CASERTA, CASO COSENTINO: ECCO LA VICENDA SUI GIORNALI DI OGGI
Data: Martedì, 10 novembre @ 11:05:05 CET
Argomento: Giudiziaria




CASERTA, 10 NOVEMBRE 2009 - “Sarà l’aula di Montecitorio, sulla base della relazione della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera - dice il CORRIERE DELLA SERA - a decidere se la magistratura napoletana può arrestare o no Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia del governo in carica, coordinatore del Pdl in Campania e, almeno fino a ieri, aspirante e probabile candidato per il centrodestra alla carica di governatore alle elezioni regionali della prossima primavera. Il giudice per le indagini preliminari Raffaele Piccirillo ha accolto la richiesta di arresto per concorso esterno in associazione camorristica avanzata nel giugno scorso dai sostituti procuratori Giuseppe Narducci e Alessandro Milita, e ha inoltrato il fascicolo alla giunta della Camera. Fino a ieri sera non era stato ancora depositato presso la segreteria della presidenza, ma dal tribunale di Napoli è partito, quindi è soltanto una questione di tempi tecnici che non slitteranno oltre oggi. Nicola Cosentino è accusato da almeno sei pentiti della camorra casalese, che lo indicano come il referente politico istituzionale dei clan soprattutto in relazione allo smaltimento illecito dei rifiuti. Già nel 2008 la procura di Napoli ne aveva richiesto l’arresto, ma in quella occasione il gip aveva respinto. Da allora, però, il lavoro di indagine - prosegue il CORRIERE DELLA SERA - è andato avanti e al giudice sono giunte integrazioni raccolte dai due pm titolari dell’inchiesta. Ai primi tre collaboratori di giustizia che nelle loro deposizioni avevano cominciato a parlare dell’esponente del Pdl, se ne sono aggiunti altrettanti, l’ultimo dei quali avrebbe fornito agli inquirenti importanti riscontri. L’indagine non riguarderebbe soltanto Nicola Cosentino ma vedrebbe coinvolti altri. insospettabili, funzionari dello Stato e probabilmente anche parlamentari, ma il gip Piccirillo ha stralciato la posizione del sottosegretario all’Economia, rinviando ai prossimi giorni l’accoglimento o meno delle misure richieste nei confronti degli altri indagati. Alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera arriva quindi un fascicolo in cui è contenuta soltanto la posizione di Cosentino, i parlamentari che dovranno esaminarla troveranno gli omissis sui nomi di tutte le altre persone coinvolte nell’indagine dei pm Narducci e Milita. E non ci saranno nemmeno verbali del parlamentare, che gli inquirenti non hanno ritenuto di interrogare. Proprio ieri mattina il legale di Cosentino, l’avvocato Montone, era stato in procura e in tribunale per chiedere al procuratore Giovandomenico Lepore e al gip di consentire al suo assistito di essere interrogato o in alternativa di rilasciare una dichiarazione spontanea Ma né la pubblica accusa né il giudice delle indagini preliminari hanno ritenuto che fosse il caso di fissare la data di una deposizione”.

