RACCONTI DI FINE ESTATE: 'VOLPE ROSSA', UN LIBRO SU RAPIMENTO DEGLI ANNI '80
Data: Martedì, 26 agosto @ 10:31:49 CEST
Argomento: Cultura




SANTA MARIA CAPUA VETERE (di Ferdinando Terlzzi) - In provincia di Caserta abbiamo due esempi eclatanti di grosse speculazioni edilizie, inseguite anche da vicende giudiziarie, alcune ancora in atto: Lo scempio della pineta del Castello sul Volturno ed il sacco edilizio della “Baia dei pescecani”, ( più conosciuta come Baia Domizia), dove per “pescecani” si intendevano i maggiorenti politici della Dc dell’epoca di Sessa Aurunca e non solo. Entrambe le vicende sono state oggetto di approfondimenti pubblicistici ed entrambe le vicende hanno vissuto momenti di delitti e sono passate dallo iniziale splendore alla decadenza e alla rovina. I dipendenti di “Fontana Blu”, per esempio, sono in agitazione per gli stipendi. Il Grand Hotel “Pinetamare” è in vendita per 10 milioni di Euro. Gli addetti hanno dovuto, di recente, incrociare le braccia per gli stipendi arretrati. La stessa cosa si può dire di Baia Domizia, definita ormai una “cloaca” con vivibilità, sicurezza, servizi e commercio da terzo mondo. Qualche giorno addietro “Il Corriere del Mezzogiorno” a firma di Pietro Falco, ha definito la zona una “città di baracche”. Sull’argomento, intervistato a Falco è intervenuto anche l’ex segretario dell’associazione nazionale magistrati Carlo Fucci ( piemme a santamaria ) il quale ha riconosciuto lo stato di abbandono generale ed ha auspicato un energico e sollecito intervento delle istituzioni per combattere l’abusivismo e il degrado. In particolare si è acceso un vivace dibattito sulla esistenza di migliaia di costruzioni abusive nella zona del Pantano – sono circa quattromila quelle realizzate negli ultimi 20 anni – e sulla ineficcacia ( per non dire acquiescenza ) della lotta intrapresa dalle locali istituzioni. La località Pantano si trova alle spalle di Baia Domizia, le costruzioni sono state realizzate in tutti i modi: ci sono baracche fatte di lamiera e eternit, costruzioni di mattoni di tufo, con coperture rimovibili, ma ci sono delle villette con tanto di giardino e qualcuna ha anche la piscina. Le strade sono per lo più sterrate e costituiscono un labirinto con uscite sulla Domiziana. Non esistono fogne e quasi tutte le costruzioni scaricano in rivoli che poi defluiscono in mare inquinando la costa. La località “Pantano” era una palude bonificata durante il fascismo che è di proprietà del demanio. I canali erano stati realizzati per evitare nuovi impaludamenti. I più azzeccati libri sulle due realtà della riviera casertana sono stati “La Provincia è di Sua Eccellenza”, e “Indagine su un comune al di sopra di ogni sospetto”, per Castelvolturno; mentre quello che all’epoca ha spopolato per il Comune sessano è stato “Dossier Baia Domizia”. “La Provincia è di Sua Eccellenza ,( per sua eccellenza doveva intendersi Giacinto Bosco) dedicato alla speculazione edilizia di Castelvoltruno è stato scritto dal collega Antonio Piscitelli, giornalista coraggioso, inviato speciale di ABC e l’Avanti! Autore, tra l’altro, di “Un giorno in Tribunale”, riflessioni e polemica di un giornalista accusato di oltraggio a magistrato. Piscitelli nel libro rievocava le vicissitudini giudiziarie e non, del Presidente di una sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Michele Di Tolla, con il quale aveva avuto un feroce scontro verbale ed una serie di querele per diffamazione. Di Tolla, come