RAI, CHE TEMPO FA: SAVIANO DISINFORMATO E SENZA CONTRADDITTORIO
Data: Giovedì, 26 marzo @ 18:48:59 CET
Argomento: Giornali e Giornalisti




CASERTA (C7) – Probabilmente, ieri sera, su uno dei canali della tv di Stato – che gli italiani sostengono anche con il canone – si è arrivati al colmo se non all’esagerazione. Un monologo dello scrittore Roberto Saviano, quasi una «replica» di quello presentato al Festivaletteratura di Mantova, è stato riproposto dalla trasmissione di Raitre «Che Tempo fa» condotta da Fabio Fazio. Tre ore dove non si sono affrontati i problemi della povera gente che non arriva a fine mese o dei disoccupati, ma di cose dette e stradette e, purtroppo, anche spacciate per «oro colato» da colui (Saviano) che si è arrogato il diritto di dare lezioni di giornalismo senza essere, per prima lui, informato. Premesso che tutti siamo contro la camorra (da secoli) e che non è detto che tutti debbano seguire l’atteggiamento dello scrittore originario di Caserta che, a quanto pare, si è ritrovato in un vortice mediatico da lui originato e «sognato» (sognavo di portare queste notizie fuori dalla Campania…) ma che sembra nemmeno lui riesca più a gestire, approfittiamo del suo invito alla critica seria (come abbiamo sempre scritto) usando i suoi stessi mezzi.
Sorvolando su tante questioni inutili e già dette, ci hanno colpito due frasi (quasi lapsus freduiani) dette da Roberto Saviano verso la fine della trasmissione: «ogni tanto mi prende la voglia di qualche vendetta»….e «sono ossessionato da questi argomenti».
Accusato di plagio per aver «ritagliato» (come lui stesso ha detto) diversi articoli di giornali locali (SENZA CITARE LE FONTI…), ieri Saviano sembra essersi proprio «vendicato» costruendo ad arte, come ha fatto a Mantova (e senza la possibilità che qualcuno potesse contraddirlo in studio su tante stronzate che ha detto) una serie di distorsioni legate proprio a un quotidiano locale: lungi dal difendere un certo tipo di giornalismo locale, dobbiamo però informare quelli che fuori dalla provincia di Caserta hanno appreso solo la versione Savianea…
Il caso don Diana: Saviano, che più volte ha ribadito l’importanza della verità della notizia e della diffusione dei fatti, forse a causa della sua disinformazione (anche perché al processo don Diana non l’abbiamo mai visto in aula) o, volutamente (in quanto gli atti li ha raccattati, chiesti e avuti da vari colleghi e altre fonti), ha dimenticato di dire che quei titoli (sebbene sembravano forti) fotografavano un momento processuale e quindi, sembrerà strano, erano legati a cose scritte o dette. Ma c’è di più, la stessa Procura antimafia (nella fattispecie il pm Francesco Curcio) idolatrata da Saviano quando però gli conviene, aveva ipotizzato come movente d’accusa la custodia di un borsone di armi da parte del parroco mentre nell’ordinanza a carico degli imputati c’erano anche passaggi su affettuosità verso il sesso femminile del prete. In quel momento, emergevano dal processo, durante le udienze, queste circostanze: logicamente, Saviano, si è ben guardato da diffondere altri titoli successivi, anche di altri giornali, sulla storia del processo la cui sentenza si concluse in assenza (proprio «fisica», per paura?) di tutta quella parte civile (boyscout etc…) che lo sta celebrando da 15 anni. E questo un giornale nazionale all’epoca lo riportò (semmai all’autore di Gomorra spediamo il ritaglio mancante ).
Ma anche quando Saviano dice che nessuno mai si è occupato del povero carabiniere Nuvoletta infangato dai pentiti (a proposito, anche in questo caso, emerge la «convenienza» di Saviano: quando l’accusa è scomoda, si invoca l’esito della sentenza di terzo grado; quando i pentiti accusano, gli si crede solo se il destinatario dell’accusa è un camorrista o similare…in quel caso, vale l’accusa senza processo) sbaglia: infatti, contrariamente a quanto ha detto Saviano ieri in tv, è stato scritto più di un articolo sul movente che ieri ha raccontato ma, forse, il suo lavoro di «archivista» non sta più funzionando bene. Cosi come quando parla di un imprenditore dello zucchero vittima della camorra e poi ritenuto colluso, dando per scontato che si è suicidato: infatti, dopo due anni di indagini, ma Saviano non è aggiornato, la Procura sammaritana ha archiviato il caso come incidente. E il gip ha confermato.
Erano solo alcuni passaggi che la dicono lunga sul «fumo negli occhi» che ha buttato Saviano ( per l’ennesima volta) contro chi è «ignorante» (nel senso che non conosce bene i retroscena e i meccanismi) e i telespettatori paganti il canone con altre tre ore di operazione mediatica.
Ma proprio sul lato mediatico, qualcuno a volte si è domandato se non sia anche il «Phisique du role» dello scrittore (gli anelli all’indice, al pollice…senza capelli, un po’ sciatto….cosi da piacere a tante ragazze un po’ no global…anche se non sanno di che parla il libro…) ad aver contribuito al successo: secondo voi, uno tipo del genere di Alvaro Vitali (senza offesa per l’attore comico…) o un vecchietto decrepito…avrebbero avuto lo stesso successo pur pubblicando lo stesso identico libro?...(BS) (26 marzo 2009)





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