PREMIO ORDINE FORENSE AL PROF. AVV. CIRO CENTORE: L'INTERVISTA
Data: Lunedì, 04 gennaio @ 18:45:38 CET
Argomento: Cittadini e Giustizia




CASERTA, 4 GENNAIO 2010 (Intervista di Carlo Desgro al prof. avv. Ciro Centore - dalla Gazzetta di Caserta) - Ha ricevuto dall’Ordine Forense una medaglia per i suoi 40 anni di attività. Ma l’avvocato Ciro Centore non ha di certo fatto salti di gioia. Anzi quel premio ancora non lo ha ritirato. Per l’avvocato Ciro Centore nell’attuale sistema che governa gli avvocati ci sono parecchie cose da cambiare a cominciare dall’esame di abilitazione alla professione forense. “I giovani laureati che vogliono esercitare la professione di avvocato- dice Centore- devono sottostare a questo assurdo meccanismo che prevede oltre a notevoli sacrifici economici anche una stressante routine, vanificata spesso da commissioni esaminatrici non sempre all’altezza. Basti pensare che, per evitare cattivi pensieri, gli elaborati che vengono fatti a Napoli, vengono poi esaminati da una commissione di Milano oppure di Venezia. C’è questo sospetto generalizzato sulla classe degli avvocati ma anche dei magistrati che compongono le commissioni. Io agli esami di abilitazione che feci a Napoli, pur avendo fatto una buona prova scritta venni bocciato. Il diritto mi piaceva, mi ero laureato con 110, la materia la conoscevo. Eppure... Andai a ripetere la prova un mese dopo a Lecce. Li eravamo appena 54 candidati, mentre a Napoli eravamo circa mille. Andai a Lecce perché convinto che la commissione avrebbe valutato con maggiore obiettività e serenità la preparazione dei candidati. E fu cosi. In due mesi a Lecce, la commissione valutò gli scritti, poi ci fu la prova orale e conseguii la abilitazione.

Oggi però i giovani possono provare altre strade

Non dico tutti i giovani, ma buona parte si rivolge a queste società che organizzano corsi di abilitazione all’estero, tipo Spagna o Romania. C’è il CEPU per esempio che con un costo di svariate migliaia di euro, organizza uno stage in Spagna. Fai un corso di un mese di lingua spagnola, dei corsi di diritto e poi ecco il certificato di abilitazione. Questa abilitazione è valida per tutti i paesi della Unione Europea, quindi puoi benissimo fare l’avvocato in Italia. Con notevole risparmio di tempo e con la certezza matematica di prendere questa abilitazione. La cosa più grave è un’altra. Con questa abilitazione tu non dai al giovane un posto di lavoro sicuro. Non offri una sistemazione stabile, nel qual caso la severità si potrebbe anche giustificare. Questo giovane che supera il concorso di abilitazione alla professione non è altro che un disoccupato eccellente. Sarà poi la strada a formarlo, sarà poi la gente a valutarlo ed a servirsi della sua opera. Cosi come sarà la gente a lasciarlo se si accorge che è un asino matricolato.

Lo stesso accade per chi vuol fare il medico. Questi giovani si vedono sbarrare la strada da quell’assurdo sistema del numero chiuso e da quei concorsi fatti di quiz fra i più strani che spesso non hanno nulla a che vedere con la medicina. Il giovane cosi si scoraggia. Io dico che il grande Eduardo non sarebbe diventato quello che poi è diventato, se non avesse frequentato da giovane la strada, le preture, i fatti quotidiani della vita. Ha verificato la miseria e la grandezza umana.”

Dopo la laurea, Ciro Centore partì da Napoli, stazione campi Flegrei con un treno cuccetta per Genova. Perché?

“A Genova c’era il famoso zio d’America, il ragioniere Vincenzo Centore, un cugino di mio padre, Nel 1927 aveva lasciato Caserta, dove non c’era nessuna possibilità di lavoro ed era approdato a Genova dove aveva qualche conoscenza.Forte solo della sua ottima preparazione di ragioniere e di esperto contabile aveva trovato un posto in una azienda genovese. Lavorò duramente, scalò i vari vertici aziendali diventando amministratore delegato della Piaggio, della Miralanza e della società Liberi Armatori. Un pezzo grosso che viaggiava con aereo personale e con un medico accanto, in quanto aveva problemi cardiaci. Andai da lui per portargli la classica bomboniera da laurea. Mi disse se volevo entrare in qualche banca, Con le sue conoscenze non c’era nessun problema. Ma io dissi di no, volevo fare il libero professionista, mi piaceva fare l’avvocato e decisi di ritornarmene a Caserta. Subito dopo a Napoli partecipai all’esame per l’abilitazione alla professione di avvocato. Tornato a Caserta fu il segretario generale della Provincia, l’avvocato Rotondaro a suggerirmi cosa fare. Sapeva che al Liceo ero andato sempre bene, cosi come all’Università, conosceva bene mio padre, che spesso parlando con lui gli diceva che volevo fare l’avvocato ed un giorno mi disse. Ciro, se vuoi un consiglio, mettiti a fare l’avvocato amministrativista, è una professione nuova. Cerca chi ti può fare un po’ di scuola.