si ricorderà, aveva condannato Don Vincenzo Coppola, per lo scempio di Pinetamare a 100 mila lire di ammenda, e, tra l’altro, risultò anche che il magistrato era proprietario di un appartamento in una delle torri costruita abusivamente. Le Torri “abusive”, sono state abbattute “perché ritenute il simbolo della illegalità” nel 2003. Io sono stato sempre contrario all’abbattimento perché – e l’ho scritto in più di una occasione – in una zona di estremo degrado, come il litorale di Castelvolturno, quelle costruzioni andavano requisite e destinate a caserme dei militari, dei carabinieri, della finanza, della marina, dei vigili del fuoco o quantomeno a disposizione della protezione civile per eventuali fenomeni catastrofici, come, per esempio, il bradisismo di Pozzuoli. Gli sciocchi “paraculi” del Governo regionale di sinistra, con a capo Antonio Bassolino, il più grande dilapidatore di sostanze pubbliche, ( vedi l’inchiesta sulla stipendiopoli di “Libero”, nell’agosto del 2004 ), ne hanno fatto, invece, il loro fiore all’occhiello! Hanno addirittura rifiutato la proposta dei Coppola che avrebbero voluto “donarle”, già ristrutturate, per adibirle a scuole, ospedali e quanto altro. No! La sinistra impomatata e parolaia voleva l’abbattimento. Ma quanti miliardi si sono spesi per abbattere le torri? Che dire allora…? Auguro allo Stato di spendere, attraverso le ASL, la stessa cifra per curare cancro e quanto altro, ai funzionari e ai politici che hanno collaborato allo scempio dell’abbattimento. Ma l’abbattimento non è altro che è il culmine di storie ancora più dolorose iniziate negli anni Sessanta, quando i Coppola, diedero appunto mano alla speculazione, costruendo un intero villaggio abusivo, ruppero il loro sodalizio di costruttori, in seguito al violento dissidio scatenatosi per il rapimento del giovane ( oggi ingegnere ed erede nel bene e nel male delle strutture di Fonanableu Pinetamare ) Francesco Coppola, figlio di Vincenzo. A quanto raccontarono le cronache dell’epoca, il rampollo di famiglia fu bloccato a Napoli, da un commando, non si è mai saputo con certezza se si trattasse di “Nuclei Armati Proletari” - una sorta di succursale delle “Brigate rosse” - o di altre organizzazioni criminali. All’epoca si parlò di commistione “camorra-mafia”, per la inquietante presenza di Luciano Liggio, in soggiorno obbligato sul litorale Domizio, e per il suo riscatto furono pagati sei miliardi di lire. La somma fu anticipata da Franco Girfatti, che a sua volta l’aveva prelevata alla Banca d’Italia, oggi senatore di Forza Italia, all’epoca direttore della Banca Massicana, una banca popolare che sorse, inverosimilmente, all’indomani della vendita, da parte del comune di Sessa Aurunca, dell’intera pineta di Baia Domizia alla Società Aurunca Litora S.p.A. L’atto di rogazione fu stipulato appunto dal notaio Federico Girfatti, padre del senatore Franco Girfatti, che era sindaco della cittadina aurunca e che incassò una cifra ragguardevole per la sua parcella. Ricordo il titolo del mio pezzo su “Il Roma”, “Notaio roga a favore di se stesso”. Non vi è stato nessun processo per il sequestro Coppola, per il semplice fatto che le indagini hanno fatto un “flop”. Tuttavia, secondo la deposizione dell’infame-pentito di turno, Antonio Di Carlo, braccio destro di Totò Riina, l’ingegnere Francesco Coppola sarebbe stato rapito per indebolire Antonio Bardellino, che ritenuto amico della famiglia Coppola, stava diventando troppo