ORDINANZA CASO COSENTINO: LA GIUNTA DI MONTECITORIO RESPINGE, 11 a 6
Data: Mercoledì, 25 novembre @ 12:09:43 CET
Argomento: Cronaca




CASAL DI PRINCIPE (Caserta), 25 novembre 2009 - La Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio ha detto no alla richiesta di arresto nei confronti del sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La proposta del relatore Nino Lo Presti di negare l’autorizzazione al Tribunale di Napoli è infatti stata approvata con 11 voti a favore, 6 contrari e un astenuto, il radicale del Pd Maurizio Turco. Il resto dei democratici, compreso il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti, ha respinto la proposta del relatore aderendo quindi alla richiesta di arresto, mentre i due componenti dell’Udc hanno espresso voti diversi fra loro: Domenico Zinzi contrario all’arresto, Pierluigi Mantini favorevole così come l’Idv Federico Palomba. Bruno Cesario, campano, ex Pd, da ieri con il movimento di Francesco Rutelli, era assente. Il caso Cosentino andrà in Aula «non prima di due settimane», spiega Castagnetti che motiva così il suo voto favorevole all’arresto del sottosegretario all’Economia: «C’è l’obbligo del provvedimento, siamo in presenza di 416-bis e la custodia cautelare in carcere è un atto obbligatorio. Durante il dibattito in Giunta sono emersi elementi di solidità e di gravità degli indizi a carico di Cosentino che hanno indotto il gip ad assumere questo tipo di provvedimento». «Abbiamo letto molto accuratamente l’ordinanza - assicura la capogruppo del Pd in Giunta, Marilena Samperi - proprio perché parlare di libertà personale è delicato a maggior ragione in questo caso che va ad intaccare il plenum dell’Assemblea». Quanto alla decisione del radicale del Pd Maurizio Turco di astenersi, minimizza: «I radicali fanno sempre battaglie a sé...». Turco infatti è contrario alla richiesta di arresto di Cosentino ma, spiega, «se avessi votato con la maggioranza non avrei potuto poi presentare in Aula una mia relazione di minoranza per spiegare la ragioni della mia contrarietà che sono diverse da quelle di Pdl e Lega». Per il relatore Lo Presti «c’è un fumus persecutionis oggettivo. Negli atti non ci sono elementi sufficienti per sradicare Cosentino dai suoi elettori».





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