CASO COSENTINO /2: L'AUT AUT DI SCHIFANI TRA I 'SINISTRI' FINI E GRANATA
Data: Martedì, 17 novembre @ 21:15:04 CET
Argomento: Politica




Roma, 17 nov (di Nicholas D. Leone) - Sale il livello di tensione nella maggioranza. E crescono - anche dal punto di vista della gerarchia istituzionale - gli avvertimenti nel centrodestra rispetto alla possibilità di ricorrere al voto anticipato. Un’escalation che ottiene la massima visibilità con il monito del presidente del Senato, Renato Schifani: “Compito della maggioranza è garantire che in Parlamento il programma del governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo. Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale. È sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori”. Una messa in guardia che s’inquadra in u dibattito politico segnato, sul versante del centrodestra, da frequenti divaricazioni. In particolare sul tema della giustizia e sul caos Cosentino. Nel Pdl hanno lasciato il segno le esternazioni della componente finiana su aspetti del disegno di legge sul processo breve giudicati inaccettabili dai settori vicini al presidente della Camera. Di certo non è passata inosservata la frecciata del vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, contro l’eventualità di nuove “ghedinate” sulla giustizia. Oggi Bocchino ha fatto discutere intervenendo sul caso del deputato Pdl e sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, di cui l’opposizione invoca le dimissioni dopo la richiesta di arresto girata alla Camera dalla magistratura napoletana. La novità è che, per stoppare Cosentino (anche in merito al suo ruolo in vista delle Regionali in Campania), i finiani si dicono pronti a sommare i propri voti a quelli dell’opposizione. Un’ipotesi fatta balenare da Fabio Granata e oggi ribadita, almeno in parte, da Bocchino. Che al tg3 ha dichiarato: “Valuteremo, se ci sarà una mozione di sfiducia da parte dell'opposizione. Noi riteniamo sarebbe opportuno un passo indietro da parte del sottosegretario”. E comunque, di una candidatura di Cosentino per la Regione Campania - ha ribadito Bocchino - non se ne parla. Dopo che le agenzie di stampa hanno rilanciato il monito di Schifani, molti hanno subito collegato l’allarme del presidente del Senato a posizioni eterodosse come quelle ipotizzate da Bocchino. Ma nelle valutazioni della seconda carica dello Stato si coglie anche un’eco delle riflessioni espresse nei giorni scorsi, anche sul tema delle elezioni anticipate, da Gianfranco Fini. Il quale da un lato aveva tenuto il punto sul processo breve, difendendo il compromesso siglato con Silvio Berlusconi, ma al contempo aveva avvertito che il voto anticipato non verrebbe capito dalla gente e sarebbe “il fallimento della legislatura, che è nata con una maggioranza molto ampia” e che ha visto “la nascita del Pdl, un vanto per Berlusconi. La fine della legislatura - aveva aggiunto Fini - sarebbe un fallimento anche del Pdl”. Non solo: “Non è prerogativa del premier - aveva ricordato il presidente di Montecitorio - sciogliere le Camere, ma del capo dello Stato”. Su questo, la differenziazione rispetto alla linea tracciata oggi da Schifani è netta. E il capo dello Stato contribuisce in qualche modo ad accentuarla ricordando che attualmente vige nel paese una democrazia parlamentare, una soluzione tuttora “valida”. E - ha ironizzato Giorgio Napolitano - non potrà essere lui, presidente di una Repubblica parlamentare, a fare “propaganda per un’altra Repubblica”. Le parole di Schifani gli sono subito valse critiche, variamente formulate, dall’opposizione: se per Antonio Di Pietro il presidente del Senato difende “il sultano”, secondo Pier Luigi Bersani il messaggio odierno denota che “la maggioranza ha problemi grossi”. Pd e Udc rammentano poi a Schifani che il potere di sciogliere le Camere è nelle mani di Napolitano. Contro il presidente del Senato viene aperto un “fuoco amico” anche da settori del centrodestra: il finiano Granata segnala alla seconda carica dello Stato, a suo giudizio vittima della “sindrome del complotto”, che le questioni innescate dalla bocciatura del lodo Alfano “non sono ascrivibili come programma di governo”. Un altro ex An come il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, si muove invece nel solco di Schifani spiegando che “per evitare elezioni anticipate basta tenere salda e coesa la maggioranza, nel rispetto del mandato degli elettori che hanno detto al centrodestra di governare e di attuare il programma. Questo è il cammino che ci attende e tutti – ricorda Gasparri - sono chiamati a condividerlo”. Alla maggioranza servono “nervi saldi e idee chiare”, doti di cui la coalizione dispone, rammenta il ministro della Difesa e coordinatore Pdl Ignazio La Russa. Mentre Fini schiva le polemiche odierne, esortando in generale a far sì che, almeno sulle “grandi questioni”, le forze politiche cerchino “un modello condiviso dell’Italia futura”, non in omaggio al “consociativismo” ma sulla scorta un opportuno “trasversalismo positivo”. Che per Fini significa “esercitare la leadership nel senso migliore”, vale a dire “preparando e guidando gli umori” del paese anziché limitandosi ad assecondarli. Intanto, il governo pone alla Camera la fiducia sul controverso decreto che contiene la privatizzazione dei servizi pubblici locali, acqua compresa. Per il repubblicano Francesco Nucara - che chiede “quale sarebbe l’occasione in cui la maggioranza avrebbe mancato di coesione nei confronti del programma sottoscritto davanti agli elettori” - la coesione del centrodestra “verrà messa alla prova” con la conta in programma domani a Montecitorio. (Velino-Sera)





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