RIFIUTI: IL CASO SACE-COMUNE CASERTA NELLA RELAZIONE DEI GIUDICI CONTABILI
Data: Domenica, 08 febbraio @ 00:04:48 CET
Argomento: Giudiziaria




Il caso delle fatture maggiorate pagate da due diverse amministrazioni del comune di Caserta alla società Sace, operante nel servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, viene preso ad esempio nella relazione annuale della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Campania come «cattiva gestione dei contratti». Il Procuratore regionale della Corte dei Conti Arturo Martucci di Scarfizzi, in un passaggio della relazione svolta sull’attività della sezione campana dello scorso 31 gennaio, non manca di sottolineare quanto accaduto nel capoluogo di Terra di Lavoro. «Particolare rilevanza, spesso anche in dipendenza di lodi e sentenze – è scritto nella relazione - vanno assumendo gli episodi di cattiva gestione dei contratti per la raccolta di rifiuti solidi urbani. Tra i casi più in evidenza, v'è quello del contratto di raccolta dei rifiuti stipulato e gestito dal Comune di Caserta ove, anche a seguito di una scrupolosa indagine della Guardia di Finanza, è emerso un danno per le finanze comunali di oltre 40 milioni di euro a seguito di erogazioni ed elargizioni ritenute non dovute alla ditta appaltatrice del servizio. L'atto di citazione è già stato notificato ai presunti responsabili ed è stata fissata, nel 2004, la relativa udienza di discussione». Il caso si riferisce alle lunghe e complesse indagini eseguite dai finanzieri del Nucleo Regionale di polizia tributaria Campania che lo scorso anno segnalarono alla Procura Regionale della Corte dei Conti, il pagamento da parte di due diverse amministrazioni comunali, di somme non dovute (per 40 milioni di euro) alla Sace società appaltatrice del servizio di smaltimento dei rifiuti. Per le fiamme gialle sarebbero responsabili non soltanto alcuni amministratori dell’attuale e precedente amministrazione ma anche i vertici della Sace per aver cagionato, anche con comportamenti fraudolenti, un danno pubblico di rilevantissimo importo. Quei 40 milioni di euro, dice la Guardia di Finanza, dovranno essere risarciti allo Stato da quanti, materialmente, consentirono il pagamento del surplus alla Sace: l’ex sindaco Aldo Bulzoni e quello attuale Luigi Falco; gli assessori all’ecologia che si sono succeduti dal 1996 a oggi (Giuseppe Messina, Gerardo Di Vece, Pino Maccauro e Attilio Romano), i funzionari comunali che autorizzarono la spesa (Bruno Mariano, Marcello Iovino, Nando Sibillo, Alfredo Messore e Francesco D’Agostino, morto qualche anno fa). L’appalto, che veniva aggiudicato alla società Sace e che comprendeva anche un servizio di pulizia degli uffici comunali, prevedeva, quale corrispettivo per il servizio, un canone annuo di 13,6 miliardi delle vecchie lire e non prevedeva alcuna possibilità per la ditta appaltatrice di pretendere ulteriori sovrapprezzi o indennizzi speciali per aumenti di costi eventualmente sopravvenuti. L’Ente comunale e la Sace avrebbero stipulato il contratto, pur in assenza del verbale di consistenza mezzi, automezzi e attrezzature, che la Sace avrebbe dovuto redigere, necessario alla regolarizzazione del rapporto di fornitura del servizio oggetto della gara che comunque veniva avviato dalla società appaltatrice a seguito presunte illegittime ordinanze sindacali. In particolare, l’amministrazione comunale avrebbe erogato, di fatto, alla società, somme non dovute omettendo l’applicazione delle penalità e delle decurtazioni previste nel capitolato d’appalto e riconoscendo oneri aggiuntivi e maggiori spese rappresentate da servizi di pulizia presso gli Uffici Giudiziari non rientranti nell’appalto. Altre gravi irregolarità sarebbero state riscontrate sull’accollo, senza recupero o rivalsa, da parte dell’Amministrazione Comunale di oneri o prestazioni ad esclusivo carico dell’impresa aggiudicataria.





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