DONNE E MODA: A CASERTA E' SBARCATO MANGO, CATENA MONDIALE DI ABBIGLIAMENTO
Data: Lunedì, 02 luglio @ 15:54:58 CEST
Argomento: Tempo libero




Presidiare lo sviluppo del business della moda strizzando l’occhio all’arte e alla creatività. Questa, in sintesi, la filosofia di Mango (www.mango.com), gruppo spagnolo secondo a Zara in quanto a numeri, in grado di produrre circa trentamila capi all’ora e con un fatturato dichiarato di 942 milioni di euro nel 2006. Un marchio divenuto sinonimo di lusso democratico come spiega il fondatore Isak Halfon: «La nostra idea è di fare della moda quello che Ford ha fatto con il modello T dell’automobile. La rivoluzione, noi, la facciamo con l’ago ed il filo». In realtà per quanto riguarda la manualità, Mango la pensa così: «Più che alla manifattura siamo interessati all’immagine, e devo confessare che stiamo sfruttando il nostro potenziale soltanto al 15%». La produzione è concentrata per il 40% in Cina, il 20% in Marocco ed altrettanto in Spagna, il 10% in India ed il restante nei paesi dell’Est. «Il nostro business cresce grazie alla logistica e alla distribuzione, siamo in grado di riassortire le collezioni di settimana in settimana». A dar retta alle ambizioni dei fondatori sembrerebbe di trovarsi al cospetto di una piccola macchina da guerra. Recentemente Mango ha inaugurato boutique a Napoli ed una a Caserta (via Mazzini, 72) ed è in cerca di una location a Milano: «Gli affitti sono così alti, e le procedure burocratiche lunghe, nulla a che vedere con gli Stati Uniti, dove il business è rapido e trasparente». Il marchio è nato nel 1984, quando Isak Halfon e suo fratello, entrambi turchi, aprono il primo negozio a Barcellona. Nel 1999 viene inaugurato il 99esimo punto vendita in Spagna e comincia l’espansione internazionale. Attualmente la società ha quasi seimila dipendenti e negozi in tutto il mondo. L’export rappresenta il 76% delle vendite. Mango è e legato a doppio filo a un’estetica che, pur filtrando le tendenze di punta della moda, tiene conto delle esigenze delle donne vere le quali, si sa, hanno le curve, come ha recentemente sottolineato anche il Governo spagnolo che ha bandito la piaga dell’anoressia dalle passerelle iberiche. Gli affari sono impostati sulla filosofia del "fast fashion", non a caso a disegnare i modelli vengono spesso chiamate le cosiddette celebrities, così come ha fatto H&M: «Le dive creano abiti per le persone comuni che vogliono emularle, pur mantenendo un’identità personale». L’ultima della serie è la spagnola Monica Cruz, sorella di Penelope, la cui moda sbarcherà nei negozi a settembre. A precederla Milla Jovovich, la star de "Il quinto elemento", attrice carismatica, che, raccontano in azienda, «piace sia agli uomini che alle donne». Ambizioso obiettivo del gruppo spagnolo è quello di "evangelizzare" con il suo stile un po’ tutto il mondo. «Lavoriamo nel rispetto del corpo e delle proporzioni delle donne reali ma anche delle esigenze della clientela dei vari mercati dove siamo presenti — spiega Celestino Garcia, coordinatore del pool creativo di Mango — facciamo una grande ricerca sul prodotto, osserviamo con attenzione i book delle tendenze moda e ci approvvigioniamo di tessuti e stoffe anche alla fiera parigina Première Vision». Ma la vera linfa creativa di Mango è il design. Non a caso il brand è nato a Barcellona, città di Gaudì, da sempre all’avanguardia nel design internazionale. A Barcellona il marchio presenta da almeno due stagioni le sue collezioni in location di grande rilievo artistico e culturale, come la cattedrale e il Museo d’arte contemporanea (Macba). Per non parlare poi del quartier generale, l’Hangar, situato alle porte della città iberica e così denominato perché è un edificio di architettura industriale. 70.000 metri quadrati a perdita d’occhio di opere d’arte e installazioni che sgusciano da ogni angolo. Una vera e propria cittadella che ospita l’intero team creativo dell’azienda, quasi 50 persone. Certe sculture, come quelle realizzate da Plensa, direttore di scena della compagnia di danza "Fura dels Baus" servono proprio ad alimentare la vena artistica e creativa dei designer che lavorano in quest’oasi felice e che provengono da tutte le parti del mondo, come tengono a precisare in azienda. E poi ci sono le collaborazioni con i costumisti del cinema, come quella della saga di "Harry Potter", che spesso attingono ai capi delle loro boutique sparse in giro per il mondo. (da Affari e Finanza di Repubblica del 25 giugno 2007) (2 luglio 2007-15:54)





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