“Ormai - scrive Marco Imarisio sul CORRIERE DELLA SERA - sbrigava le faccende di segreteria davanti alla chiesa. Ogni domenica, quando tornava a Casal di Principe, Nicola Cosentino riceveva all’aria aperta le persone che volevano parlargli. Il sottosegretario all’Economia ha il terrore del paese d’origine, di quello che potrebbe significare per una carriera politica che dallo scorso anno ha decisamente virato in alto. La richiesta d’arresto di ieri sembra giustificare le sue paure. Il passato torna sempre. E se cinque pentiti non bastavano, a confermare le tesi dell’accusa ne è arrivato un altro. Era il 12 maggio quando veniva ufficializzato l’ingresso dell’avvocato aversano nel governo. Ma proprio in quei giorni l’omicidio dell’imprenditore Michele Orsi faceva saltare il fragile equilibrio esistente nelle sue terre tra Stato e antiStato. Il vaso di Pandora si stava per aprire. E le voci su Cosentino e sulla sua famiglia avevano all’improvviso ripreso consistenza. Il primo a parlare, molto tempo fa, era stato Dario De Simone, uno dei capi dei Casalesi. Fu lui, nel 1996, mentre i suoi ex amici gli massacravano il padre e un figlio, a fare il nome di Nicola Cosentino,, affermando che ‘l’onorevole era a disposizione per qualunque cosa noi gli avessimo potuto domandare’. Carmine Schiavone, cugino e alleato di Francesco Schiavone, Sandokan, il capo indiscusso dei Casalesi, aveva raccontato nel gennaio 2000 i presunti rapporti del futuro sottosegretario all’Economia con l’altro grande clan di camorra, i Bidognetti, sostenendo che Cosentino ricevette il loro appoggio nelle elezioni del 1982. Il suo debutto politico come consigliere comunale, a 21 anni appena. Erano seguite le parole di Domenico Frascogna, il quale sosteneva che Sandokan mandasse messaggi dalla latitanza usando come postino ‘un politico di Casal di Principe che opera ormai a livello superiore’. A queste tre testimonianze ‘storiche’, la scorsa primavera si sono aggiunte le parole di Michele Froncillo, che indicava Cosentino come il ‘contatto’ dei clan per gli appalti pubblici. E poi quelle di Gaetano Vassallo, che costituiscono l’architrave di questa inchiesta. Nel maggio 2008 - prosegue Imarisio sul CORRIERE DELLA SERA - mentre Cosentino celebrava la sua definitiva ascesa, il pentito dei rifiuti, così veniva chiamato prima che la sua identità diventasse pubblica, aveva raccontato del controllo ferreo dell’avvocato di Casal di Principe sul consorzio Eco4, la struttura che gestiva gli appalti per lo smaltimento dell’immondizia e per la costruzione di future discariche e termovalorizzatori. Una gestione che secondo Vassallo veniva fatta in nome e per conto di Sandokan. ‘Mi sono incontrato più volte con Cosentino, e come me lo hanno fatto anche altri’ ha dichiarato più volte il pentito. Ma alla fine l’uomo che forse deciderà delle sorti politiche di Nicola Cosentino e un napoletano. Il sesto pentito. Luigi Guida, 53 anni, avversario storico di Giuseppe Misso, il boss del rione Sanità. Una decina di anni fa, dopo un alleanza stipulata in carcere, era diventato il gestore degli affari di Francesco Bidognetti, l’altro grande boss casalese. All’inizio della scorso settembre ha cominciato a collaborare. E per prima cosa ha confermato le parole di Gaetano Vassallo, a proposito dei suoi incontri con uomini politici della zona per discutere di appalti e rifiuti, il nuovo business che avanza. Il cerchio che si chiude. Sono due anni che Nicola Cosentino ha lasciato la sua Casal di Principe per vivere a Caserta con la moglie insegnante e i loro due gemelli. Ha sempre ribattuto alle accuse sostenendo di essere ‘di seconda generazione’. Suo padre, Silvio, ha un casellario giudiziale importante che va dalle lesioni al sequestro di persona (i fatti risalgono a due anni prima della nascita di Nicola, penultimo dei suoi sette figli). ‘O’ meritano’ è il suo soprannome, e il sottosegretario all’ Economia lamenta sempre di vedersi definito così sui giornali, in una specie di ambigua continuità. ‘Come se da queste parti fossimo tutti uguali, tutti segnati’ ha detto di recente. Casal di Principe, come una maledizione”, conclude Imarisio sul CORRIERE DELLA SERA.

“Prima ancora di conoscere il dettaglio e la fondatezza delle accuse mosse al sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, deputato del Popolo della libertà - scrive Giovanni Bianconi sul CORRIERE DELLA SERA - sarà bene fare una precisazione. Preventiva e ‘di metodo’ su questa nuova inchiesta che evidentemente riguarda le contiguità e collusioni anche istituzionali della criminalità organizzata al Sud. L’indagine, che stavolta riguarda la camorra e la Campania, non sia utilizzata per alimentare le già troppo accese polemiche tra politica e giustizia. Né la vicenda che c’è dietro - per come sarà svelata dagli atti giudiziari finora raccolti - sia incastonata e confusa nella conflittualità ormai endemica tra magistratura da un lato, partiti, governo e Parlamento dall’altro. Anche nel ‘caso Cosentino’ c’è da auspicare, e anzi da pretendere, un corso rapido della giustizia, nel rispetto della presunzione d’innocenza e di tutte le garanzie nei confronti dell’indagato. Ma, appunto, la giustizia deve fare il suo corso, e la magistratura che l’amministra non può essere delegittimata - tantomeno preventivamente - attraverso le rituali accuse di moventi politici mascherati o simili insinuazioni.’ Anche perché si tratta della stessa magistratura che abitualmente indaga sugli intrighi e le malefatte di una criminalità come la camorra che ha infiltrato tutti i partiti e rappresenta un vero pericolo non solo per i cittadini della Campania. Una forma di Antistato che non si limita ad ammazzare senza scrupoli e con modalità agghiaccianti, come ha mostrato il video-shock dell’esecuzione diffuso solo qualche settimana fa, ad imporre estorsioni e tangenti, ma s’insinua nei gangli dello Stato fino a corromperli, corroderli e piegarli alle sue necessità. Contro di essa è indispensabile muoversi col massimo rigore, garantendo rispetto a chi è in prima linea nell’accertamento delle responsabilità. II ministro dell’Interno Maroni e altri esponenti del governo e della maggioranza - continua Bianconi sul CORRIERE DELLA SERA - rivendicano spesso, a volte con ragione, i risultati ottenuti nella lotta a tutte le mafie, dovuti anche e soprattutto al lavoro degli investigatori e degli inquirenti; compresi quelli ‘anti-camorra’ che indagano sul clan dei casalesi e sull’onorevole Cosentino. Al di là delle dichiarazioni, questa è l’occasione per dimostrare ancor più una reale volontà di combattere e sconfiggere la criminalità organizzata ed evitare la delegittimazione della magistratura, che si trasformerebbe nell’indebolimento dello Stato e in un favore (forse il più grande e più desiderato) concesso agli esponenti dell’Antistato inquisiti, arrestati e condannati. Sarà lo stesso onorevole Cosentino a decidere sull’opportunità di fare un passo indietro di fronte a una richiesta d’arresto per il reato di concorso in associazione camorristica; magari per non mettere in imbarazzo un governo che ha già le sue difficoltà ad affrontare in maniera credibile il nodo delle riforme in materia di giustizia, troppo spesso legate a specifiche esigenze politiche. Da tempo si parla di lui come possibile candidato del centrodestra nella corsa per la guida della Regione Campania, scelta che ricade nella responsabilità del suo partito. Anche in questo caso, preventivamente rispetto al merito delle decisioni da prendere, sarebbe il caso che i partiti si dessero la regola di individuare persone che non corrano il rischio di restare impigliate in qualche indagine antimafia. Tutti i partiti. In Campania, dove pure i partiti d’opposizione non sembrano godere di ottima salute sotto questo aspetto, e non solo”, conclude Bianconi sul CORRIERE DELLA SERA.

