FORUM PICCOLA INDUSTRIA A CASERTA: TAGLI NON ELIMINANO GAP CON UE
Data: Sabato, 27 ottobre @ 18:07:07 CEST
Argomento: Economia




Le imprese italiane pagano di tasse molto più di quanto non facciano le aziende di Francia e Germania, con differenze quasi abissali rispetto a società omologhe attive in paesi emergenti come Slovenia e Tunisia. Secondo i calcoli di Confindustria, resi noti a Caserta nel corso del IX Forum della Piccola Industria, fino a due anni fa le piccole imprese del nostro paese hanno pagato in tasse fino all'8% in più di quelle tedesche, il 12% in più di quelle francesi e addirittura il 22% e il 47% in più di quelle slovene e tunisine. Il differenziale diminuisce con la grandezza delle imprese, ma quelle italiane, anche se di dimensioni medie, restano comunque le più penalizzate. Il confronto internazionale non migliora molto se si considerano le novità introdotte dalla Finanziaria 2008, che dal prossimo anno taglierà Irap e Ires. Rispetto alla Germania infatti, le imprese italiane continueranno a pagare in media il 6% in più. Ecco due tabelle con i confronti internazionali della pressione fiscale pre-riforma (prima cioé del taglio del cuneo e delle riduzioni di Irap e Ires) e post-riforma (in vigore dal 2008). Sono presi in considerazione tre casi tipo: il primo è di un'impresa con un reddito fiscale di circa 800.000 euro, il secondo di 1,2 milioni di euro e il terzo di circa 3,4 milioni.

Parla il presidente Morandini

"L'acqua alta non c'é solo a Venezia. Anzi negli studi di settore, il livello di guardia è già stato superato". E' sull'eccessiva pressione fiscale a carico delle Pmi che il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, pone l'accento aprendo a Caserta i lavori del IX Forum dell'associazione, con un atto d'accusa che coinvolge tutto il Paese, diventato "una Repubblica fondata sul litigiometro". Per le imprese di piccole dimensioni, denuncia Morandini, l'acqua è alta. E per abbassarla "bene la riduzione delle aliquote, ma deve essere meno nominale e più percepita dalle nostre aziende, entrare fisicamente nei nostri bilanci con un bel segno meno davanti. Il che significa rivedere seriamente la base imponibile". Morandini lancia quindi un appello "a fare", ad agire. "Prima eravamo un popolo di commissari tecnici, bravi a dare le formazioni della nazionale, adesso ci stiamo trasformando nel popolo dei listologi: tutti bravissimi a fare la lista delle cose che andrebbero fatte. Va tutto bene, ma poi, qualcuno ci dice chi queste cose le fa? Riusciremo a trovare uno che si impegna a fare una cosa, una?". "O qui nasce il Pdf, il Partito del Fare, con una maggioranza assoluta e come simbolo l'interesse generale del paese, o siamo un paese finito".

"L'acqua alta non c'é solo a Venezia. Anzi negli studi di settore, il livello di guardia è già stato superato". E' sull'eccessiva pressione fiscale a carico delle Pmi che il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, pone l'accento aprendo a Caserta i lavori del IX Forum dell'associazione, con un atto d'accusa che coinvolge tutto il Paese, diventato "una Repubblica fondata sul litigiometro". Per le imprese di piccole dimensioni, denuncia Morandini, l'acqua è alta. E per abbassarla "bene la riduzione delle aliquote, ma deve essere meno nominale e più percepita dalle nostre aziende, entrare fisicamente nei nostri bilanci con un bel segno meno davanti. Il che significa rivedere seriamente la base imponibile". Morandini lancia quindi un appello "a fare", ad agire. "Prima eravamo un popolo di commissari tecnici, bravi a dare le formazioni della nazionale, adesso ci stiamo trasformando nel popolo dei listologi: tutti bravissimi a fare la lista delle cose che andrebbero fatte. Va tutto bene, ma poi, qualcuno ci dice chi queste cose le fa? Riusciremo a trovare uno che si impegna a fare una cosa, una?". "O qui nasce il Pdf, il Partito del Fare, con una maggioranza assoluta e come simbolo l'interesse generale del paese, o siamo un paese finito".

