GOVERNO VARA PIANO ANTI-LUCCIOLE: NEL CASERTANO SPARIRA' RACKET DEL SESSO
Data: Giovedì, 11 settembre @ 16:21:53 CEST
Argomento: Cronaca


A Pignataro Maggiore già predisposte multe salate anti-prostitute - Leggi qui



CASERTA - Vita dura anche per moltissime lucciole che battono i cigli delle strade casertane ed i loro clienti: niente più racket del sesso e prostituzione in strada, ma solo in casa. Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge relativo alle «misure contro la prostituzione» messo a punto dal ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna insieme ai colleghi Angelino Alfano e Roberto Maroni. Il ddl introduce il reato di «prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico». Sarà dunque vietato prostituirsi nei parchi, nelle strade, nelle campagna e in ogni altro luogo pubblico. Le sanzioni previste sono l'arresto da cinque a quindici giorni e un'ammenda da 200 a 3 mila euro. La medesima sanzione si applicherà sia a chi si prostituisce sia a chi si avvale del sesso a pagamento. Cambia così, dopo 50 anni, la legge Merlin che nel 1958 sanciva l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e la chiusura delle case chiuse. Con l'attuale normativa infatti la prostituzione per le strade è un comportamento del tutto libero e sostanzialmente lecito. Per la Carfagna il ddl è uno strumento «per togliere linfa al mercato della prostituzione e punire un fenomeno vergognoso». Secondo il ministro la prostituzione in strada è un fenomeno di allarme sociale, «un fenomeno vergognoso che spesso è connesso alla riduzione in schiavitù, all'uso e all'abuso dei minori, che a volte sfocia anche in fenomeni di violenza come lo stupro». Il ddl prevede anche sanzioni più severe per lo sfruttamento della prostituzione minorile. Per gli sfruttatori è previsto il carcere da 6 a 12 anni ed una multa da 15 mila a 150mila euro. Carcere da 6 mesi a 4 anni e multe tra i 1500 ed i 6mila euro se il minore ha tra i 16 ed i 18 anni. Il ddl, come chiarito dalla Carfagna, prevede anche il rimpatrio per i minori stranieri che si prostituiscono «se ci saranno le garanzie che nel paese di provenienza c'è ad attenderli la famiglia o, almeno, una struttura in grado di fornire assistenza adeguata». Infine chi si fa promotore e organizzatore di associazioni a delinquere finalizzate allo sfruttamento della prostituzione rischia tra i 4 e gli 8 anni di carcere, mentre chi vi partecipa potrà essere punito con una pena che va dai 2 ai 6 anni di reclusione. Critiche al ddl Carfagna arrivano dal Gruppo Abele, la onlus di don Luigi Ciotti che dal 1965 è al fianco degli emarginati. «Rendere la prostituzione in strada un reato per le prostitute e per i clienti è assolutamente controproducente» dicono dalla onlus. Per il Gruppo Abele quello che più preoccupa non è la prostituzione all'aperto bensì al chiuso: è «l'appartamento, la casa isolata, il circolo privato dove si può violare meglio chi è fragile e sfruttato e dove ci sono più minorenni e dove le donne sono di fatto più indifese per l'impossibilità di ricorrere a qualsiasi aiuto» recita il comunicato dell'associazione. La strada invece, per quanto pericolosa, «è raggiungibile dalle forze dell'ordine e soprattutto da chi può dare aiuto, fare prevenzione sanitaria, informare che uscire dalla prostituzione forzata si può» dicono dalla onlus. Netta contrarietà anche dal Pd. «Con il ddl Carfagna si nasconde la polvere sotto il tappeto e si riduce la prostituzione ad un fatto di decoro urbano» afferma Margherita Miotto, deputata Pd e componente della commissione Affari sociali della Camera. Secondo la deputata il provvedimento, definito «propagandistico», avrà un effetto boomerang in quanto «rende meno visibili clienti e prostitute con la conseguenza di maggiori difficoltà nella individuazione e identificazione di minorenni, di clandestini e vittime delle organizzazioni criminali». Infine il Pd critica la norma che prevede il rimpatrio dei minori che si prostituiscono: «Riduce i bambini sfruttati a pacchi postali da rispedire nei Paesi di origine senza uno straccio di intervento sociale di prima istanza» conclude la Miotto. (11 settembre 2008-16:20)





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