Per Sempre?'. E' il titolo del giornalista della Radio Vaticana, Fabrizio Mastrofini. C'è un malessere che serpeggia anche nelle chiese e nei conventi della provincia di Caserta...e arriva anche lo psicologo
ROMA, 22 GIUGNO 2009 - Il malessere serpeggia nei conventi italiani, dove ormai la presenza dello psicologo non e' piu' cosa rara. Allo stesso tempo, pero', la vita consacrata mostra segni di vitalita' e capacita' di attrarre vocazioni piu' di quanto non sia accaduto negli ultimi anni, anche grazie al contributo di religiosi provenienti da altre aree del mondo. Lo rivela un libro di Fabrizio Mastrofini, giornalista della Radio Vaticana, in un libro intitolato ''Per sempre?'' edito dalla Cantagalli, un reportage approfondito e senza veli sulla realta' delle comunita' religiose. I casi di difficolta' ''sono tanti - dice padre Giuseppe Crea, missionario comboniano ora specializzato in psicologia, in una intervista a Mastrofini - e l'esperienza mi fa dire che tanti sono sconosciuti, si consumano nel silenzio dei lunghi corridoi, nelle stanze vuote di tante comunita' invecchiate, tra entusiasmi spenti e tragedie annunciate''. Disagi sfociati qualche volta nel suicidio, una scelta del tutto incompatibile con la fede. Tuttavia - precisa padre Crea - ''non esistono una patologia speciale per preti e suore'', ma solo una maggiore difficolta' a vivere la vocazione in una societa' divorata dal consumismo e dai falsi bisogni e che al sacro ha lasciato poco o nulla. Un disagio che la Chiesa ha mostrato di non voler nascondere e, al contrario, di voler affrontare con tutti i mezzi: quelli dell'indagine psicologica ma soprattutto un approccio umanistico basato sulla fede e sul coraggio. ''Si tratta - sostiene l'autore citando Carlo Toninello, dell'associazione Don Calabria di costruire una mentalita' d'avanguardia, da esploratori che non percorrono vie gia' battute, ma si inoltrano in territori dove man mano che si procede ci si apre il cammino, testimoni di una provvisorieta' forte, cioe' ricca di germi di vita''. Un progetto che potrebbe fare dei religiosi ''una minoranza esposta ai tentativi, alle sperimentazioni, alle esplorazioni di nuove modalita' e nuovi significati''. Fare dei conventi dei luoghi di gioia e corrette relazioni interpersonali, oltre che di preghiera e devozione, sta soprattutto - conclude Mastronini - ai superiori e a chi ha la responsabilita' degli Istituti di vita consacrata, chiamati a ''smettere di preoccuparsi per i numeri e l'invecchiamento'' e puntare sulla formazione e la promozione umana'' e di essere piu' disponibili al rischio, evitando di accomodarsi ''ai valori secolari dello status quo''. Ma cosa porta uomini e donne - ci si torna a domandare nell' anno sacerdotale appena iniziato - a rinunciare all'affettivita' della famiglia, alla sessualita', per affrontare una vita in comunita' con persone prima sconosciute? A questo interrogativo risponde, in un'altra intervista di Mastrofini - suor Anna, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, missionaria ad Haiti: ''E' stato come un fulmine. Stavo lavando i piatti...tutto d'un tratto ho sentito la chiamata di Dio''. Nulla di strano per un credente. Ma poi la vita quotidiana pone mille domande, a chi vive in convento come a chi sta fuori. Domande a cui rispondere non solo con la psicologia - conclude il libro - ma anche con un po' di ''imprudenza, tipica del mistico''.