“‘A questo punto, voglio leggere le carte. Voglio capire da cosa mi devo difendere’. Alle otto di sera - riporta su LA STAMPA Guido Ruotolo - Nicola Cosentino è disorientato. Farà un passo indietro? ‘E’ complicata la storia, perché la mia candidatura nasce dal territorio. Certo, bisognerà riflettere. Voglio prima capire le accuse che mi vengono contestate’. Lui dalla sua terra, Casal di Principe, è scappato, ‘per evitare problemi’. Da quattro anni vive a Caserta, dove i figli li ha mandati a studiare dai Salesiani. E in questi giorni di passione ha preso disperatamente ancora di più le distanze da Gomorra: ‘Terra infame, anche i miei fratelli se ne stanno andando, stanno delocalizzando le loro aziende’. Troppo tardi, forse. Perché Gomorra stritola tutti. E il passato non può essere rimosso. Lui aspetta di leggere le carte, temendo qualche sorpresa. In questi giorni i suoi difensori sembravano convinti di poter dimostrare la sua innocenza. Un anno fa, ‘L’Espresso’ pubblicò una caterva di puntate di dichiarazioni di pentiti dei Casalesi che compromettevano Nicola Cosentino. Settimane di lavoro per smontare a una a una le accuse dei vari Carmine Schiavone o Dario De Simone. Persino le dichiarazioni recenti dell’imprenditore Gaetano Vassallo sembravano contestabili. ‘Sono tutte fesserie, storie risalenti agli Anni 90 che non stanno in piedi’. E invece è la vicenda del Consorzio ‘Eco4’ a svelare quello scambio di relazioni compromettenti tra Cosentino e i Casalesi. Il resto è un ‘contesto’, più che contestazioni penali. La storia della sua famiglia è quella di una ‘Dinasty’ di provincia. Lui, il braccio politico, i fratelli quello imprenditoriale (petroli e immobili). In questi mesi - prosegue Ruotolo su LA STAMPA - non ha mai pensato di dover fare un passo indietro. Non foss’altro che per le relazioni parentali compromettenti. Suo fratello Giovanni è sposato con Maria Diana, figlia di Costantino, un imputato del processo Spartacus; Mario, invece, è sposato con Mirella Russo, sorella di Giuseppe, ‘Peppe ’u padrino’, ergastolano; Antonio, un altro fratello, fu beccato in compagnia di un pregiudicato. Infine un cugino, Giovanni Palmiro, è sposato con Alfonsina Schiavone, figlia di un cugino di ‘Sandokan’. ‘Costantino Diana era innocente. Peppe ’u padrino era un ragazzino di 14 anni quando mio fratello si fidanzò con la sorella. Antonio, mica può chiedere a tutti i certificati penali...’. Non capisce, Nicola Cosentino, la maledizione dei rapporti familiari compromettenti. C’è una vicenda controversa, è quella della certificazione antimafia negata (ma poi successivamente concessa) alla Aversana Petroli dei fratelli Cosentino. Per i giudici amministrativi ‘i legami parentali rappresentano elementi univoci e non contestati, da cui ragionevolmente può dedursi che sussisteva il pericolo di infiltrazione mafiosa’. Ma lui ha sempre negato che queste relazioni fossero degli ostacoli insuperabili. E’ inspiegabile la sua ascesa politica travolgente. Ex socialdemocratico, dopo Mani Pulite passò il turno. Anzi, nel 1994 votò per i candidati di centrosinistra, non per Forza Italia. Poi, la scelta di campo. Alle ultime provinciali del 2005 ha perso contro il candidato del centrosinistra Alessandro De Franciscis. E si sono aperte le porte della scalata interna a Forza Italia. Segretario regionale, parlamentare, sottosegretario. Spiega un autorevole magistrato casertano: ‘La sua forza non si può spiegare solo con la potenza economica della sua famiglia’”.





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