BONIFICA SITI INQUINATI, CONVENGO CONFINDUSTRIA CASERTA: GLI ESITI
Data: Martedì, 02 ottobre @ 21:49:31 CEST
Argomento: Ambiente




L’ambiente è un bene comune che tutti devono tutelare, anche le imprese. Le quali non intendono evidentemente sottrarsi a questo impegno, che tuttavia deve essere assunto in ossequio al principio europeo di responsabilità soggettiva. Vale a dire: chi inquina paga. Che cosa fare, allora, se un sito risulta inquinato (è il caso della falda acquifera, per esempio) da fattori indipendenti dall’attività produttiva? E, soprattutto, come si fa a dimostrare la non responsabilità soggettiva, senza nel contempo procedere ad analisi insopportabili per le piccole aziende, al fine di evitare il potere di surroga del Commissario di governo per l’emergenza, bonifiche e tutela delle acque nella Regione Campania? Il quale – è il caso di ricordare, perché di questo si parla – nei mesi scorsi ha proceduto appunto alla “notifica dell’attivazione delle procedure di caratterizzazione dei siti di interesse nazionale”, ed in mancanza ha “diffidato gli imprenditori ad adempiere ad horas” le richiamate procedure minacciando “l’esecuzione in danno”? Ebbene, le strade da seguire sono almeno tre, come hanno ricordato i docenti di diritto Domenico Amirante e Vincenzo Pepe della facoltà di Studi politici e per l’Alta formazione europea e mediterranea “Jean Monnet”, e il ricercatore Carmine Petteruti, coordinati da Luciano Morelli, delegato all’Ambiente di Federindustria Campania, nel corso della seconda giornata di studio organizzata da Confindustria Caserta sulla delicata materia (la prima si è svolta il 24 settembre scorso). La prima: il ricorso al Tar, prendendo magari spunto dall’articolata motivazione della sentenza del Tribunale amministrativo della Sicilia, che ha evidenziato appunto le non poche incongruenze dell’articolato del Testo unico sull’ambiente proprio in relazione al principio della responsabilità. Ricorso, tuttavia, per il quale nella maggior parte dei casi sono scaduti ormai i termini (60 giorni). La seconda: promuovere un ricorso straordinario al presidente della Repubblica. In questo caso i giorni a disposizione sono 120, ma va messo in conto la possibilità che il giudizio conclusivo possa essere in qualche modo condizionato dal parere del ministero competente, quello dell’Ambiente. La terza: evitare la surroga comunicando al Commissario l’avvio delle procedure. Ma si tratta, in ogni caso, di soluzioni tampone, per così dire, come ha fatto rilevare il professore Amirante. Per il quale, infatti, è necessario riaprire un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati e il coinvolgimento degli enti locali, tale da definire procedure concertate e “garantiste”. Perché un fatto è certo: “Bonificare è una priorità per tutti, ma deve avvenire nel rispetto del diritto”, ha detto. Articolati e puntuali gli interventi dei numerosi imprenditori intervenuti al dibattito, il cui punto di vista può essere sintetizzato con le parole dell’ingegnere Morelli: “Nessuno intende sottrarsi al dovere di tutelare il territorio. Certo non è giusto procedere indiscriminatamente, dettando tempi capestro e procedure onerose, come fa il Commissario per le emergenze ambientali, senza tener conto appunto del contesto, la specificità del territorio e le responsabilità concrete dei soggetti”. Ben venga, dunque, e presto il tavolo di concertazione. In apertura dei lavori, il professore Antonio Sciandone ha portato i saluti del preside della Jean Monnet, Gian Maria Piccinelli, ricordando il proficuo e stretto rapporto ormai esistente tra l’Alta scuola e Confindustria Caserta. (2 ottobre 2007-21:48)





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