potente. Uno di questi loschi figuri, appunto, che ogni giorno si alternano sulle pedane del “teatro di giustizia” d’Italia, e che con molto eufemismo vengono definiti “collaboratori di giustizia”, ha dichiarato che ad ordinare il sequestro sarebbero stati Angelo e Lorenzo Nuvoletta boss di Marano, con la complicità del clan dei siciliani vicini al boss Totò Riina. Avrebbe mediato niente di meno che Raffaele Cutolo. In precedenza vi era stato un altro interessante indizio sul sequestro, che avrebbe potuto portare ad una vera e propria svolta, che si appalesò nel 1981, allorquando, ai confini con la Svizzera, venne fermato un “frontaliere”, (faceva il mestiere di portare nello zaino soldi contanti da depositare in Svizzera, allora le cose andavano in questo modo), trovato in possesso di una parte del riscatto, pagato per la liberazione dell’ingegnere Coppola. Ma il mistero del rapimento di Francesco Coppola (di Vincenzo), forse, tra non molto, sarà svelato da un libro che è in allestimento. ”Volpe rossa”, questo era il nome dell’ignoto interlocutore che ha gestito il sequestro Coppola e che sarà anche il titolo del libro che tra l’altro farà nome e cognome di ogni protagonista. Qualche indiscrezione? Il riscatto finale consegnato materialmente da Pasquale Sementini, fu di 6 miliardi delle vecchie lire. La restante somma per raggiungere i 20 miliardi ( poi scesi a dieci ) fu anche sequestrata tra Anagni e Fiuggi a Don Vincenzo Coppola (padre del rapito) che a bordo di una Fiat 500, con una bicicletta sopra il tetto, ( il segnale chiesto da Volpe rossa ), si apprestava a consegnarlo ai rapitori. Nella vicenda entrarono politici e camorristi: il senatore Mattia Coppola; il capo camorra Vincenzo Malvento, (padre dell’Avv. Antonio Malvento, assassinato nella faida di camorra), fu crivellato di colpi per aver ingiunto ai rapitori di rilasciare il giovane ostaggio; Nicola Nuzzo, alias “Carusiello” noto camorrista di Acerra, il quale dal carcere fece sapere al Procuratore Generale della Repubblica di Napoli, Angelone, che se lo avessero fatto uscire per un certo periodo, avrebbe fatto liberare l’ostaggio e arrestare i rapitori. Fu un bluff! Vi fu anche un delitto. Venne assassinato un pregiudicato, che poco prima era stato accusato di aver giustiziato il maresciallo degli agenti di custodia Pasquale Mandato, per ordine dei cutoliani. Pare che il pregiudicato andasse dicendo in giro cose sul sequestro Coppola che, invece, dovevano restare segrete. Il delitto del valoroso maresciallo, come si ricorderà, avvenne a Santa Maria C.V., nella Piazzetta S. Francesco, all’inizio delle rampe del carcere, e il sottufficiale morì a pochi passi dal luogo dove ogni giorno, con passione e rigore, dava gli ordini per controllare una masnada di criminali, che all’epoca infestava il carcere sammaritano. Recentemente il delitto del maresciallo degli agenti di custodia, Pasquale Mandato è ritornato agli onori della cronaca per l’arresto dell’ex pentito di camorra Michelangelo D’agostino ( che tra l’altro accusò Enzo Tortora pur sapendolo innocente ) il quale essendosi accusato di oltre 15 omicidi aveva usufruito di un permesso di 3 mesi. Se non che il 6 agosto scorso ha sparato ancora e ucciso l’imprenditore balneare di Pescara, Mario Magliaro. Ma ritorniamo al rapimento dell’ing. Francesco Coppola (all’epoca studente ) e riviviamo le fasi del suo rilascio attraverso alcuni dispacci dell’Agenzia ANSA raccolti all'epoca dal sottoscritto.

