MANCANZA LAVORO CAUSA CRIMINE:APPREZZATO INTERVENTO CENTARO A CONVEGNO PENALISTI
Data: Martedì, 10 febbraio @ 20:56:32 CET
Argomento: Cittadini e Giustizia




«La criminalità organizzata esiste e si rafforza soprattutto nelle aree più degradate perché la politica, da tempo, non ha saputo assicurare né vivibilità e né lavoro condizioni indispensabili per evitare il propagarsi del crimine a qualsiasi livello». E' uno dei passaggi dell'intervento del presidente della Commissione Antimafia Roberto Centaro, apprezzato dalla platea del convegno organizzato dalla Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere dal tema «Lotta alla criminalità organizzata e garanzie del cittadino» tenutosi lo scorso 7 sabato. Per Centaro, dove c’è lavoro non c’è crimine e tra i responsabili della mancanza di lavoro c’è appunto la politica che «va messa sul banco degli imputati». Il senatore azzurro ha ricordato un passaggio di un processo condotto come magistrato di Corte d’Assise alla criminalità catanese: «Erano tutti giovanissimi e ad una mia domanda sul perché della loro partecipazione a fatti criminosi, uno rispose che a casa la sera dovevano portare i soldi se no c’erano le botte». Il convegno aveva preceduto di poche ore l’arrivo della Commissione antimafia a Caserta le cui aduzioni termineranno mercoledi 11: «Verificheremo sulla base dei dati che ci verranno forniti sul posto – aveva detto Centaro ad un giornalista de Il Mattino – anche l’eventuale sottodimensionamento delle forze di polizia, cioè se l’organico stabilito per questa provincia è ancora sufficiente per contrastare la criminalità». Centaro aveva anche parlato dell’utilità di mantenimento del 41bis, della necessità di utilizzare forme di investigazioni rigide contro il terrorismo ma preoccupato per l’emendamento approvato dal Parlamento che ha escluso il traffico Internet e le e-mail dalla conservazione obbligatoria dei tabulati nell’ambito della prevenzione dei reati contro il terrorismo. «Una vicenda – aveva detto – che ha dimostrato come la maggioranza ha ceduto alla minoranza». Centaro si era poi soffermato su un disegno di legge che va a modificare le procedure del sequestro dei beni sia per non farli tornare agli stessi mafiosi sia per immetterli nella disponibilità di un preciso ente fin dal momento del sequestro. Per Centaro, inoltre, «i custodi giudiziari di beni o aziende devono essere svincolati dall’indirizzo del giudice che li ha nominati e del quale spesso sono condizionati sulla linea amministrativa». I lavori, introdotti e moderati dall’avvocato Paolo Tanda, consulente dell’Antimafia, dopo i saluti del presidente della Camera Penale Alessandro Diana, del presidente degli avvocati Elio Sticco e direttore delle discipline giuspubblicistiche della Sun, Giuliano Balbi erano stati caratterizzati dagli interventi di Emmanuel Barbe, magistrato di collegamento della Francia in Italia che ha parlato della ramificazione dei clan all’estero; di Antonio Laudati, della Direzione Nazionale Antimafia che ha lanciato un grido di allarme sulle attività criminose transnazionali con relativi flussi di danaro; di Vincenzo Maggioni, preside di Economia che hai illustrato uno studio sulle imprese vittime della criminalità. Avevano relazionato sulla tutela del terzo e sulla garanzia del cittadini gli avvocati Camillo Irace, ricercatore Sun e il coordinatore delle Camere penali regionali Giuseppe Garofalo che, citando alcuni episodi storici, si era detto «pessimista sulla possibilità di estirpare il cancro della camorra». Per il giudice Raffaello Magi, non bisogna di dimenticare di «tutelare le garanzie del cittadino esterno al processo vittima del parassitismo e della sopraffazione della criminalità che va contrastata dalla magistratura finchè quest’ultima è in grado di rimanere e farlo serenamente».





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