sta bene". Qualcuno gli suggerisce a fianco che si trova, invece, a Castel Volturno. "Ci danno da mangiare. Ci trattano bene. Possiamo dormire", dice, convenendo a un certo punto che non tutti gli italiani sono uguali, "é vero...". "Ma non posso restare - aggiunge subito - Io devo lavorare. Voglio tornare nel mio paese adesso. E' meglio tornare nel Ghana che restare in Italia". "Io devo proteggermi - dice Samuel, il ghanese che sognava l'Italia - io devo difendermi".





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