(ANSA) NAPOLI, 10 FEB. 1981 - LO STUDENTE CASERTANO FRANCESCO COPPOLA, DI 20 ANNI, RAPITO IL 23 APRILE DELLO SCORSO ANNO NEI PRESSI DEL LAGO D’ AVERNO SULLA DOMIZIANA, A CIRCA SEI CHILOMETRI DA NAPOLI, E’ STATO LIBERATO ALL’ ALBA ALLA PERIFERIA DI PATTI IN PROVINCIA DI MESSINA. - FRANCESCO COPPOLA E’ STATO LIBERATO DAI BANDITI A POCA DISTANZA DA UNA CASA DELL’ ANAS ALLA PERIFERIA DI PATTI. LO STESSO GIOVANE, HA AVVERTITO TELEFONICAMENTE I CARABINIERI DELLA SUA LIBERAZIONE. FRANCESCO COPPOLA, LE CUI CONDIZIONI DI SALUTE SONO SODDISFACENTI, HA ANCHE TELEFONATO ALLA FAMIGLIA. CARABINIERI E POLIZIA SONO IMPEGNATI ORA IN UNA VASTA BATTUTA NELLA ZONA PER INDIVIDUARE I RAPITORI DEL GIOVANE. LO STUDENTE UNIVERSITARIO, SECONDO QUANTO SI E’ APPRESO A NAPOLI, PARTIRA’ DA MESSINA VERSO LE DIECI CON UN ELICOTTERO DEI CARABINIERI. COPPOLA VERRA’ POI CONDOTTO ALLA CASERMA DEI CARABINIERI DEL GRUPPO ‘’NAPOLI PRIMO’’ DOVE IN MATTINATA VERRA’ ANCHE INTERROGATO DAL MAGISTRATO. PER LA LIBERAZIONE DEL GIOVANE I FAMILIARI AVREBBERO PAGATO UN RISCATTO DI OLTRE SETTE MILIARDI DI LIRE.- LO STUDENTE FU SEQUESTRATO LA MATTINA DEL 23 APRILE DELLO SCORSO ANNO MENTRE IN COMPAGNIA DI UNA GUARDIA DEL CORPO E DI UN AMICO TORNAVA A BORDO DELLA PROPRIA AUTOMOBILE DALL’ UNIVERSITA’ DI NAPOLI DOVE AVEVA ASSISTITO AD UNA LEZIONE, AL VILLAGGIO TURISTICO ‘’COPPOLA-PINETAMARE’’ DI PROPRIETA’ DEL PADRE VINCENZO SULLA DOMIZIANA. QUATTRO UOMINI ARMATI E MASCHERATI BLOCCARONO L’AUTOVETTURA, MINACCIARONO LA GUARDIA DEL CORPO E L’ AMICO DELLO STUDENTE E PORTARONO VIA QUEST’ULTIMO. LE TRATTATIVE PER IL RILASCIO COMINCIARONO UNA SETTIMANA DOPO IL SEQUESTRO ED I FAMILIARI CHIESERO ANCHE IL SILENZIO STAMPA. L’ IMPRENDITORE VINCENZO COPPOLA FU SORPRESO NEL MESE DI LUGLIO SULL’ AUTOSTRADA DEL SOLE DALLA POLIZIA STRADALE CON UNA VALIGIA CONTENENTE CIRCA TRE MILIARDI DI LIRE CHE FURONO SEQUESTRATI DALLA MAGISTRATURA.- SUCCESSIVAMENTE, L’ IMPRENDITORE IN UNA ZONA IMPERVIA DEL CASERTANO CONSEGNO’ AI BANDITI UNA PRIMA RATA DEL RISCATTO: TRE MILIARDI E 700 MILIONI DI LIRE. I FAMILIARI DELLO STUDENTE, PERO’, PER OLTRE TRE MESI NON EBBERO PIU’ NOTIZIE DEL LORO CONGIUNTO E FECERO NUMEROSI APPELLI AI RAPITORI. LA SITUAZIONE DIVENNE PARTICOLARMENTE DRAMMATICA NEI GIORNI SUCCESSIVI AL TERREMOTO DEL 23 NOVEMBRE SCORSO PERCHE’ IL SILENZIO DEI BANDITI NON SI ERA INTERROTTO. VINCENZO COPPOLA, ALLORA, A GENNAIO SI E’ RIVOLTO AL PAPA IL QUALE, IL 25 GENNAIO, FECE UN APPELLO AI RAPITORI. IL GIOVANE E’ PROFONDAMENTE PROSTRATO. HA COMINCIATO A RISPONDERE CON VOCE DEBOLE AGLI INVESTIGATORI. E’ APPARSO INFREDDOLITO E STANCO. I BANDITI L’ HANNO ABBANDONATO IN UN BOX METALLICO UTILIZZATO DAI CANTONIERI DELL’ ANAS COME MAGAZZINO PER GLI ATTREZZI DA LAVORO, IN LOCALITA’ ‘’CIMITERO’’ NEL TERRITORIO DI OLIVERI, CHE DISTA POCHI CHILOMETRI DA PATTI.- NELLA ZONA DOVE FRANCESCO COPPOLA HA FINALMENTE RIACQUISTATO LA LIBERTA’. DOPO QUASI DIECI MESI DI PRIGIONIA E’ STATA AVVIATA UNA VASTA OPERAZIONE NELLA QUALE SONO IMPEGNATI CARABINIERI ED AGENTI DI PUBBLICA SICUREZZA. QUESTO IL BILANCIO DEL SEQUESTRO DI FRANCESCO COPPOLA, IL GIOVANE STUDENTE NAPOLETANO RAPITO IL 23 APRILE DELLO SCORSO ANNO E RILASCIATO ALL’ ALBA DI OGGI A PATTI (MESSINA) E LA CUI VICENDA SI E’ CONCLUSA STAMANE SULLA PISTA D’ ATTERRAGGIO DELL’ AEROPORTO MILITARE DI CAPODICHINO. ‘’SOLO LA GRANDE FEDE IN DIO - HA DETTO VINCENZO COPPOLA, PADRE DI FRANCESCO - CI HA PERMESSO DI ARRIVARE FINO IN FONDO E RINGRAZIO IL PAPA PER L’ APPELLO FATTO IL 25 GENNAIO SCORSO’. E, PROPRIO QUESTO APPELLO, SECONDO I FAMILIARI E GLI INVESTIGATORI, HA INDOTTO I RAPITORI DEL GIOVANE A RILASCIARLO. ‘’POCHI GIORNI DOPO L’ APPELLO DEL PAPA INFATTI - CI HA RACCONTATO VINCENZO COPPOLA - IL TELEFONISTA DELLA BANDA (SEMPRE IL SOLITO CON MARCATO ACCENTO SICILIANO) CI HA FATTO SAPERE CHE ORMAI ERA LORO INTENZIONE RILASCIARE FRANCESCO E CI HA DETTO DI PREPARARE L’ ULTIMA RATA DEL RISCATTO DA CONSEGNARE AL PIU’ PRESTO’’. L’ ULTIMA RATA - DUE MILIARDI QUASI TUTTI IN DOLLARI E SOLO UNA PICCOLA PARTE IN LIRE - E’ STATA CONSEGNATA DALLA FAMIGLIA COPPOLA, LA SCORSA NOTTE. MANTENENDO FEDE ALLA LORO PAROLA, I RAPITORI HANNO RILASCIATO IL FIGLIO FRANCESCO DOPO 24 ORE. LE INDAGINI SONO DIRETTE DAI MAGISTRATI DI PIETRO E DI PERSIA, E CONDOTTE DAI CARABINIERI DEL GRUPPO NAPOLI PRIMO, AL COMANDO DEL COLONNELLO LANZILLI.