RIFIUTI E AFFARI,PDCI:"NO A FIBE.STRAVOLTO PIANO RASTRELLI DA LOSCO E BASSOLINO"
Data: Giovedì, 25 marzo @ 04:30:42 CET
Argomento: Ambiente


La gestione fallimentare della Fibe, l'affare Fibe-Fise (gruppo Romiti), l'atipico ruolo della Sogin, il giallo dei dati sulla diossina non resi noti dalla Regione e lo stravolgimento - da parte di Losco e Bassolino - del piano sui Cdr di Rastrelli: in una conferenza stampa tenutasi a Napoli, i consiglieri del Partito dei Comunisti Italiani traccia, forse, per la prima volta da quando è scoppiata l'emergenza rifiuti, i veri motivi che hanno portato alla grave situazione in Campania. Una serie di verità "scomode" che nessuno aveva mai osato dire



"Il Piano straordinario per l'emergenza rifiuti, nelle sue versioni Rastrelli-Losco-Bassolino, è fallito in tutti i suoi aspetti e ha innescato una catena di atti illegalità che hanno avvantaggiato la sola Fibe". Lo ha dichiarato il consigliere regionale del PdCi Francesco Specchio, che, presso la sede del Consiglio regionale, ha tenuto, insieme con il capogruppo e il consigliere regionale del partito Vittorio Nolli e Francesco Maranta, il segretario regionale dei Comunisti italiani Giacomo De Angelis e altri esponenti del PdCi, una conferenza stampa. "Si continua a sostenere che per risolvere le varie emergenze rifiuti nella nostra regione è necessario costruire i termovalorizzatori, ma si tratta di un falso" ha aggiunto Specchio, secondo il quale "in Campania, in tanti anni di commissariamento, nulla è stato applicato di quanto previsto dal decreto Ronchi, a cominciare dalla raccolta differenziata, cosicché i nostri rifiuti restano allo stato tal quale, nonostante il trattamento in impianti Cdr che non hanno mai funzionato a norma". "Infatti - ha aggiunto - la questione rifiuti è stata esclusivamente un affare per le grandi lobby del potere economico e per la Fibe, alla quale si è permesso di ammassare i rifiuti in discariche illegali, e di alimentare gli interessi della Fise Impianti (facente capo allo stesso gruppo Romiti) che ha usufruito dei fondi europei su ogni cosiddetta ecoballa che usciva dagli impianti". Per i Comunisti Italiani uno dei passi fondamentali per uscire dall'emergenza rifiuti è "dichiarare definitivamente chiuso il periodo di gestione Fibe", nonché, "dire basta alla gestione commissariale, straordinaria, divenuta ormai ordinaria, ritornare alla gestione autonoma del ciclo di smaltimento dei rifiuti da parte delle Province, abbandonare definitivamente l'idea della costruzione dei termovalorizzatori per sostituirla con impianti di essiccazione e compressione a freddo, prevedere luoghi di raccolta dei residui, di concerto con gli Enti locali e i cittadini, avviare una campagna di sensibilizzazione per la raccolta differenziata da effettuare porta a porta e rendere concreti gli incentivi previsti dal decreto Ronchi per accelerare il processo di riciclaggio e riuso". Quanto ai controlli ambientali, "bisogna dire basta alla loro attribuzione a organismi privati, come avvenuto con la Sogin, che fa capo al generale Carlo Jean, dei Servizi Segreti Italiani - ha spiegato Specchio - una società che ha sempre negato l'esistenza dell'inquinamento da diossina, tema sul quale lo stesso assessorato regionale alla sanità rifiuta di rendere noti i dati relativi all'alto napoletano e al basso casertano, dove si è giunti a migliaia e migliaia di capi di bestiame sequestrati perché contaminati dal veleno sprigionato dalla combustione illegale dei rifiuti". Un settore nel quale "si persevera in errori e carenze, come la permanenza di un organismo inutile come la task force regionale, diretta dall'ineffabile dottor Falessi, che dovrebbe dimettersi, contro la diossina, e la costituzione di società miste per il monitoraggio ambientale, come la Pam, le cui funzioni, non solo si sovrappongono e si confondono con quelle dell'Arpac, ma determinano una situazione nelle quale controllori e controllati sono tutt'uno". Per Maranta "il fallimento del Piano rifiuti é imputabile soprattutto al suo ideatore, l'ex presidente della Regione Antonio Rastrelli, e poi a coloro che, nel succedergli e agendo da 'servi sciocchi', lo hanno portato avanti cadendo in una trappola fallimentare". Per affrontare correttamente la questione secondo Maranta, "occorre andare alle origini del Piano Rastrelli, per poi guardare avanti per porvi rimedio, tornando alla gestione ordinaria dello smaltimento dei rifiuti, attribuendo ai Comuni e alle Province le rispettive competenze, individuando tecnologie alternative e puntando sulla raccolta differenziata attraverso una campagna di sensibilizzazione porta a porta". In quest'ultima iniziativa, sarebbe stato opportuno investire le ingenti risorse spese dal commissariato per l'emergenza rifiuti - ha spiegato Nolli, che ha chiesto una seduta di Consiglio regionale interamente dedicata al tema. "In quell'occasione - ha aggiunto - chiederemo il conto delle spese sostenute dal commissariato, dirette ed indirette, per verificare se ci sono stati sprechi, a cominciare dall'assunzione di 2400 lavoratori per la raccolta differenziata che non sono stati mai impiegati. Si è, invece, preferito investire sull'affare Fibe-Fise - ha concluso Nolli - il che fa sorgere in capo a chi, eletto dal popolo campano a governare la cosa pubblica, ha fatto certe scelte, una grave responsabilità morale, prima ancora che civile e penale". Per il responsabile della segreteria regionale funzione pubblica Cgil, Amedeo Baittinier, "l'emergenza rifiuti è, innanzitutto, una emergenza economica, perché, se si considera che già nel lontano 1994 vi fu una crisi, risulta evidente, se oggi siamo nelle stesse condizioni di allora, lo spreco di risorse determinato dai vari commissariati. In questo momento il problema può essere affrontato solo portando i nostri rifiuti altrove, con tutti i costi che ne conseguono", ha aggiunto Baittinier, secondo il quale "c'é da chiedersi perché, constatato il fallimento, il Governo Berlusconi abbia concesso la via di fuga dalle responsabilità ai vari commissariati". Per Angelo Rigetti, responsabile ambientale Asl Caserta 2, "il Piano è fallito perché non sono stati ipotizzati modelli di sviluppo alternativi, confermando quello attuale che non condurrà ad un sistema di smaltimento rifiuti in grado di tutelare la salute dei cittadini, mentre è necessario responsabilizzare i cittadini e le comunità locali, pirma ancora che affrontare il nodo delle tecnologie". All'incontro hanno preso parte il capogruppo al Senato Luigi Marino, il responsabile nazionale ambiente PdCi Primo Galdelli e il responsabile provinciale ambiente Nicola La Monica.





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