Fare impresa in Italia

Fare impresa in Italia è molto più costoso che in Francia e Germania, oltre che nei vantaggiosissimi paesi emergenti. E lo sarà anche dopo l'entrata in vigore dei tagli fiscali previsti in Finanziaria. Più che il peso della burocrazia e le difficoltà logistiche che spesso si incontrano nella produzione, è infatti soprattutto il carico fiscale che in Italia supera di molto quello dei principali paesi europei. A fare i conti è stata Confindustria che, in occasione del Forum della Piccola Industria, ha evidenziato come l'Italia, anche dopo il taglio del cuneo e dopo la riforma fiscale contenuta nell'ultima Finanziaria, continui ad essere il Paese "con la più alta pressione fiscale sulle imprese", soprattutto su quelle più piccole. Il confronto è evidente con la Germania. Considerando da una parte il taglio del cuneo fiscale introdotto lo scorso anno e la rimodulazione di Irap (dal 4,25% al 3,9%) e Ires (dal 33% al 27,5%) prevista dalla Finanziaria 2008, e dall'altra parte il taglio dell'aliquota societaria al 15% che scatterà per le imprese tedesche dal prossimo primo gennaio, la pressione fiscale in Italia si aggira sul 35%, mentre in Germania, considerando anche l'imposta locale del 14% e l'imposta di solidarietà dello 0,8%, non arriva al 30%, fermandosi al 29,8%. Per le imprese del nostro paese, le novità previste dalle due ultime manovre costituiscono in ogni caso un progresso rispetto alle percentuali di due anni fa, che arrivavano ad una pressione fiscale di oltre il 40%, ma l'Italia non riesce comunque a stare al passo con i partner europei. Non solo, più le imprese sono piccole, più il peso del fisco è nel nostro paese penalizzante. Prendendo ad esempio il caso di un'azienda con un reddito fiscale di circa 850 mila euro, le aliquote arriveranno nel 2008 fino a 311 mila euro, pari al 36,5% (-10,5% rispetto al 47% del 2006). Nel caso di imprese con un reddito imponibile di 1,3 milioni la pressione fiscale è pari invece al 34,6% (-10,2% rispetto al 44,8% del 2006). Infine, prendendo come esempio un'impresa più grande, con un reddito imponibile di 3,4 milioni, la pressione fiscale scende al 34,2% (anche se in questo caso il calo rispetto al 2006 è inferiore, e cioé pari all'8% dal 42% di due anni prima). Confindustria spiega infatti che "la reale pressione fiscale italiana sulle imprese non è semplicemente data dalla sommatoria dell'aliquota Ires con l'aliquota Irap, ovvero 37,25% (33+4,25%) pre-riforma e 31,4% (27,5+3,9%) post-riforma, in quanto la base imponibile dell'Irap è diversa". In Germania, invece, per tutte e tre le identiche tipologie di imprese il carico totale del fisco è sempre del 29,8%.

Detassare straoridnario a favore delle Pmi

Contro l'eccessivo carico fiscale che penalizza le piccole e medie imprese, l'Italia, come già altri paesi europei, dovrebbe adottare una forma di sgravio degli straordinari. A rilanciare la proposta è la piccola industria di Confindustria che nel IX Forum dell'associazione, a Caserta, ha evidenziato il differenziale tra la pressione fiscale sulle imprese italiane e quelle straniere. "Considerando l'elevata incidenza del costo del lavoro sulla base imponibile Irap - afferma la Piccola Industria - sarebbe auspicabile per le piccole aziende ad alta intensità di lavoro prevedere per gli straordinari, oltre allo sgravio contributivo inserito nel pacchetto sul welfare, uno sgravio fiscale per i dipendenti, come avviene in Germania, dove, ad esempio, sono detassate le ore di lavoro svolte di notte e nei giorni festivi". Un provvedimento simile, volto ad incrementare la produttività del lavoro, è peraltro in vigore dal primo ottobre anche in Francia dove è prevista una totale defiscalizzazione per tutte le ore che eccedono le 35.

