*GIORNALISTI OSANNATI: IN UN EDITORIALE DE 'IL FOGLIO' L'ALTRO PROFILO DI BIAGI*
Data: Martedì, 13 novembre @ 13:04:43 CET
Argomento: Giornali e Giornalisti




(Editoriale da Il Foglio di Giuliano Ferrara del 31 marzo del 2001) - Cari amici di Panorama, non c’è stupore né amarezza per quella lettera data ieri alle agenzie in cui esprimete solidarietà a Biagi e a Montanelli, l’uno colpito dalle ingiurie del vostro columnist e l’altro dalla crudele vignetta di Forattini. Vale quel che ha detto il direttore del giornale, Carlo Rossella: siamo liberi ciascuno di fare la propria parte. Solo, è bene che sia spiegata la questione delle ingiurie. Attenzione. Biagi non è un censore del potere, ma il suo più untuoso rappresentante. Cercate nella sua storia professionale, tutta intera, un atto rischioso, un gesto di passione, un’inchiesta seria. Non troverete niente. Invece c’è tanta abominevole fuffa, giornalismo da treno, umorismo oratoriale, per di più noioso, ripetitivo, degno di finire rubricato e parodiato come abbiamo fatto per mesi in quella sublime finestra chiamata “il Biagino”. Se volete un manuale di come non si fa giornalismo, prendete “il Biagino” e stampatevelo con tutte le sue insopportabili leziosaggini, con le sue corrività melense, le battute e i doppi sensi da basso casermaggio, la profonda incultura della citazione letteraria, proverbiale e aforistica da gazzettismo popolare nella sua versione più sciatta. Non è solo una questione professionale, però. Biagi è un uomo psicologicamente polveroso, un attaccabrighe furbo e isterico, uno che celebra se stesso pubblicando libri che sono un monumento al tedio, alla mediocrità, e convocando legioni di giornalisti in viaggio premio con lo zio per stabilire i rapporti festosi che servono poi alla pratica sistematica, regolare, umiliante di quelle che l’Espresso chiama con un’espressione azzeccata anche quando è rivolta contro di noi: “Affettuosità giornalistiche”. Biagi ha diritto alla sua razione di ingiurie, se volete chiamare così una critica schietta e irredimibile, per così dire finale. Da molti anni sequestra per contratto sette minuti di servizio televisivo pubblico, si finge cronista rispettoso e imparziale, solitario nemico dei potenti, così attira nel suo trappolone, cioè nella sua commediola ipocrita, tutti gli sciocchi che hanno problemi di visibilità (non tutti, il suo ingiuriatore personale da anni non abbocca). E che fa? Bastona l’opposizione dalla tv del governo. In un paese che ha il problema di abbassare i toni di una campagna elettorale disgustosa, il Biagino si iscrive al Partito Combattente della Diffamazione e pretende di ammannirci la favola servile secondo cui quello che sta all’opposizione, se va al governo, nessuno lo toglie più di lì. Ci tratta da bambini scemi e mortifica il valore della democrazia. Lasciamo stare quello del giornalismo, che è così basso da rischiare di andare fuori mercato. Fate bene a solidarizzare, e preparatevi a nuovi appelli. (13 novembre 2007-13:02)





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