CASERTA, VICENDA IPERION: A GIUDIZIO EX AMMINISTRATORI E DIRIGENTI COMUNE
Data: Giovedì, 31 gennaio @ 09:31:06 CET
Argomento: Cronaca




SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) – tratto da Il Mattino (Biagio Salvati) di Giovedì 31 Gennaio 2008 - Si aprirà il 17 aprile prossimo, davanti alla prima sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il processo per abuso d’ufficio a carico di dieci imputati (dirigenti ed es amministratori del comune di Caserta) finiti nell’inchiesta sulla realizzazione del centro Iperion di via Borsellino, il complesso commerciale che – secondo l’accusa – sarebbe nato sulla scorta di concessioni illegali per favorire chi l’ha realizzato. A disporre ieri il rinvio a giudizio, dopo l’ultima udienza camerale, è stato il gup Marina Cimma che ha depositato la decisione in cancelleria nel tardo pomeriggio di ieri. Il giudice, in precedenza, aveva sciolto la riserva sulle costituzioni di parte civile, ammettendo quelle del Comune di Caserta; quella dell’avvocato Luigi Adinolfi (in qualità di cittadino danneggiato dalla realizzazione dellIperion); del comitato di quartiere Cerasola e quello di altri tre residenti nella zona. La Procura di Santa Maria Capua Vetere, sulla scorta di una denuncia presentata tre anni fa da alcuni commercianti di Parco Cerasola (già vincitori di battaglie davanti alla giustizia amministrativa), aveva indagato per concorso in abuso d’ufficio il rappresentante legale della società per azioni Iperion (proprietaria dell’omonimo centro commerciale di via Borsellino) Arcangelo Tedeschi; i dirigenti dei settori urbanistica e lavori pubblici del comune di Caserta Francesco Biondi e Alfredo Messore ed otto componenti della commissione edilizia del capoluogo che nel 2000 permisero il rilascio della concessione. Si tratta di Giuseppe Casella, Giovanni Natale, Giuseppe Greco, Mario Scala, Giuseppe Saetta, Luigi Nuzzo, Mario Renato Nuzzo e Stanislao Carluccio. In aula, durante le scorse udienze sia Tedesco (assistito dall’avvocato Alberto Barletta), sia Biondi che Messore chiarirono la procedura e la loro posizione in merito. Il caso Iperion, alla fine del 2005, fu caratterizzato anche da alcuni sequestri di canoni di fitto; da una battaglia amministrativa e da un diverso filone di indagine. In questo caso, l’inchiesta, accertò il collegamento di quattro società (Mezzanotte, Wild Bear, Mezzogiorno e Moda In) con la stessa sede legale della Iperion in parco di corso Trieste, evidenziò il «dolo intenzionale» degli indagati, il danno economico arrecato ai commercianti della zona (con la concorrenza di un centro che soddisfa 400 mila utenti) e il beneficio goduto nell’operazione dal rappresentante legale dell’Iperion. Un atto d’accusa che ruota attorno a concessioni edilizie, licenze, provvedimenti, atti e certificati illegittimi rilasciati (forse consapevolmente) sulla base di definizioni strumentali, dietro le quali si nascondeva il vero progetto e la successiva realizzazione di ciò che non aveva niente a che vedere con un vero «centro integrato di attività economiche, servizi e tempo libero».





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