LATTE E BURRO DALL'INDIA PER LA MOZZARELLA DOP? LA DENUNCIA
Data: Lunedì, 26 novembre @ 13:56:42 CET
Argomento: Alimentare




CASERTA — (Pietro Falco da Corrieredelmezzogirno.it) A sentire i vecchi casari, «la mozzarella si fa soprattutto col latte». Il che significa, che è la qualità della materia prima (oltre al tempo che intercorre dalla mungitura al processo di trasformazione) a determinare l'eccellenza del prodotto. Ma a guardare alle ultime vicende della cronaca, verrebbe piuttosto da dire che la mozzarella si può fare «anche» col latte. Il campionario delle sofisticazioni, infatti, diventa ogni giorno più vasto. E l'ultimo allarme arriva dalle principali organizzazioni di categoria del settore. Nelle scorse settimane le federazioni provinciali di Caserta e Salerno della Coldiretti e dell'Unione agricoltori, e la Cia di Terra di Lavoro, hanno presentato ai ministeri della Salute e delle Politiche agricole, alla Regione, alle Asl, all'Ispettorato centrale repressioni frodi e ai Nas, un esposto per denunciare «la pratica divenuta sempre più diffusa, da parte di molte aziende casearie delle province di Caserta e Salerno, di far ricorso all'uso del latte concentrato per produrre la mozzarella di bufala campana ». Non si tratta di voci: le fonti additate sono «gli stessi servizi veterinari e i verbali di sequestro effettuati dai Nas». E le indagini sono già in corso. Anche perché, a quanto pare, nonostante la penuria di materia prima provocata dalle misure interdittive adottate nei confronti di molti allevamenti colpiti dalla brucellosi, il prezzo del latte continua a scendere. «Negli ultimi mesi — segnala il leader della Cia Salvatore Ciardiello — ai nostri allevatori viene concesso non più di un euro al litro. E in qualche caso anche 90 centesimi. Ma i conti non tornano, perché secondo i dati ufficiali diffusi del consorzio di tutela, di mozzarella dop se ne vende sempre di più. L'ultimo accordo con i produttori risale al 2001: sei anni fa si pagavano 2028 lire al litro nei 4 mesi invernali e 2428 negli 8 rimanenti. È mai possibile che dopo sei anni siamo scesi addirittura al di sotto di quelle cifre». A star dietro alla più elementare legge dell'economia, quella della domanda e dell'offerta, non dovrebbe esserlo. Ma se si ascoltano le indiscrezioni qualcosa in più si capisce. Si sussurra infatti di nuove tecnologie che consentirebbero di ottenere latte di bufala a bassissimo costo, partendo dal latte concentrato ed addizionando materia grassa (cioè burro) e siero. In qualche caso, anzi, questa procedura sarebbe stata già accertata dai Nas: e proprio a Caserta. «Ho sentito anch'io delle voci di grandi partite di latte concentrato in arrivo ogni mese dall'India al porto di Napoli — afferma Michele Pannullo, responsabile del settore zootecnia dell'Unione agricoltori di Caserta — ma non ho elementi per dire se siano fondate. Quello che è certo, invece, è che si assiste ad un progressivo fenomeno di "concentrazione" del latte: un prodotto ovviamente non utilizzabile per la mozzarella dop». Nei casi di cui sopra, l'imprenditore si sarebbe giustificato asserendo che quel latte non era destinato alla produzione col marchio di tutela. Anche perché, eccezion fatta per il disciplinare, Mancati controlli Difficile controllare la produzione quando dallo stesso caseificio viene fabbricata sia la mozzarella che il fior di latte non esiste una norma che ne impedisca l'utilizzo. «Ma il problema — osserva Pannullo — si pone comunque quando la mozzarella dop ed il comune fior di latte escono dallo stesso impianto, visto non esistono controlli possibili sul prodotto finito». La soluzione? «Etichettatura sulla provenienza della materia prima, per il fior di latte; e caseifici dedicati esclusivamente alla dop». Resta il fatto che anche l'aumento provvisorio del prezzo del latte riconosciuto dai trasformatori nel 2006, in attesa di un nuovo accordo, è stato lasciato cadere: «È un anno ormai — rivela il direttore della Coldiretti Caserta, Michele De Simone — che non riusciamo a sederci al tavolo: ogni pretesto è buono per interrompere il dialogo». La richiesta è che «si riconoscano gli aumenti dei costi di gestione degli allevamenti, oltre al prezzo sempre più elevato con cui si paga la mozzarella al consumo». «Su un punto bisogna intendersi — dice De Simone — con tutte le voci sulle sofisticazioni, la filiera è ormai a rischio. Per salvarla, occorre sempre maggiore trasparenza ». (26 novembre 2007-13:55)





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