A Napoli fra gli altri, c’era il famoso studio Iaccarino, c’era anche lo studio Fragola e qualche altro. Tre amministrativisti in una città di un milione di abitanti, laddove abbondavano civilisti e penalisti. Seguii per qualche mese lo studio Iaccarino. Capii subito un cosa, che dal punto di vista procedurale gli adempimenti in amministrativo erano ben poca cosa rispetto al civile. Fare un ricorso al TAR era molto semplice. La difficoltà piuttosto stava nell’intuire dove risiedeva il cuore della problematica, nell’afferrare quelle sentenze che ti potevano essere d’aiuto per arrivare appunto al cuore. Teniamo presente che in quegli anni il TAR non esisteva ancora. Ovviamente le GPA, le giunte provinciali amministrative erano degli organismi politici che avevano una visione prettamente politica della questione che si trattava. E quindi volevano che gli interessi dei cittadini venissero sempre dopo gli interessi della politica.

La sua attività è stata sempre un crescendo di successi

Mi sono sempre occupato di questioni che i miei colleghi preferivano non affrontare. Ricordo di una vertenza in materia elettorale di un comune napoletano. Io curavo gli interessi dei consiglieri di minoranza. Come controparte c’era la buonanima del professore Tesauro, rettore dell’Università, senatore, uomo politico, il principe degli avvocati amministrativisti. Aveva parlato per oltre un’ora e mezzo, ma non era mai entrato nel nocciolo della questione. Citava testi ed autori come il Cammeo, che andavano bene nell’ottocento ma che non avevano nessuna attinenza con il nostro momento attuale. Ricordo che feci una battuta. Ne fu buon testimone il fratello del vice sindaco di Napoli Marone. Nella mia replica a Tesauro, che aveva detto che le mie osservazioni erano tutte da buttare perché servivano a nulla, dissi che la mia preparazione non era stata fatta con quei testi di Cammeo ricordati dal Tesauro, ma più semplicemente sui testi CETIM, quei suntini sui quali studiavano gli studenti per prepararsi agli esami. E dissi pure che ignoravo quei testi cui faceva riferimento Tesauro perché erano testi vecchi di oltre 100 anni. Comunque io vinsi la causa. E questa vittoria in questa causa contro il famoso professore Tesauro mi dette una spinta formidabile.A Napoli si cominciava a parlare di me.

Lei è stato anche autore di diverse pubblicazioni

Ho scritto diversi libri. Le vacanze rovinate, Crisi e fallimento del matrimonio, Diritto amministrativo militare, Appalti pubblici, Il Tar secondo le sentenze, il primo libro pubblicato nel 1964 fu “Le leggi elettorali”.

Qualche ricordo del periodo universitario

L’esordio non fu dei migliori. Il primo esame fu quello di Diritto Romano col famoso professore Antonio Guarino: mi ero preparato molto bene. Prima di andare con Guarino, dovevamo fare dei pre-esami tradurre un brano giuridico dal latino, commentarlo in italiano con la prima assistente di Guarino, la professoressa Galeno, che era di Caserta, molto severa e rigorosa.Finito il colloquio con la Galeno, passai dal professore Guarino, il quale non mi fece nemmeno parlare. Nonostante avessi superato le tre prove preliminari, mi disse semplicemente: si può accomodare. Il che significava la bocciatura.Fui bocciato senza nemmeno aver potuto aprire bocca. E quella bocciatura venne annotata sul libretto. Quella fu la prima e sola bocciatura, prima di una sfilza di trenta, trenta e lode. L’esame di diritto romano lo feci al quarto anno, per ultimo. E sempre Guarino, dopo aver visto il mio libretto, e tutti i trenta che avevo, notò che quattro anni prima mi aveva bocciato. Mi guardò e mi disse: può andare, diciotto.

Ma lei ha insegnato anche alla Università

Si, partecipai ad un concorso per un posto di docente di diritto amministrativo alla Università di Macerata. Lo vinsi e per diversi anni feci il pendolare fra Caserta e Macerata. Cercai dopo qualche anno il trasferimento a Napoli, per conciliare la attività di docente con la libera professione di avvocato. Ho quasi sempre lavorato su Napoli ed era li, in via Chiaia che avevo il mio studio. Alla facoltà di Scienze Politiche a Napoli,la cattedra di Diritto Amministrativo era tenuta da Valentino, che era il genero di Amintore Fanfani. Capii che quella cattedra non l’avrebbe mai mollata e decisi allora di fare solamente l’avvocato, una attività che poi era quella che mi piaceva fare di più.

