Nella foto, unica posa in cui si è fatta immortalare, la neo-scrittrice Giusi Marchetta
Giusi Marchetta (nome omen?) si diletta con il Lato B: il brano che una volta era dietro quello principale dei 45 giri è stata la metafora utilizzata all'ultimo concorso di Miss Italia per indicare il sedere delle ragazze. La Marchetta, in contorto gioco di parole, lo usa invece nella speranza di leggere...Sodoma, un ipotizzato dopo-Gomorra. Che Dio ci scampi e liberi...allora! L'articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre della rivista mensile della Provincia di Caserta che potete leggere di seguito
Caserta (di Giusi Marchetta da La Nuova Prrovincia di Terra di Lavoro) - Ho letto Gomorra. Adesso
mi piacerebbe leggere
Sodoma.
Sarebbe come il lato B dei dischi,
il libro che manca al libro, la
parte più sincera e meno azzeccata,
quella che viene tagliata in fase
di editing perchè è troppo lunga,
annoia.
Eppure mi piacerebbe leggerlo.
Sarebbero due libri in realtà,
Sodoma I e Sodoma II.
Il primo lo scriverebbe un magistrato
o un giudice o un uomo di
legge. E non sarebbe un romanzo
ma un dossier o un’inchiesta, con
i nomi, quelli che sul giornale non
si fanno, e le date, e i perché dietro
ogni sparo. Si leggerebbe piano,
perché camorra sarebbe una parola
spaventosa e ci verrebbero i
brividi a girare la pagina. Ci sarebbe
la politica. E i politici, con i nomi
e i cognomi e i parenti che adesso
lavorano, tutti.
L’autore magistrato ci spiegherebbe
come sono le elezioni
a Sodoma e come si fa a vincere i
concorsi. Ci parlerebbe dei rifi uti
e di dove si nascondono. Sarebbe
tentato di scrivere che è un trattato
etnologico, ma non lo farebbe, perché
pagare il pizzo è una schiavitù
umiliante, non una tipica usanza
come la sagra del cinghiale o il
ballo in piazza.
Sodoma I non sarebbe un libro,
ma un dito che spinge forte la piccola
tessera di un domino che cade
in avanti e innesca una reazione a
catena che non si ferma finché non
si fanno le indagini, e si annullano
i voti, si imprigionano i mandanti,
si sequestrano i beni, si dà lavoro,
casa, aspettative ai più poveri, gli si
dà una possibilità di scelta. Sodoma
I sarebbe bellissimo.
Mi piacerebbe leggere anche
Sodoma II.
Sarebbe un romanzo, di quelli
che restano, e l’autore sarebbe
uno scrittore che legge molto, va
al lavoro, non sa esattamente cos’è
il bene, ma quando vede il male ne
soffre, come per un’ulcera. E allora
scriverebbe Sodoma II, raccontando
una storia di alcuni personaggi
e la sua, anche se nascosta e frammentata
nella loro. Descriverebbe
la realtà, ma non la riprenderebbe
come si fa con una telecamera,
perché è uno scrittore non un
giornalista. La userebbe invece,
per raccontare quello che deve, e
anche se la sua camorra farebbe
paura, ci metterebbe dell’altro.
Ci metterebbe il senso del dolore
delle altre persone, piccoli gesti
d’amore e un po’ di bellezza, per
tirare avanti, e dei dubbi, tanti, su
cosa è giusto e sbagliato e se conta
poi alla fine saperlo per sbagliare
o fare la cosa giusta. Sodoma II
sarebbe un romanzo disperato o
pieno di speranza, bello da leggere,
complicato. Alla fi ne di ogni pagina
con lo scrittore ci sentiremmo
fratelli.
Ecco, mi piacerebbe leggere
questi due Sodoma, ma non ci
spero e so anche perchè.
Mettiamo che esistano questi
due autori e questi due libri. Arriverebbe
una casa editrice molto ricca
e molto importante e li comprerebbe.
Poi pubblicherebbe il libro che
è Sodoma II ma lo pubblicizzerebbe
come se fosse Sodoma I.
Un romanzo spacciato per inchiesta.
Un libro che dovrebbe
parlare e non dice niente.
E gli cambierebbero il titolo in
Gomorra II, il lato B di Gomorra.
Andrebbe molto per Natale ma
poi le vendite scenderebbero: si
sa che il secondo non è come il
primo, anche se si chiama uguale.
Del resto titoli e nomi non contano
molto quando un destino è segnato:
in fondo lo dice anche la Bibbia
che Sodoma e Gomorra faranno la
stessa fine. (6 novembre 2007-21:05)