Ministro Bersani al Forum

Sul fisco nessuno è mai contento e, in giro, non "c'é mai un raggio di sole" nonostante le misure di revisione della pressione fiscale siano state concertate con le stesse imprese. Così il ministro dello Sviluppo Economico, Pier Luigi Bersani, intervenendo al Forum della Piccola Industria di Confindustria, replica alle denunce di Giuseppe Morandini, secondo il quale l'acqua per le pmi è già troppo alta. "L'operazione fiscale è stata concepita in una logica di concertazione con le imprese - ha sottolineato - Se fa male lo si dica, non ci obbliga il dottore, se fa bene, e credo che lo faccia, bisogna dire che fa bene. Che l'Italia sia più nei guai di Francia e Germania bisogna che lo diamo per risaputo. Siamo il paese che ha più debito pubblico e la minore fedeltà fiscale. Anche a me il 'vebenismo' dà fastidio, ma dove vado io non l'ho mai visto. Non c'é mai un raggio di sole". "Mi piacerebbe che ogni tanto ci fosse un riconoscimento dei passi che si fanno. - ha aggiunto Bersani - Consapevoli di questo problema abbiamo cominciato a lavorarci su. Nel giro di un anno e mezzo in condizioni difficili abbiamo fatto una riduzione significativa del cuneo, rimodulato l'Irap, rivisto l'Ires, siamo andati incontro alle esigenze delle imprese", ha insistito. Il governo sta facendo "qualcosa di importante. Certo, per chi paga le tasse, il livello è alto, ma è stratosfericamente più alto il livello di evasione fiscale. Man mano che cominciamo a renderci normali dal punto di vista dell'evasione fiscale ridurremo in modo più significativo le tasse sia per le imprese che per i cittadini". "Mi piacerebbe che ogni tanto ci fosse un riconoscimento dei passi che si fanno. - ha aggiunto Bersani - Consapevoli di questo problema abbiamo cominciato a lavorarci su. Nel giro di un anno e mezzo in condizioni difficili abbiamo fatto una riduzione significativa del cuneo, rimodulato l'Irap, rivisto l'Ires, siamo andati incontro alle esigenze delle imprese", ha insistito. Il governo sta facendo "qualcosa di importante. Certo, per chi paga le tasse, il livello è alto, ma è stratosfericamente più alto il livello di evasione fiscale. Man mano che cominciamo a renderci normali dal punto di vista dell'evasione fiscale ridurremo in modo più significativo le tasse sia per le imprese che per i cittadini".

Sul prezzo del petrolio sono in atto speculazioni "di proporzioni cosmiche" che hanno portato il barile agli attuali 92 dollari. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani intervenendo al Forum della Piccola Industria. "Estrarre il barile costa come un anno fa - ha sottolineato - I bilanci dei paesi produttori e quelli delle compagnie petrolifere sono fantastici. E noi assistiamo così. Sappiamo che c'é una componente speculativa di proporzioni cosmiche". L'Europa deve reagire muovendosi come continente e andando a firmare contratti là dove non esistono tensioni geopolitiche: "bisogna che ci inventiamo qualcosa", ha concluso Bersani.

Con le riserve di gas "siamo al pelo almeno per un anno o due", perché negli ultimi anni "abbiamo dormito nel fare infrastrutture, non abbiamo fatto stoccaggi sufficienti e non abbiamo potenziato sufficientemente i tubi". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, sottolineando che nonostante l'Italia abbia "un interesse totale ad avere una sovracapacità di infrastrutture, non è detto che l'Eni abbia lo stesso interesse". "Ci sono fasi - ha affermato nel corso del Forum della Piccola Industria - in cui il campione nazionale fa effettivamente l'interesse del Paese. Quando si entra in un mondo liberalizzato, l'interesse della società non è però detto che coincida per forza con l'interesse nazionale". Quindi, ha detto il ministro, quando non si riescono a costruire infrastrutture energetiche "diamo pure la colpa ai verdi, ma vediamo le dinamiche di fondo".

