ECOBALLE A PIGNATARO: EX AREA DISTILLERIA 'BUTON' DA LIGGIO A FATTORIA SOCIALE
Data: Martedì, 04 dicembre @ 09:26:58 CET
Argomento: Ambiente




CASERTA — (di Pietro Falco dal Corriere del Mezzogiorno di Martedi 4 Dicembre 2007) - Fino agli inizi degli anni '80 vi si coltivava uva da vino. Non uva qualsiasi: ma quella che serviva per produrre il Vecchia Romagna etichetta nera, «il brandy che crea un'atmosfera ». Poi - non si sa come - quel vasto appezzamento di terreno in località Torre Ortello, nel comune di Pignataro Maggiore, dalla Buton (una delle principali distillerie nazionali) finì in mano ai clan. Non un clan qualsiasi: i Lubrano-Nuvoletta, direttamente e strettamente legati alla mafia siciliana. Tanto, che qualcuno asserisce che il proprietario occulto fosse addirittura Luciano Liggio, il corleonese che fu il capo dei capi prima di Totò Riina. «A rivelarlo - spiega il giornalista Enzo Palmesano, da sempre in prima fila nella lotta ai clan locali - sono stati un paio di collaboratori di giustizia. Pare, anzi, che Liggio abbia trascorso proprio lì buona parte della sua latitanza». Venti anni dopo, e dopo la confisca da parte dello Stato, la parabola arriva a compimento. E in quel sito conosciuto pure come Cento Moggia (ma in realtà sono di più, almeno 135, ovvero 450 mila metri quadri, ndr), il commissario di governo per l'emergenza rifiuti, ha previsto l'apertura di una discarica che dovrebbe sostituire quella della città capoluogo, Lo Uttaro, recentemente sottoposta a sequestro dall'autorità giudiziaria. Ma la gente è in subbuglio, e non ne vuol sapere di accogliere l'immondizia proveniente da gran parte della regione (l'unica altra discarica aperta, è a Macchia Soprana, ndr). Ieri mattina, dopo l'ufficializzazione del decreto di requisizione, circa 400 persone hanno bloccato per ore la strada provinciale che dalla statale Appia conduce alla masseria, per impedire l'arrivo delle ruspe. «Dopo la confisca spiega ancora Palmesano - l'area è stata assegnata al Comune che ha deciso di realizzarvi una ‘fattoria sociale', per offrire un'opportunità a persone disagiate. Tuttavia, in quattro anni, quei terreni non sono mai stati seminati, perché pare che la cooperativa sociale concessionaria abbia avuto problemi ‘ambientali'. E forse anche questo ha favorito l'iniziativa del prefetto Pansa. Nei giorni scorsi, però, alcuni comitati civici, hanno provveduto in prima persona alla semina, rompendo gli indugi». L'assessore comunale ai Lavori pubblici, Giovanni Magliocca, ci tiene a sottolineare che l'ente in questi anni ha fatto la sua parte: «Abbiamo dapprima attivato un contributo regionale di 185 mila euro per l'avvio del progetto - ricorda - , e poi un finanziamento Pon da 421 mila euro per la completa ristrutturazione del sito. I lavori sono stati appena affidati: al di là di tutto il resto, mi sembra assurdo sprecare i soldi pubblici in questa maniera». Ma in prima linea contro la discarica ci sono soprattutto gli allevatori bufalini. «Nel raggio di tre km dal sito - afferma Cesare Iemma, titolare con i fratelli dell'azienda Tor Lupara - ci sono 15 allevamenti e 12 mila capi. Tutti indenni dalla brucellosi». Alcune di queste aziende hanno commissionato uno studio al professor Franco Ortolani, ordinario di Geologia alla Federico II, dal quale emerge l'assoluta inidoneità dell'area: «Le misure dirette scrive Ortolani - hanno evidenziato che la falda si rinviene tra i 60 ed i 90 cm dal piano di campagna. Ed è noto che i teli di impermeabilizzazione sono garantiti per meno di 20 anni: in tale lasso di tempo, quindi, i rifiuti inquinerebbero la falda». In serata, dopo una riunione in prefettura sembra aprirsi uno spiraglio: «Il commissariato - spiega il sindaco Giorgio Magliocca - potrebbe prendere in considerazione una cava abbandonata del territorio comunale, che era stata già individuata in precedenza».





Questo Articolo proviene da Casertasette
https://lnx.casertasette.com

L'URL per questa storia è:
https://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=article&sid=13187