SPARTACUS, OFFESE DAI BOSS /2. SU PANORAMA RETROSCENA E INTERVISTA A LEGALE
Data: Giovedì, 27 marzo @ 01:11:38 CET
Argomento: Cronaca


Le offese, con le gravi espressioni diffamatorie rivolte a magistratura e informazione, ma anche passaggi esplosivi su accordi tra pentiti, tecniche per far 'far parlare' i collaboratori dopo il classico 'a domanda risponde'. C'è anche questo, sottolinea l'avvocato Michele Santonastaso al giornalista di Panorama, nelle 60 pagine con le quali ha chiesto lo spostamento del processo da Napoli. Poi si è pentito lo stesso legale, abbandonando la difesa dei boss che avevano chiesto la leggittima suspicione



NAPOLI (di Giacomo Amadori da Panorama del 27 Marzo 2008) -

Nell’aula bunker del carcere di Poggioreale a Napoli giovedì 13 marzo è scoppiato un putiferio. L’avvocato Michele Santonastaso, difensore dei boss della camorra Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, ha letto ai giudici, tutto d’un fiato, 60 pagine con cui chiedeva di trasferire, per legittimo sospetto, il processo Spartacus contro il clan dei casalesi. Il legale ha snocciolato intercettazioni e documenti, sconosciuti ai più, per dimostrare come i pentiti concordassero tra loro le proprie testimonianze. Non basta. Nelle trascrizioni di quattro telefonate, un collaboratore di giustizia, Carmine Schiavone, come riportato da Panorama nel numero scorso, riferiva di pressioni «per accusare Berlusconi». Ma tutto questo è passato in secondo piano. Il motivo? L’avvocato Santonastaso ha commesso un’ingenuità e ha firmato le sue accuse a giornalisti (tra cui Roberto Saviano, autore del saggio Gomorra) e magistrati (in particolare il pubblico ministero Raffaele Cantone) per nome e per conto dei due boss che difendeva. E le carte segrete del difensore sono immediatamente diventate per media e inquirenti un attacco della camorra alle istituzioni. Risultato: una cronista citata nell’atto è finita sotto scorta e la procura ha affidato a un gruppo di magistrati l’incarico di ricostruire i fatti e verificare l’entità delle presunte minacce. Stigmatizzate persino dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Avvocato Santonastaso, un bel pasticcio.

È proprio così. Anche perché, su 60 pagine, dalla stampa sono state sottolineate solo poche espressioni, come «giornalista prezzolata» o «magistrato alla ricerca di pubblicità». Forse oggi non le userei più.

Il problema è che quelle parole sono finite in bocca a due boss della camorra.

La richiesta di rimessione la potevo fare solo per conto dei miei ex assistiti.

Ma poteva evitare di indicare i nomi dei giornalisti. Adesso dovranno vivere sotto protezione.

Nell’istanza, che è un atto giudiziario e non un bando, ho citato tre articoli che lanciavano sospetti di collusione con la camorra su giudici e avvocati. Anche i cronisti dovrebbero misurare le parole.

È vero che ha lasciato la difesa dei suoi clienti a causa delle polemiche?

La mia decisione nasce da una riflessione: le carte che ho depositato dimostrano che i collaboratori di giustizia subiscono pressioni e sollecitazioni e che quindi è impossibile una difesa serena.

Vuole scatenare altre polemiche?

No, ma mi lasci spiegare. I documenti provano che numerosi pentiti, durante i processi, a cavallo delle udienze, erano in contatto tra loro, concordavano dichiarazioni accusatorie, riferivano di presunti accordi presi tra giudici e pm. E che fa la procura? Sembra che indaghi sulla mia istanza.

Ammetterà che il tono era sbagliato...

Probabilmente sì. Solo che a scrivere ero io e non i miei clienti. I casalesi non hanno minacciato nessuno, non avrebbero potuto farlo tramite me. Non conoscevano neppure una parola della mia richiesta. L’ho terminata mercoledì notte, chiuso nel mio studio, e poi, giovedì, l’ho letta in aula. Purtroppo le polemiche hanno oscurato la sostanza del mio lavoro. E ora sugli episodi che ho denunciato, compresa la vicenda che riguarda Berlusconi, c’è il rischio che non indaghi più nessuno.







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