CASO COSENTINO SU GIORNALI: PER BOCCHINO ACCUSE INCONSISTENTI E SENZA RISCONTRO
Data: Mercoledì, 11 novembre @ 09:57:05 CET
Argomento: Cronaca




CASERTA, 10 NOVEMBRE 2009 - "'Sappi che il mio padrone è Nicola Cosentino, e più di quello nes­suno ti poteva raccomandare... fai conto che sei già dentro'. Così diceva l’imprenditore in odore di camorra al giova­ne che aspettava l’assunzione nel con­sorzio Eco4, nato per gestire lo smalti­mento dei rifiuti nell’area casertana. E lui, Nicola Cosentino, confermava: 'L’Eco4 è una mia creatura, l’Eco4 song’io!'. È la storia di questo consorzio - si legge sul CORRIERE DELLA SERA - già al centro di altre indagini antimafia che porta il sottosegretario all’Economia, nonché coordinatore del Pdl in Campa­nia, all’accusa di concorso esterno in as­sociazione camorristica, con la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dalla procura di Napoli al giudice per le indagini preliminari. I capi di imputazio­ne contro Cosentino sono pesanti. 'Con­tribuiva, sin dagli anni Novanta, a raffor­zare vertici e attività dei gruppi camorri­sti Bidognetti e Schiavone, dai quali rice­veva puntuale sostegno elettorale'. Inol­tre, negli anni avrebbe 'garantito il per­manere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa e amministrazioni pubbliche'. E la richiesta di arresto viene giustifica­ta anche con 'la persistenza del debito di gratitudine' che il sottosegretario avrebbe verso i clan di Casal di Principe. L’inchiesta si basa sulle dichiarazioni di sei collaboratori di giustizia. Il ruolo centrale è quello di Gaetano Vassallo, un imprenditore legato, per sua stessa ammissione, alla cosca di Francesco Bi­dognetti. Il nome dell’esponente politi­co del Pdl Vassallo lo fa ai magistrati per la prima volta l’1 aprile del 2008, raccon­tando di un incontro tra il sottosegreta­rio e Sergio Orsi, l’imprenditore che defi­niva Cosentino 'mio padrone', e che con il fratello Michele (ucciso a Casal di Principe nel giugno del 2008) gestiva l’Eco4. 'Posso dire che la società Eco4 era controllata dall’onorevole Cosentino e anche l’onorevole Landolfi (Mario Lan­dolfi, parlamentare e vicecoordinatore del Pdl in Campania; ndr ) aveva svariati interessi in quella società. Presenziai personalmente alla consegna di cin­quantamila euro in contanti da parte di Orsi Sergio all’onorevole Cosentino, in­contro avvenuto a casa di quest’ultimo a Casal di Principe'. In un’altra deposizione, Vassallo rife­risce quanto gli avrebbe raccontato uno degli esponenti della famiglia Bidognet­ti nel corso di un summit: 'Ricordo che si fecero i nomi anche di alcuni politici nazionali. In particolare, Bidognetti Raf­faele (...) riferì che gli onorevoli Italo Bocchino (vicecapogruppo del Pdl alla Camera; ndr ), Nicola Cosentino, Genna­ro Coronella (senatore Pdl; ndr ) e Lan­dolfi facevano parte del 'nostro tessuto camorristico''. L’Eco4 era un’azienda che il gip defini­sce 'pura espressione della criminalità organizzata'. Va ricordato che si tratta di società a capitale misto, quindi anche pubblico, governata di fatto da perso­naggi detti 'Zio' (soprannome di Fran­cesco Bidognetti), 'Panzone' e 'Gigino o’ drink' e dove aveva un ruolo anche un personaggio come Emilio Di Cateri­no (poi pentito), uno degli autori del massacro di Castelvolturno, in cui il gruppo stragista dei Casalesi uccise set­te immigrati. Nel 2002, Eco4 entra nel progetto per la realizzazione del termo­valorizzatore nella provincia di Caserta. La sede viene scelta a Santa Maria La Fossa, attraverso una procedura che pas­sa dal Commissariato straordinario per i rifiuti, all’epoca gestito da Antonio Bas­solino, il quale, chiamato a testimonia­re, 'non sapeva fornire ragioni' sull’or­dinanza firmata dal suo vice Giulio Fac­chi, nome che appare più volte nelle in­tercettazioni telefoniche dei 'dirigenti' di Eco4. A quel tempo, Santa Maria La Fossa non è però sotto il controllo dei Bidognetti ma degli Schiavone, il più po­tente clan dei casalesi. Quindi Vassallo, che nella società è il referente dei Bido­gnetti, viene messo da parte: 'L’onore­vole Cosentino mi spiegò quali erano le ragioni della mia esclusione dal consor­zio. Mi spiegò che ormai gli interessi economici del clan dei casalesi si erano focalizzati, per quanto riguarda il tipo di attività in questione, nell’area geografi­ca controllata dagli Schiavone (...) e che pertanto il gruppo Bidognetti era stato 'fatto fuori' perché non aveva alcun po­tere su Santa Maria La Fossa. Ne deriva­va la mia estromissione. In poche parole l’onorevole Cosentino mi disse che si era adeguato alle scelte fatte 'a monte' dal clan dei casalesi'". Sempre sul CORRIERE la replica dei politici tirati in ballo dal pentito: "'Gaetano Vassallo è un farabutto che dice solo falsità'. Si di­fendono i politici tirati in ballo dal pentito Vassallo, ex colletto bianco del clan camorristico Bidognetti. Smentiscono le accuse contenute nel­le carte dell’indagine sul sottosegre­tario Nicola Cosentino. A partire da quella più netta: 'Gli onorevoli Italo Bocchino, Nicola Cosentino, Genna­ro Coronella e Landolfi facevano par­te del nostro 'tessuto camorristi­co''. E di aver sentito più volte parla­re di loro come 'personalità' 'a di­sposizione' degli interessi del clan. Il vicecapogruppo pdl alla Camera Bocchino sceglie una difesa 'soft'. 'Quella citazione del mio nome è un fatto incidentale. Credo sia solo per­ché sono tra i quattro politici eletti lì. Ma io nemmeno vivo sul territo­rio come gli altri. Sto a Roma. Non ho mai conosciuto questa gente, mai frequentati, mai chiesto un’assunzio­ne al consorzio di bonifica. Sono na­to ad Aversa, ma a 10 anni sono stato a Perugia. Da portavoce di Pinuccio Tatarella venni eletto lì come ester­no, ma non faccio parte di quel terri­torio'. Si dissocia? «Beh, quello è un territorio difficile. Ma un conto è la sociologia, un conto le responsabili­tà penali. E, tolte le segnalazioni per le assunzioni, mi sembra che contro Cosentino, in queste carte, c’è poca roba'. E i sei pentiti? 'Quello sicura­mente è un dato forte, ma di riscon­tri mi pare c’è poco'. Si dichiara 'sdegno e incredulo' Gennaro Coronella, senatore pdl. 'Mi meraviglio come si possa dar credito a un figuro che non ho mai conosciuto', dichiara, annunciando azioni legali e civili a difesa della sua reputazione. Ancora più severo contro il penti­to 'farabutto' il parlamentare pdl Mario Landolfi. 'Vassallo è un cocai­nomane. Lo ha detto lui stesso. E non ha mai avuto l’onore di guardar­mi in faccia'".





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