CAMORRA E AFFARI PER SCALATA LAZIO CALCIO: SEQUESTRO AL RE DEL GAS
Data: Mercoledì, 23 settembre @ 10:33:37 CEST
Argomento: Cronaca




SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 22 settembre 2009 – Ammonterebbe a oltre due milioni e mezzo di euro il valore dei beni (tra cui quote societarie) sequestrati dai militari delle Fiamme Gialle della tenenza della Guardia di Finanza di Mondragone e riconducibili all’imprenditore Giuseppe Diana, di Casal di Principe, titolare anche della «Diana Gas» di Mondragone nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli che lo ha visto destinatario di un’ordinanza cautelare in carcere. Si tratti di beni ritenuti nella disponibilità di Diana coinvolto, qualche anno fa, in un’inchiesta antimafia riguardante una truffa ai danni dello Stato ed estorsione ai danni della società Eco 4 organizzata per favorire personaggi appartenenti ad organizzazioni mafiose. In passato l’imprenditore subì un precedente sequestro che interessarono alcune unità immobiliari ubicate in vari comuni campani e nelle province di Cosenza e Latina e alle azioni societarie della «Masseria Pucci Spa», con sede legale a Roma ma operativa a Falciano del Massico. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato, in particolare, 37 unità immobiliari e 5 complessi aziendali e relative quote, ubicati in diverse province della Campania e del Lazio, tutti riconducibili a Diana, che si trova già in carcere, a Trapani, dopo essere stato recentemente arrestato, tra l'altro, proprio per il tentativo di riciclaggio di denaro proveniente dalle casse del clan dei Casalesi, da utilizzare per la scalata della Lazio. In relazione a quest’ultima vicenda, lo scorso agosto scattò una seconda ondata di arresti nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma che l’anno scorso evitò la scalata - da parte dell’imprenditore ritenuto vicino alla camorra - della società calcio Lazio. Sette le ordinanze eseguite, su dieci emesse mentre tre risultarono irreperibili: i «Long John» Giorgio Chinaglia (attualmente negli Usa), il faccendiere ungherese Zoltan Szlivas e un commercialista romano. Le ordinanze scaturirono da un iter giudiziario che ha avuto l’avvio nel luglio del 2008 dell’inchiesta sul tentativo di acquisto del club laziale attraverso somme di denaro del clan dei Casalesi comunque collegate ad attività di concorrenza sleale. La scalata, secondo l’accusa, sarebbe stato condotta con atti violenti ed intimidatori, secondo modalità mafiose. I provvedimenti eseguiti avrebbero confermato gli esiti delle indagini condotte in stretto coordinamento tra il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, la Digos, della Questura di Roma e della Tenenza della Guardia di Finanza di Mondragone finalizzate ad individuare e chiarire tempi, modalità e circostanze con le quali sono state ideate e poste in essere, dal 2004 al 2006, indebite pressioni ed attività illecite, anche violente, tese a costringere l'azionista di riferimento della Lazio a cedere la propria quota di partecipazione. Gli investigatori hanno ricostruito il tentativo di riciclare 24 milioni di euro affidati a Diana, depositati in Ungheria e destinati a confluire, nei piani degli indagati, su conti della banca della Tuscia e del San Paolo Imi. A settembre 2004 ci sarebbe stata un'offerta (respinta) di sponsorizzare la Lazio per la Coppa Uefa e la Coppa Italia: due milioni poi sequestrati. Tra il 2005 e il 2006 il gruppo avrebbe provato a scalare il club «attraverso un programma di finanziamento clandestino sostenuto da azioni minatorie e violente, orchestrate per indurre» Lotito «a negoziare la cessione del capitale di controllo». (Casertasette.com)





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