Pubblichiamo una lettera a firma di Carlo Pascarella pervenuta alle redazioni campane: nel rispetto della deonotologia professionale, come faranno tutti i colleghi, la diffondiamo. Naturalmente, del contenuto - ed a precisarlo è lo stesso Pascarella - si assume tutte le responsabilità l'autore. Ci riserviamo, naturalmente, di ospitare eventuali repliche con la stessa evidenza
Lo sfogo di Pascarella, non sono un giornalista 'al caviale', pronto il mio testamento
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Caserta (di Carlo Pascarella) - "E' con grande piacere che sfogliando i quotidiani e visitando le testate
on-line che sta mattina ho costatato la grande vicinanza di tutti i miei
colleghi casertani di fronte al grave episodio intimidatorio che ha colpito
me e la mia famiglia. Ringrazio tutti i miei colleghi casertani
indiscriminatamente, sarò sempre loro riconoscente, per quanto hanno fatto
in un momento così difficile per la mia vita privata e professionale.
Ringrazio tutti tranne i soliti giornalisti "al caviale" che, nascondendosi
dietro il nome di testate prestigiose, hanno bisogno di sminuire gli atti
intimidatori che subiscono colleghi della concorrenza, isolandoli e tacendo.
State pur certi che se quanto capitato a me, fosse capitato ad uno di questi
giornalisti "al caviale", che non hanno mai (per fortuna) avuto problemi con
la camorra, le loro prestigiose testate avrebbero costruito castelli enormi
e invalicabili, per difenderli. Per me, invece, da parte loro nemmeno una
riga. Ma quello che più mi mortifica è l'alto tradimento umano e
professionale di colui che è sempre stato mio amico: Ottavio Lucarelli. Caro
Ottavio, premettendo che mi dispiace per quella e-mail anonima circolata,
giunta ieri anche a me, non posso che farti notare che tu come presidente
dell'Ordine dei giornalisti, non hai scritto né proferito parola di conforto
nei miei confronti. Eppure giravi e come per Caserta, durante il periodo pre
elettorale per chiedere a me un sostegno, affinché cambiassero le cose
all'Ordine dei giornalisti. Non sai quanti colleghi e amici hanno sostenuto
te e la tua lista, in nome di un cambiamento che evidentemente era solo un
vostro pretesto elettorale, per raggiungere le agognate poltrone. Mi sarei
aspettato qualcosa da te. Da oggi per me, moralmente, non sei più il
presidente dell'ordine dei giornalisti e non meravigliarti se un giorno
questa tessera la butterò nel cesso. Non sono un folle, nè un visionario,
non sono un eroe, non voglio esserlo, sono solo un collega che da tredici
anni cerca di fare onestamente il proprio lavoro, ma che in questo momento (
quello che è successo è su tutti i giornali di Caserta ) vive un profondo
disagio e corre seri rischi per la vita propria e di suoi familiari. A
questo punto mi rivolgo a te e agli altri consiglieri dell'ordine e mi
rivolgo anche all'amico Vincenzo Colimoro, presidente dell'Asso-stampa di
Napoli ( forse anche lui costretto ad un forzato silenzio) : state
sottovalutando la mia situazione, lo avete già fatto, per questo mi
aspettavo almeno una riga da parte vostra per me. Se dovesse succedermi
qualcosa, dal momento che non conoscete quello che mi è accaduto negli
ultimi tre mesi, vi riterrò moralmente responsabili a causa del vostro
isolamento nei miei confronti. Se ci fosse stato Ermanno Corsi a capo
dell'ordine, se ci fosse stato il mio fraterno e compianto amico Franco
Landolfo, probabilmente questo non sarebbe mai accaduto. Già rimpiango
quello che c'era prima. Ma se sarò ancora vivo, ci saranno le prossime
elezioni all'Ordine dei giornalisti e all'Asso-stampa: vedremo se Caserta
sarà ancora il vostro feudo di voti, come è stato quest'anno grazie
all'impegno di persone come me ( alla quale sono legati per stima e
amicizia, molti giornalisti casertani ). Non è una minaccia, né un ricatto,
tra qualche anno il vero cambiamento all'Ordine dei giornalisti forse
partirà da Caserta. Voi siete solo il nuovo con una maschera, visto che non
tutelate i colleghi. Mi rivolgo ai consiglieri dell'ordine che mi conoscono
e conoscono anche la mia storia e la mia correttezza professionali: almeno
voi non lasciatemi solo. Ma io non mi sento solo: ho dalla mia parte tutti i
miei colleghi casertani, le forze dell'ordine e la magistratura. Affido un
appello accorato ai miei maestri di sempre che resteranno un esempio per me.
Citerò qualche nome e nessuno si offenda se ne dimentico qualcuno: Francesca
Nardi, Marcello Curzio, Antonio Arricale, Vincenzo Palmesano, Ermanno Corsi,
Domenico Palmiero, Angelo Agrippa, Marco Lo Batto, Antonella Monaco,
Antonello Verardi, Sergio Califano, Stefano Prestisimone. Ringrazio tutti i
miei colleghi del Giornale di Caserta, l'editore, il direttore e tutti i
colleghi della redazione per la loro vicinanza.
Infine ai magistrati della Dda, in particolare al dottor Raffaele Cantone,
faccio presente che sto correndo davvero un grave pericolo per la mia vita e
chiedo loro di intervenire e di riflettere sul perché, nonostante abbia
prodotto tante denuncie alla Squadra Mobile di Caserta e ai carabinieri di
Pignataro Maggiore, finora contro il boss-pregiudicato Pietro Ligato, figlio
dell'ergastolano detenuto Raffaele, nulla si sia mosso. Non voglio
sostituirmi a nessuno e ho fiducia nella polizia di Stato, ma ho
l'impressione che anche la Squadra Mobile stia sottovalutando la mia
posizione. Un piccolo esempio: il boss Pietro Ligato qualche giorno fa,
davanti all'obitorio di Caserta, mi disse: "Non ti preoccupare, ti farò
vedere", ho denunciato tutto alla Squadra Mobile. Dopo due giorni mi è
arrivata una cartolina intimidatoria ( presentata alla Mobile ), nella quale
c'era scritto "Stai attento". Dopo due giorni ancora, è stato incendiato il
furgone del mobilificio di mia sorella Giovanna. Possibile che nessuno trova
un nesso tra questi episodi, anche un bambino lo troverebbe. Non fa nulla,
vado dritto per la mia strada. Allora pregiatissimi sostituti procuratori
delle Dda, vi chiedo un aiuto perché il pregiudicato che mi minaccia e i
suoi uomini, circolano liberamente per Pignataro Maggiore, pronti a colpire
me e la mia famiglia liberamente. E' giusto tutto questo? Concludo dicendo:
se qualcuno pensa che stia sopravalutando i miei problemi con la camorra o
stia simulando un pericolo di vita, allora mi si metta sotto inchiesta, ma
se tutto ciò non sarà vero ( come l'ultimo atto intimidatorio dimostra )
allora questa lettera aperta sarà uno dei miei testamenti. Grazie" (14 settembre 2007-17:57)