CAMORRA: SEQUESTRATI BENI PER 5 MILIONI DI EURO A ZIO DI DEPUTATO
Data: Venerdì, 19 marzo @ 10:26:48 CET
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La Dia di Napoli ha eseguito un provvedimento di confisca di beni emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nei confronti di Giacomo Diana, 65 anni, ritenuto esponente di spicco del clan camorristico La Torre. Diana, che quando fu arrestato tre anni fa si vantò di essere lo zio del deputato casertano e membro dell'Antimafia Lorenzo Diana (il quale precisò sulla stampa che non aveva rapporti di parentela con lo zio da anni), possedeva diverse unità immobiliari, nonché quote azionarie di società, titoli e conti correnti accesi presso agenzie bancarie a Mondragone (Caserta), Montecatini (Pistoia) e Milano. Il valore commerciale complessivo dei beni e titoli confiscati supera i cinque milioni di euro: furono sequestrati dal personale del centro operativo Dia di Napoli e Firenze nel novembre e dicembre 2002, in esecuzione di decreti emessi dal tribunale in seguito alla proposta inoltrata dal direttore della Dia. Con il medesimo provvedimento, il tribunale ha disposto, sempre nei confronti di Diana, anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di tre anni e sei mesi, con il versamento alla cassa delle ammende, a titolo di cauzione, della somma di 10 mila euro. La confisca ha riguardato diverse unità immobiliari situate nel comune di Mondragone, come la "Villa di via Oliveti", conosciuta nella zona come "Villa Nina", nonché quote azionarie di società, titoli e conti correnti. Diana, soprannominato "zio Paperone", nel settembre del 2000 era stato catturato, insieme ad altri sei indagati, in esecuzione di un' ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Napoli per il reato di associazione camorristica (nell'ambito dell'operazione della Dia denominata Artemide, eseguita dai centri operativi di Firenze e Napoli), per aver svolto funzioni di 'vicario' di Augusto, La Torre, capo dell'omonimo clan. In particolare, Diana assunse le decisioni sulla gestione della discarica in località Bortolotto (già di sua proprietà) attraverso l'acquisizione di appalti per il servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti, concretamente esercitato in regime di monopolio da società collegate all'organizzazione criminale e finalizzate anche al reinvestimento speculativo in attività finanziarie e commerciali. La vicenda, centrata sull'illecito smaltimento di rifiuti, testimonia - rilevano gli inquirenti - in maniera inequivocabile il forte interesse della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti. Dalle indagini emerse che Diana operava nel settore dello smaltimento dei rifiuti nel territorio della provincia di Caserta, fino al trasferimento nel 1990 a Montecatini dove, attraverso la società Area, continuò ad avere contatti con appartenenti al clan e con Augusto La Torre. In relazione alle attività imprenditoriali svolte a Montecatini, risulta che dopo la cessione della discarica Bortolotto, Diana acquistò il 50 per cento del capitale sociale della Olivi spa, proprietaria del complesso residenziale Area di Montecatini. Il complesso residenziale, successivamente ceduto nel maggio del 1999, oltre ad essere stato oggetto di frequentazione da parte di personaggi legati al mondo del crimine inviati da La Torre, risultava essere l'oggetto di un importante investimento dei profitti maturati dalle attività illecite.





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