MARCIANISE (CASERTA): OPERAZIONE 'PIZZO SU PIZZO', GDF ESEGUE ARRESTI
Data: Martedì, 21 ottobre @ 16:08:04 CEST
Argomento: Cronaca




La Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napoli ha eseguito tre fermi nei confronti di altrettanti esponenti del clan camorristico Belforte, operante a Marcianise e nella Provincia di Caserta, per estorsione aggravata dalla matrice camorristica ai danni di un imprenditore operante nel settore dei rifiuti. Si tratta di Agostino Capone, 40 anni, Giuseppe Feola detto anche "Peppe O' Napolitan", di 52 anni e Armando Santonicola detto "Zio Armando", di 62 anni. Il provvedimento di fermo eseguito questa notte, spiega in una nota il procuratore aggiunto della Dda Franco Roberti, rappresenta "l'ulteriore sviluppo investigativo di una ampia e delicata indagine compiuta sinergicamente" da più forze di polizia, compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise e Carabinieri del Noe di Roma e del Noe di Caserta, che già nella mattinata di ieri aveva portato all'arresto in flagranza di altri due soggetti, ovvero gli esecutori materiali dell'estorsione: Vincenzo Di Vilio e Salvatore Commonara. L'operazione in discussione ha consentito di colpire un gruppo camorristico "che a tutt'oggi, nonostante i diversi arresti subiti negli ultimi mesi e nonostante il momento di particolare emergenza che vede tutte le forze dell'ordine impegnate sul territorio, aveva dimostrato la capacità di rigenerarsi e di essere ancora e pervicacemente presente ed operativo sul territorio". "E', inoltre, significativo - continua la nota - che l'estorsione sia stata scoperta non in forza delle dichiarazioni delle parti lese, ma solo grazie ad una complessa e delicata attività di intercettazione ambientale". Ciò conferma che, nella Provincia di Caserta in particolare, sono radicati "ormai da lungo tempo clan malavitosi, che hanno raggiunto elevati livelli organizzativi grazie ai quali gestiscono ingenti risorse economiche e controllano rilevanti settori produttivi, tra cui, soprattutto, quello dei pubblici appalti" e ciò attraverso meccanismi "raffinati e collaudati che consentono anche di assicurare rilevanti erogazioni di denaro proveniente da pubbliche commesse e mediante una fitta rete di rapporti imprenditoriali in diversi settori, tra cui, certamente, anche quelli della gestione dei trasporti e dei rifiuti". La Dda spiega che, grazie al controllo che la malavita ha in molteplici settori produttivi nel casertano, si creano, "significative cointeressenze tra i vari soggetti coinvolti nelle attività economiche; tali rapporti, saldati dal vincolo malavitoso ed abilmente diretti ed indirizzati dai personaggi di vertice, assicurano all'organizzazione il condizionamento economico della zona e, di conseguenza, un invasivo e pericoloso controllo del territorio. Inoltre - prosegue la nota - deve rimarcarsi che l'attività estorsiva continua a rappresentare la forma primaria e principale di assoggettamento di intere popolazioni al volere mafioso, perchè eseguita in modo capillare e palese". Una attività, quella estorsiva, che influenza "tutta la vita economica del casertano e ne condiziona lo sviluppo in maniera più evidente che altrove. Tale elemento si ritiene essere il più grave segnale della grande forza intimidatrice del clan e del pesante condizionamento psicologico derivante sulle vittime, le quali, col tacere sui soprusi e sulle violenze ricevute, più o meno consapevolmente, finiscono per favorire il gioco dei camorristi e distruggere il già fragile tessuto imprenditoriale locale". Il caso alla base dell'operazione eseguita dalla Dda finisce per diventare "esemplare esempio della gestione camorristica del territorio: ogni attività economica viene tempestivamente monitorata dal clan operante nella zona e tale monitoraggio conduce inevitabilmente a richieste estorsive. L'imprenditore, pertanto, è costretto a sottomettersi alla volontà del clan ed il prezzo della prevaricazione subita è pagato con modalità di matrice estorsiva". Le indagini rappresentano un "ulteriore traguardo investigativo" delle operazioni effettuate nel settore della gestione illecita dei rifiuti e che, all'inizio dell'anno scorso, avevano portato all'arresto del capo clan Giorgio Marano in quanto si è scoperto che alcuni imprenditori operanti nel settore dei rifiuti, non appena acquisiti appalti in tali settori venivano individuati da emissari del clan, portati al cospetto di esponenti dell'organizzazione camorristica locale e costretti a corrispondere tangenti estorsive. Gli imprenditori -fatti salire sulle auto dei camorristi e condotti in luoghi isolati - venivano portati al cospetto dei rappresentanti del clan per le diverse 'zone' ove dovevano svolgersi le prestazioni lavorative da sottoporre a 'pizzo'. Le indagini hanno consentito di scoprire anche che coloro i quali erano stati incaricati di riscuotere materialmente l'estorsione, a loro volta, avevano "gonfiato" la richiesta effettuata originariamente dagli esponenti più importanti del clan per ricevere, anch'essi, una ulteriore quota estorsiva. Si tratta, in sostanza, di una sorta di "pizzo sul pizzo". (21 ottobre 2008)





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