VELENI IN PROCURA A S. MARIA C.V.: INTERROGAZIONE UDEUR
Data: Venerdì, 18 gennaio @ 22:21:10 CET
Argomento: Cronaca




ROMA - I deputati dell'Udeur, a partire dal capogruppo Mauro Fabris, hanno presentato un'interrogazione che prende spunto da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 18 gennaio in cui si descrive la situazione del Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere. Nell'articolo si parla di "sospetti, faide tra pubblici ministeri, denunce di abusi. E accuse di strabismo giudiziario nelle inchieste su appalti e sanità formulate dall'interno al procuratore capo Mariano Maffei". I deputati dell'Udeur, nella loro interrogazione a Prodi, chiedono se corrisponde al vero quanto descritto dal Corriere, e come valuti i "metodi poco ortodossi" del procuratore capo Maffei. Sempre citando il giornale, nell'interrogazione si solleva il problema dei rapporti di parentela tra Maffei e il presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis, ex esponente del partito di Mastella passato poi al Pd, per sollevare il dubbio che "siano tali da minare alla base la possibilità per il Maffei stesso di assumere un atteggiamento equo e imparziale nei confronti del partito dei Popolari-Udeur". L'interrogazione pone moltissimi interrogativi sull'attività di Maffei, sempre sulla base di quanto ha scritto il Corsera, e tra l'altro chiede se è vero che alcuni Pm hanno accusato Maffei "di aver creato un clima insostenibile basato sul sospetto e la delazione".(18 gennaio 2008-22:20)

I veleni sul Corriere della Sera, di Marco Imarisio

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) - Il giorno degli arresti, due distinti signori si aggiravano nei corridoi della Procura colloquiando amabilmente con i giornalisti, chiedendo loro notizie sull'inchiesta, e soprattutto da quali fonti le avessero apprese. Erano due carabinieri in incognito, incaricati da uno dei magistrati titolari dell'indagine di prendere informazioni e redigere la relazione di servizio. C'è un'aria pesante al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e non da ieri. Sospetti, faide tra pubblici ministeri, denunce di abusi. E accuse di strabismo giudiziario nelle inchieste su appalti e sanità formulate dall'interno al procuratore capo Mariano Maffei, molto simili a quella che giungono ora da Clemente Mastella. «Un Vietnam» è la sintesi di un giudice ovviamente anonimo. Una situazione di conflitto perenne che finisce per lambire anche l'inchiesta sull'Udeur campano. L'oggetto del contendere è Maffei. In due denunce presentate nel novembre 2007 al Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Napoli alcuni suoi pubblici ministeri lo accusano di aver creato un clima «insostenibile» basato sul sospetto e sulla delazione. L'esposto riferisce di ufficiali di Polizia giudiziaria interrogati dai sostituti di fiducia di Maffei, tra i quali viene citato Alessandro Cimmino, titolare dell'inchiesta Udeur, al solo scopo di ottenere informazioni sui magistrati «dissidenti». Il fascicolo «autoassegnato» La denuncia più scabrosa riguarda però un altro argomento, alcune indagini sulla sanità casertana definite «anomale», dove l'anomalia consisterebbe nel comportamento del sostituto procuratore Maria Di Mauro, che all'inizio del 2006 con l'appoggio di Maffei si sarebbe autoassegnato un procedimento su alcuni dirigenti dell'Azienda Sanitaria Locale Caserta 2 e Giuseppe Tatavitto, direttore dell'ospedale di Santa Maria Capua Vetere, pur essendo a conoscenza dell'esistenza di una inchiesta in corso condotta da un collega sulla stessa persona, per gli stessi reati. Prima di autoassegnarsi il fascicolo, la dottoressa Di Mauro si era sempre astenuta dalle inchieste sulla Asl 2 di Caserta, in quanto suo marito, l'avvocato Aurelio Marino, è consulente legale dell'Asl in questione. Questa volta l'astensione non viene chiesta, anche se la notizia di reato riguarda un concorso dell'Asl nel quale il testimone chiave a carico di Tatavitto è il direttore della Asl stessa, ovvero il datore di lavoro di Marino. La posizione dei responsabili dell'Asl indagati viene stralciata. Nel procedimento principale, diventano addirittura parti offese, mentre lo stralcio si conclude con una archiviazione. Tra i metodi poco ortodossi di Maffei figura anche l'apertura di un fascicolo a carico di alcuni magistrati della procura di Santa Maria Capua Vetere allo scopo - così riferisce la denuncia - di fare indagini sulle loro attività. Pubblici ministeri vengono «interrogati» ufficiosamente, al telefono, da pm dello stesso ufficio. Gli atti vengono mandati alla Procura di Roma, che archivia definendo «inesistente» la notizia di reato. E' questo grappolo di denunce che induce il Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Napoli a chiedere e ottenere nell'ottobre del 2007 l'invio degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia. Ma alla fine del novembre 2007 arriva un altro esposto che inevitabilmente interseca l'ispezione in corso e l'attuale indagine su Mastella. L'inchiesta sull'Udeur campano, per ammissione dello stesso Maffei, consiste nell'unione di tanti fascicoli diversi tra loro, tutti assegnati al pm Cimmino e poi unificati nell'attuale procedimento. Una di queste indagini comincia nel luglio 2005. Giacomo Caterino e Domenico Bove, consiglieri provinciali Udeur vengono indagati con il direttore generale dell'Amministrazione provinciale Anthony Acconcia per falso ideologico e turbativa d'asta, in relazione alla modifica del piano regolatore del Comune di Casagiove. I primi due vengono arrestati e poi scarcerati dal Tribunale del Riesame. «Anomalie nell'indagine» Il 30 novembre 2007, Caterino spedisce un esposto al Procuratore generale di Napoli, nel quale segnala «anomalie nell'indagine» e richiama l'attenzione sul rapporto di parentela tra Maffei e il presidente della Provincia di Caserta Sandro De Franciscis, suo nipote. Ex enfant prodige dell'Udeur, vincitore a sorpresa delle elezioni provinciale del 2005 per il Campanile, De Franciscis ha «tradito» Mastella per il Pd portando con sé altri funzionari del partito e intere sezioni. Una diaspora che ha causato la scomparsa dell'Udeur in molti comuni del casertano. Diventa «il» nemico. Secondo Caterino, i vincoli familiari potrebbero aver negato al procuratore capo la necessaria serenità di giudizio nei confronti del presidente della Provincia. Il caso De Franciscis A sostegno della sua tesi, l'assessore provinciale Udeur segnalava il diverso trattamento ricevuto dal direttore generale Acconcia, uomo di fiducia di De Franciscis, al vertice della macchina amministrativa, più di mille uomini, ma non ritenuto responsabile del suo funzionamento e controllo. Ma l'affondo riguarda soprattutto De Franciscis. Nel corso delle indagini - secondo la denuncia di Caterino - sarebbero state raccolte testimonianze, anche di assessori provinciali della sinistra radicale, che attribuirebbero a De Franciscis la diretta responsabilità, non solo politica, delle modifiche al Piano regolatore, che avrebbero reso edificabili terreni di proprietà di Carlo Panella, padre della compagna di Acconcia e di Vincenzo Natale, dirigente locale del Pd. Secondo Caterino queste dichiarazioni proverebbero l'ingerenza di De Franciscis. Il nipote di Maffei è stato ascoltato come persona informata dei fatti. Il Riesame di Napoli ha accolto alcune delle tesi dei difensori di Caterino, invitando la procura ad indagare anche su altri aspetti dell'inchiesta. Marco Imarisio





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