- COME E’ NOTO, QUALCHE GIORNO DOPO IL SEQUESTRO, GLI INVESTIGATORI ARRESTARONO RAFFAELE TERRACCIANO, DI 48 ANNI, DI MADONNA DELL’ ARCO, UN PREGIUDICATO ‘’LEGATO’’ - SECONDO GLI INQUIRENTI - AD ELEMENTI DELLA MAFIA. TERRACCIANO E’ TUTTORA IN CARCERE ED E’ SOSPETTATO DI FAR PARTE DELLA BANDA CHE HA RAPITO FRANCESCO COPPOLA. SECONDO INDISCREZIONI TRAPELATE NEGLI AMBIENTI DEGLI INVESTIGATORI, IL SEQUESTRO SAREBBE STATO COMPIUTO DA UNA BANDA LOCALE COLLEGATA AD AMBIENTI MAFIOSI. IL GIOVANE, INOLTRE, SEMPRE SECONDO QUANTO RITENGONO GLI INVESTIGATORI, SAREBBE STATO TENUTO PRIGIONIERO IN UNA CAVERNA O IN QUALCHE ALTRA ZONA UMIDA (FRANCESCO COPPOLA, INFATTI, E’ APPARSO CON IL VISO E LE MANI MOLTO GONFIE) DELLA BASILICATA. ‘’ECCO PERCHE’ - HA DETTO UN UFFICIALE - QUANDO GLI E’ STATO CHIESTO SE FOSSE AL CORRENTE DEL TERREMOTO CHE HA COLPITO LA NOSTRA ZONA HA AVUTO UN ATTIMO DI TERRORE’’. IL GIOVANE, IL 23 NOVEMBRE SI SAREBBE TROVATO MOLTO VICINO ALL’ EPICENTRO DEL SISMA. ‘’E’ STATA LA PRIMA COSA CHE CI HA CHIESTO AL TELEFONO STAMANE - HA DETTO MARIA ROSARIA RAIMO, MADRE DEL GIOVANE - E NOI GLI ABBIAMO RISPOSTO DI NON PREOCCUPARSI PERCHE’ NON AVEVAMO SUBITO DANNI’’. SEMPRE SECONDO GLI INVESTIGATORI, FRANCESCO COPPOLA SAREBBE STATO TENUTO NELLO STESSO LUOGO FINO A VENTIQUATTR’ORE PRIMA DEL SEQUESTRO E POI PORTATO IN SICILIA. I RAPITORI DOPO AVERLO LASCIATO POCO DOPO LA MEZZANOTTE ALL’ INTERNO DEL CASOLARE (‘’NON TI MUOVERE - GLI HANNO DETTO - AVVISEREMO NOI CHI DI DOVERE’’ ) HANNO AVVERTITO POCO DOPO LE 4 IL PROFESSOR DI GIOIA, EX PROVVEDITORE ALLE OPERE PUBBLICHE DI NAPOLI ED ATTUALE COMPONENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DEI LAVORI PUBBLICI. ‘’E’ UN NOSTRO AMICO - HA DETTO VINCENZO COPPOLA - AL QUALE I RAPITORI SI SONO RIVOLTI NELL’ ULTIMO PERIODO DEL SEQUESTRO’’ . IL PROFESSOR DI GIOIA A SUA VOLTA HA AVVERTITO VINCENZO COPPOLA CHE HA INFORMATO IL PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA, ROBERTO ANGELONI E, QUINDI, I CARABINIERI DEL GRUPPO NAPOLI PRIMO. POCO PRIMA DELLE SEI, IL GIOVANE E’ STATO TROVATO IN UN CAPANNONE DELL’ ANAS, AL CHILOMETRO 63+300 SULLA STRADA STATALE 113 PER MESSINA, TRA I COMUNI DI TINDARI E FALCONARA, VICINO AL CIMITERO DI OLIVERI. “APPENA CI HA VISTI - HA DETTO IL CAPITANO MONFORTI COMANDANTE LA COMPAGNIA DI PATTI CHE HA ACCOMPAGNATO IL GIOVANE A NAPOLI - “IL RAGAZZO SI E’ PRESENTATO E MI HA POI CHIESTO DI INFORMARE I GENITORI. DOPO AVERLO FATTO RIPOSARE UN PO’ IN CASERMA SIAMO PARTITI PER NAPOLI”. (25 agosto 2008-23:30)





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