"Se Confindustria ci facesse una bella campagna" a favore del ddl liberalizzazioni "ci farebbe un piacere". Così il ministro dello Sviluppo Economico, Pier Luigi Bersani, invita le imprese a spingere perché venga approvata rapidamente in Parlamento la terza lenzuolata che porterà benefici anche al mondo industriale. "Se mi danno una mano a far passare i 55 articoli al Senato - ha detto il ministro di fronte alla platea della Piccola Industria - ci sono dentro cose notevoli, come la semplificazione amministrativa e il massimo scoperto". Bersani ha quindi sottolineato che esistono "tutte le condizioni perché entro l'anno queste norme ci siano. Combatto perché, dopo la Finanziaria, il Senato ci metta mano. Non sento però una pressione su questo punto, al di là delle insistenze sui singoli articoli".

Il tema Ponte Stretto è "più complicato" di come appaia. "Nessuno vuol far sopravvivere la società a un'idea di stretto che non c'é. Serve una formula che esponga meno lo Stato ai contenziosi". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani sottolineando che smantellare una società pubblica non è un lavoro semplice. "Quando arrivano i liberali c'é un proliferare di società pubbliche - ha sottolineato nel corso del Forum della piccola industria - quando arrivano i comunisti devono smantellare. A fare si fa alla svelta, smontare è molto complicato".

Intervento Bersani, Riepilogo

Le piccole e medie imprese sono al limite. La pressione fiscale in Italia, lamentano, è la più alta d'Europa e nell' "acqua troppo alta" è difficile stare a galla. Anche di fronte ai tagli fiscali di Irap e Ires previsti in Finanziaria, le aziende più piccole, quelle che rappresentano oltre due terzi del pil nazionale, continueranno infatti ad essere penalizzate. La denuncia arriva dal presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, al quale replica però a stretto giro il ministro dello Sviluppo Economico, Pier Luigi Bersani: a concertare la revisione fiscale con il governo sono state le stesse imprese oggi scontente, afferma, lamentandosi, anche lui, di non trovare "mai un raggio di sole" nel mondo imprenditoriale, ovunque vada. "L'acqua alta non c'é solo a Venezia. Anzi negli studi di settore, il livello di guardia è già stato superato", ha sottolineato Morandini. Per abbassare il livello, "bene la riduzione delle aliquote", come previsto dalla manovra, "ma deve essere meno nominale e più percepita dalle nostre aziende, entrare fisicamente nei nostri bilanci con un bel segno meno davanti. Il che significa rivedere seriamente la base imponibile". Gli studi dimostrano infatti che nonostante il taglio di Irap e Ires, e lo scorso anno del cuneo, il carico fiscale in Italia, che rimarrà intorno al 35% nel 2008, sarà del 6% superiore a quello della Germania. A tutto danno della competitività italiana. La Piccola Industria chiede dunque di agire sugli straordinari, detassandoli come in Germania e Francia, per favorire la produttività, e lancia una provocazione perché si si cominci "a fare". "Prima eravamo un popolo di commissari tecnici, bravi a dare le formazioni della nazionale, adesso ci stiamo trasformando nel popolo dei listologi: tutti bravissimi a fare la lista delle cose che andrebbero fatte. - ha continuato Morandini - Va tutto bene, ma poi, qualcuno ci dice chi queste cose le fa? Riusciremo a trovare uno che si impegna a fare una cosa, una? O qui nasce il Pdf, il Partito del Fare, o siamo un paese finito". Accuse a cui ha replicato Bersani: sul fisco nessuno è mai contento e, in giro, non "c'é mai un raggio di sole", ha detto. "L'operazione fiscale c'é stata ed è stata concepita in una logica di concertazione con le imprese - ha sottolineato - Se fa male lo si dica, a farla non ci obbliga il dottore, se fa bene, e credo che lo faccia, bisogna invece dire che fa bene". Bersani ha spiegato che è ormai "risaputo che l'Italia sia più nei guai di Francia e Germania". Ma lo è perché "siamo il paese che ha maggiore debito pubblico e minore fedeltà fiscale". (26 ottobre 2007)





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