CASERTA, LETTERA AL VETRIOLO: NOGARO SE LA PRENDE CON CAMORRA E CHIESA
Data: Martedì, 22 aprile @ 21:45:34 CEST Argomento: Religione
CASERTA - (di Raffaele Nogaro, Vescovo di Caserta) - La camorra, in Campania, impedisce le riforme strutturali,
indispensabili per organizzare la speranza del futuro.
Procura le dimissioni di ogni imprenditoria intelligente e
produttiva.
Una politica che crei progetti, stabilisca obiettivi, dia la spinta
alla soluzione dei problemi è impensabile.
E le dirigenze di ogni tipo confondono facilmente il bene comune con
l’interesse privato.
Il degrado, il sottosviluppo e la disoccupazione fanno sì che l’
emigrazione dei giovani volenterosi sia enorme.
I talenti migliori salgono al Nord, privando le nostre terre di
quella propulsività, fatta di promozione e di progresso.
Ritengo che, in particolare nel meridione, la chiesa deve esercitare
la sua forza istitutrice di etica e di civiltà.
Purtroppo, l’esempio fulgido di un don Peppe Diana, che viene ucciso
dopo quel documento salutare: “Per amore del mio popolo non tacerò”,
rimane ancora controllato e isolato.
Le gerarchie ecclesiastiche sono molto preoccupate di difendersi dai
nemici “ideologici”, massoni, comunisti, laicisti di ogni genere, e
sottovalutano l’inquinamento morale e civile causato dai poteri
illegali.
I camorristi, che pure sradicano il Vangelo dal cuore della nostra
gente, negando ogni forma di amore del prossimo, diventano facilmente i
promotori delle iniziative della ritualità religiose e della
collettività. Proteggono un certo ordine stabilito, e quindi vengono
corteggiati dalle istituzioni.
E per un falso amore di pace, la chiesa tace.
La chiesa non è mai autoreferenziale. E’ eminentemente servizio del
popolo di Dio. E deve anteporre i bisogni della gente alla propria
affermazione.
Ora, se si mettono da parte le possibili, contrastanti valutazioni
personali, un dato si impone comunque nella sua oggettività: la storia
della Campania, come la sua cronaca contemporanea, non si spiega senza
tenere nel debito conto l’influenza della chiesa.
Si osserva quindi che le espressioni religiose, soprattutto quelle
enfatiche, e la camorra non sono due fenomeni indipendenti.
Fortunatamente non si arriva mai alla complicità.
Non si può tuttavia rimanere in disparte, scaricando la realtà
criminale alla competenza dello Stato.
L’esercizio del potere nel mondo della camorra si prefigge l’
infiltrazione nelle istituzioni per gestirle in maniera privatistica e
clientelare.
E se la camorra diventa mentalità di popolo, il messaggio d’amore di
Cristo non può avere vita.
Per cominciare, nelle parrocchie si devono superare supporti che
possono configurarsi come camorristi: gli atteggiamenti autoritari, la
violenza di un potere costituito, la precettistica morale imposta come
inquisizione delle coscienze, la mancanza di democrazia nella gestione
comunitaria, gli accordi unidirezionali che producono i gruppi fra
loro conflittuali.
La chiesa, è di tutti, ed è essenziale che si mantenga libera dal
potere politico e di casta, e lasci trasparire lo stile di un servizio
incondizionato all’uomo, “senza preferenza di persone” o di categorie
sociali. († Raffaele Nogaro) (22 aprile 2008-21:45)
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