COMUNE DI SESSA AURUNCA VUOLE GIARDINO PRIVATO PER VILLA COMUNALE
Data: Giovedì, 18 ottobre @ 12:23:33 CEST
Argomento: Enti e Comuni


Una villa pubblica nel giardino pensile del ‘600: i proprietari contro il Comune di Sessa Aurunca



SESSA AURUNCA (Caserta) - (di Pietro Falco) - Immaginate di essere i proprietari di uno splendido palazzo baronale, di epoca seicentesca, con annesso giardino pensile. Un piccolo eden sospeso a tre o quattro metri dal livello della strada principale del paese, che suscita l’ammirazione di tutti e l’invidia dei vostri concittadini. I quali, dopo aver sospirato per anni, ad un certo punto si coalizzano per sottrarvelo, allo scopo di farne una villa pubblica. E trovano un amministratore comunale “ben disposto” che avvia le procedure di esproprio. Voi come la prendereste? E’ esattamente quanto accaduto alla signora Maria Mazzeo, la cui famiglia da secoli possiede il palazzotto di cui sopra, ubicato nel borgo di Valogno, una frazione di Sessa Aurunca arroccata sulle falde del vulcano di Roccamonfina: un paesino che conta ormai poco più di 200 abitanti, con due chiese ed una strada che l’attraversa. Talmente stretta in alcuni punti, che quando si incontrano due autovetture, una è costretta a fare marcia indietro. Qualche mese fa, i valognesi – che lamentano da sempre l’abbandono dell’amministrazione, e spesso minacciano di vendicarsi disertando le urne – nell’imminenza delle elezioni comunali, preparano una raccolta di firme (una novantina in tutto) per chiedere la costruzione di una piazza e di un parcheggio. Non in un sito qualunque, un po’ più periferico e non ancora urbanizzato, dove non si farebbe danno a nessuno: ma proprio nello spazio che da più di 400 anni ospita il giardino pensile dei Mazzeo. Dal Comune arrivano segnali positivi: si appronta un progetto preliminare da 600 mila euro per dare il via alle procedure di esproprio. Così uno dei firmatari accetta la candidatura nelle liste dello Sdi. La signora Mazzeo, preoccupata, si rivolge alla Soprintendenza per i beni architettonici, che – riconoscendo il pregio dell’immobile (“il complesso costituisce una rara testimonianza di una fase della cultura architettonica locale”) – vi pone il vincolo di tutela. Ma i suoi compaesani non si arrendono e ricorrono al Tar, che lo scorso 5 settembre concede la sospensiva in attesa del giudizio di merito. Intanto, il giorno prima il Comune aveva ufficialmente comunicato ai proprietari l’avvio del procedimento di esproprio. La cosa indispettisce la Soprintendenza che l’8 ottobre rimette in moto la procedura per il vincolo, ribadendo con tono perentorio che “rimangono in vigore tutte le misure cautelative”. Ciò nonostante, pare che l’ente voglia andare avanti lo stesso: pochi giorni fa è stata imposta una nuova accelerazione all’iter del progetto, con il via libera della commissione lavori pubblici. Nel frattempo, la querelle ha richiamato l’attenzione anche di Italia Nostra, che in una nota indirizzata all’Amministrazione esprime “forti preoccupazioni e contrarietà”, chiedendo di individuare un sito alternativo, “più periferico e sul quale non insistano vincoli di tipo culturale”.





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