*CASERTA: LO SCANDALO LO UTTARO NELLA RELAZIONE DEL PARLAMENTO*
Data: Venerdì, 04 gennaio @ 10:30:50 CET
Argomento: Ambiente




ROMA — (di Sergio Rizzo) - Se serviva una certificazione ufficiale che gli ultimi quattordici anni sono stati letteralmente gettati al vento, insieme a una barca di quattrini, eccola. «Occorre ribadire il giudizio incondizionatamente negativo sull'apparato commissariale, le cui inefficienze strutturali si sono rivelate, lungo questi anni, di tale entità da pregiudicarne, in modo irreversibile, operatività ed efficacia ». Comincia con il de profundis del commissariato di governo per l'emergenza rifiuti della Campania, l'ultima relazione della commissione parlamentare d'inchiesta presieduta dal napoletano Roberto Barbieri, ex diessino ed ex assessore di Bassolino ora socialista. Dodici pagine ustionanti licenziate cinque giorni prima di Natale, quando la situazione già stava precipitando, che archiviano una disfatta senza precedenti. Sentite cosa scrivono i parlamentari: «La struttura del commissariato ha finito sovente con il dirottare parti consistenti delle risorse per la propria autosussistenza, assumendo sempre di più l'aspetto di un orpello inutile e dannoso ». C'è scritto proprio così: «Inutile e dannoso». Al punto che nemmeno «l'inversione di rotta che l'attuale commissario (all'epoca il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, ndr) ha tentato di imprimere», si afferma nel rapporto, ha potuto fare più di tanto. Che si fosse a questo punto, tuttavia, era già chiaro. Bastava leggere un'altra relazione della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, quella approvata a gennaio del 2006 sotto la presidenza del deputato di Forza Italia Paolo Russo. Lì si raccontava, per esempio, che gli emolumenti dei dirigenti del commissariato di governo erano lievitati in un crescendo rossiniano dai 16.638 euro del 1998 fino al milione 140 mila del 2003, ultimo anno completo da commissario del presidente della Regione Antonio Bassolino (Ds). Lì si raccontava che l'ispettore Natale Monsurrò, inviato dal governo a verificare i conti, aveva scoperto che per l'affitto delle quattro (quattro!) sedi del commissariato, tante erano diventate a febbraio 2004, si spendevano 857 mila euro l'anno. Lì si raccontava dei cinquanta (cinquanta!) automezzi acquistati per la raccolta differenziata e subito rubati. Lì si raccontava pure dei lavoratori socialmente utili assunti per le esigenze più disparate, come quella di creare un call center ambientale» di 34 persone che riceveva sì e no cinque telefonate al giorno, gonfiando gli organici del commissariato fino a ben oltre 3 mila unità. Gran parte dei quali (2.361, per l'esattezza), appositamente stipendiati per fare la raccolta differenziata ma senza farla. Anche grazie a questa robusta operazione di puro assistenzialismo ogni abitante della Campania sommersa dalla spazzatura, vegliardi e neonati compresi, tira fuori quasi 61 euro l'anno per pagare gli stipendi degli «operatori della nettezza urbana»: metà di quello che costa l'intero ciclo (ciclo si fa per dire) dei rifiuti. Per non parlare della pioggia di consulenze «non sempre imposte dalla straordinarietà e dall'emergenza» e dei compensi per commissioni di gara e di collaudo costituite «a valle di scelte sulla cui opportunità si deve nutrire più di un dubbio». Come il progetto battezzato, evidentemente con un impeto di involontaria comicità, S.I.R.E.NET.T.A.: Sistema Informativo Regionale Emergenza rifiuti NETwork Tecnologia Ambientale. Costo: 9 milioni 270.401 euro per installare sui camion che trasportano l'immondizia sistemi di telerilevamento allo scopo di verificare l'effettivo sversamento dell'immondizia nei siti previsti. Fu un fallimento totale. Varato a giugno del 2001, il progetto non venne collaudato che a novembre del 2005. Non tutto però. Il collaudo venne fatto «limitatamente alle sole apparecchiature, non essendo stato possibile avviare compiutamente il programma operativo». Perché mai? La risposta è facile: molti trasportatori rifiutarono di installare quegli apparecchi e il Tar gli diede anche ragione. Nel rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Barbieri non mancano passaggi inquietanti. Come quello che segue: «La storia ha registrato numerose e allarmanti vicende criminose che hanno visto come protagonisti rappresentanti anche apicali dell'apparato burocratico commissariale, tanto da contribuire a radicare nei cittadini una percezione di inaffidabilità, se non proprio di collusione con la criminalità di impresa e di tipo mafioso, delle istituzioni preposte alla soluzione dell'emergenza». Parole pesanti come macigni, che allungano ulteriori ombre su questa incredibile vicenda cominciata nel febbraio del 1994. I commissari citano l'episodio della discarica Lo Uttaro nel comune di Caserta come «tristemente emblematica» di quella che chiamano «inefficienza collusiva ». È accaduto che i magistrati abbiano accertato «l'inadeguatezza ambientale » di quella discarica, poi sequestrata, non sui risultati di un'indagine: semplicemente «sulla base di atti giacenti presso gli uffici del commissariato». Una dimostrazione, afferma la commissione, «dell'incapacità della struttura commissariale a leggere le proprie stesse carte». Questo, naturalmente, nella migliore delle ipotesi. (dal Corriere della Sera del 4 Gennaio 2008)





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