Qualche episodio che ricorda ancora

Quando venne appaltato il tribunale di Santa Maria C.V. vinse una ditta di Cesa. Un’altra ditta esclusa fece però ricorso. Si cominciò a dire in giro che quella ditta di Cesa aveva vinto per motivi politici. All’epoca a Santa Maria la DC era fortissima e il vice sindaco della città Nicola Di Muro era un uomo potentissimo. Mi venne affidata la difesa del Comune sammaritano. Di Muro ci teneva a che fosse affermato dai giudici il principio di legittimità, che il comune aveva agito in perfetta regola. Vinsi la causa, la ditta di Cesa aveva vinto regolarmente l’appalto, i motivi politici non c’entravano per nulla, il ricorso dell’altra ditta venne quindi rigettato. Per Di Muro fu una grossa soddisfazione. Dopo pochi giorni il ragioniere capo del Comune venne da me, con una delibera in bianco: scrivete l’ammontare della vostra parcella, mi disse. Mi attenni ad una parcella normale, anche se avrei potuto chiedere molto di più, in proporzione al valore dei lavori. In quella circostanza ricordo che intervenne anche il professore Sandulli, docente di chiara fama, che poi divenne presidente della Corte Costituzionale e Presidente della Rai, il quale si complimentò con me e lo disse pubblicamente: è un avvocato che merita.

Da Caserta ha avuto qualche incarico?

Uno solo, con l’amministrazione del sindaco Gallicola. Quando cioè il Comune doveva sfrattare dal cinema Comunale il commendatore Cuccaro che da anni gestiva il locale. Il contratto di gestione era scaduto da molti anni, né il Comune lo aveva rinnovato. Vinsi la causa quindi e contattai il capo degli ufficiali giudiziari, don Peppino Mastroianni, per fare eseguire appunto lo sfratto. Vado domani, vado fra qualche giorno, vado in settimana era quanto Mastroianni mi diceva. Ma stranamente questo sfratto non veniva mai eseguito. Poi dopo che erano passati svariati mesi, forse preso dal rimorso, don Peppino Mastroianni mi disse. “ Avvocato, noi stiamo andando piano con questo sfratto perchè li al cinema Comunale, nessuno paga…..”

Andai da Cuccaro e lui con molta signorilità mi disse: domani pomeriggio vediamoci al bar Stelvio da Mimi che vi consegno la chiave dei locali. E sul tappeto verde del biliardo nella saletta del bar Stelvio, venne redatto il verbale di consegna. Insomma ci volle più tempo per la esecuzione che non per la causa.

Lei ha curato anche gli interessi dei medici

Sono stato avvocato della Federazione Italiana Medici di Famiglia, ma un’altra causa che ricordo con simpatia è stata quella a favore dei medici associati. I medici di famiglia potevano avere fino a 1500 mutuati. Questi giovani medici associati, erano almeno cinque-seimila, cominciarono a battersi perché la quota degli assistiti scendesse, affinché altri medici potessero lavorare. Era una procedura che passava attraverso la Regione e il Ministero della sanità. Ed allora prima si arrivò al massimale di 1200 mutuati per medico, poi a mille, poi a cinquecento. E poi nacque la famosa incompatibilità, Vale a dire un medico o faceva la mutua o faceva l’ospedaliero. Fu una vertenza che io feci a livello nazionale. La vinsi ed ebbe naturalmente applicazione in tutta Italia. A Napoli c’era Armato, assessore regionale. Dopo la decisione dei giudici, il suo ufficio venne invaso da due-trecento medici che sentenza alla mano, chiedevano che venissero eliminati tutti i massimali allora vigenti. Figurarsi che ancora oggi c’è il dottore Tagliareni di Ragusa che mi telefona, mi ringrazia e mi parla di quei periodi, una ventina di anni fa.”

Lei ha curato anche gli interessi di don Salvatoree D’Angelo.

Un uomo straordinario don Salvatore D’Angelo, il fondatore del Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni. Un giorno mi chiamò perché aveva grossi problemi. L’industriale della pasta Russo gli aveva fatto dei pignoramenti perché da anni don Salvatore non aveva mai pagato la pasta che gli forniva. In quel periodo don Salvatore stava per trasformare il Villaggio da associazione in una fondazione. Questi pignoramenti, che certamente sarebbero stati eseguiti, rischiavano di bloccare questa iniziativa. Vedi cosa puoi fare mi disse molto preoccupato. Andai a Cicciano nello stabilimento di Russo per cercare di farlo desistere dalle azioni legali.“ In fondo- gli dissi- don Salvatore non aveva ancora pagato la pasta perché non aveva i soldi, e quella pasta la mangiavano quei poveri ragazzi senza famiglia. Ma certamente è sua intenzione pagare quanto era dovuto.” E per confermare la validità delle buone intenzioni di don Salvatore tirai fuori dalla borsa un malloppo di nuove cambiali che don Salvatore mi aveva dato per rinnovare quelle vecchie mai pagate. Il commendatore Russo dopo aver gridato come un ossesso, alla fine chiamò la segretaria e le disse: porta via tutto questo incartamento e brucialo, è un omaggio che faccio a questa nuova Fondazione.” E cambiali, assegni post datati, promesse di pagamento finirono al rogo. Quando tornai a Maddaloni, don Salvatore, mi disse: “Vedi, questo è un segno di Dio. Puoi dire al commendatore Russo, che ora gli farò dire una messa al giorno.”





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